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Caro diario,
Oggi sono stato da Tom.
Ho molte, troppe cose da scriverti.
Dopo la scuola siamo andati insieme in autobus, mi ha lasciato il posto vicino al finestrino senza fare storie ed è stato gentile.
Ci siamo messi ad ascoltare i Guns 'n' roses.
Mi ha sorpreso, non pensavo gli piacesse quel genere.
E mentre Axl ci urlava "you're in the jungle baby.You're gonna die", abbiamo iniziato a parlare, si è rivelato un tipo interessante.
I suoi riccioli continuavano a scendergli davanti agli occhi, all'inizio l'ho trovato fastidioso, poi quasi tenero.
Siamo scesi dall'autobus.
La sua casa era una graziosa villetta poco lontana da un parco.
Non c'era nessuno.
"I miei sono fuori per lavoro"
E l'unica cosa che mi è venuta in mente da dire è stata "organizzerai tante feste con alcool e robe così scommetto"
Banale.
Ma lui mi ha semplicemente risposto di no e mi ha sollevato il fatto che non fosse un tipo del genere.
La sua stanza non era una stanza, era un negozio di vinili.
Poster ovunque di band, chitarre qua e là, dischi e cd.
Mi stava già piacendo.
"Non pensavo suonassi."
"Suono da sempre."
"Ti ho ispirato molta simpatia, vero?"
Si è limitato a sorridere.
Ci siamo seduti alla scrivania, la professoressa ci aveva assegnato di reinterpretare un dipinto, prima copiarlo ma poi cambiarlo e metterci del nostro, ciò che ci trasmette.
L'ho trovato un compito molto stimolante.
Io ho scelto "oleandri" di Van Gogh, lui non sapeva che fare e mi ha chiaramente detto che non conosceva pittori, così ha optato per la classica Gioconda.
Nulla da dire, ma come poteva pretendere di far bene un compito quando non lo ispirava nemmeno.
Ma non è questo che voglio raccontarti.
Ho fatto prima il mio, semplici schizzi.
Lui stava a guardarmi, mi fissava le mani, non staccava mai gli occhi.
Potevo vagamente capire come si sentisse Frank.
"Gerard."
Mi sono fermato e l'ho semplicemente guardato.
Mi ha guardato negli occhi per secondi che sembravano interminabili.
Credevo volesse dirmi qualcosa.
Ma ha poggiato una mano sulla mia guancia e mi ha baciato.
È stato un bacio veloce, che non ho sentito affatto.
Era come se fossi uscito dal mio corpo.
Non volevo che quelle labbra mi toccassero, non quelle.
Mi ha colto di sorpresa, non pensavo che Tom fosse gay, e non pensavo di piacergli.
Si è scusato.
Me ne sono andato con una che era palesemente una scusa.
Ci ho pensato per tutto il tragitto verso casa.
Perché io? Perché dopo quattro anni? Come ha potuto nasconderlo per tanto? e soprattutto, perché adesso?
Mi frullano ancora troppe cose per la testa.
E sto pensando soprattutto a Frank.
Voglio le sue labbra, le sue mani, voglio sentire il suo "Gerard.".
Se c'è lui altre braccia non servono.
La mia rabbia è passata e penso si sia già visto.
E ho ancora paura per lui, per le sue condizioni.
Adesso penso che l'amore faccia più schifo a Tom che a me.

Gerard's diaryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora