Caro Larry,
Nonostante stia continuando ad andare da Gerard, lui non vuole uscire da lì.
È come se una parte di lui fosse legata, intrappolata a quel letto.
Non si alza spesso, passiamo la maggior parte del tempo seduti su quel materasso.
Vedo la sua vita e la sua voglia di vivere spegnersi, nonostante io sia accanto a lui.
Ha lo sguardo basso e la sua voce non è mai stata così strana, malinconicamente rotta.
So che mi attende dalla sua finestra, che guarda dal fondo della stanza, la tiene poco aperta.
La guarda mentre è immerso nel oscurità.
Tutto il tempo, giorno e notte, fino a quando non arrivo di nuovo.
Dorme solo quando ci sono io, e quindi devo cercare di esserci più spesso possibile, perché senza di me potrebbe aggravarsi il tutto.
Fa quasi paura.
Ma faccio come niente, entro nella sua camera, lui mi guarda e io gli sorrido e gli chiedo come sta.
Manco lo stessi andando a trovare in un ospedale psichiatrico.
Non mi risponde, prende le mie dita, e se le passa sul viso.
Chiude gli occhi mentre lo fa, e sento qualche lamento.
È il suo dolore interno a parlare.
Ha come il bisogno di essere toccato.
In qualsiasi modo è costantemente.
Ha bisogno di sapere che sono lì e che sono vero.
Non faccio altro che ripercorrere i suoi contorni, li ho imparati a memoria.
So per certo che sotto l'occhio ha un leggero rigonfiamento e che il suo viso è imperfettamente ovale.
Conosco le profondità sotto i suoi occhi, che sembrano delle piccole vasche, che magari contengono lacrime, ma che sono solo occhiaie.
Conosco le vene sul suo collo, che pulsano veloci a tratti, come avessero scatti.
Ho paura per lui.
Non mi ha ancora baciato, non l'ho ancora baciato, forse mi sta aspettando.
Forse ci stiamo aspettando entrambi.
L'ho fatto addormentare e accarezzato fino a fargli raggiungere un sonno abbastanza profondo, per non accorgersi della mia assenza.
Tutte le volte che esco di lì ci sono i suoi genitori, che mi guardano come per chiedermi se sono riuscito a farlo riprendere, manco avessi fatto un miracolo.
Ma io li guardo, e gli dico che torno il giorno dopo, e loro capiscono, mi ringraziano e mi accompagnano alla porta.
Sai cosa è successo tornando da casa di Gerard?
Ormai la scuola la frequento poco, sto cercando di passare tutto il mio tempo con lui, e penso che qualche giocatore di football della scuola, che ovviamente non ha un cazzo da fare e ha bisogno di attirare attenzione, mi abbia seguito.
Da casa a casa di Gerard, e penso mi abbia aspettato tutto il tempo perché quando ero a pochi metri dal vecchio parco lui è spuntato e mi ha trascinato in un vicolo.
Ho cercato di evitarlo.
"Hey hey dove vai Frankie."
Stavo per andare avanti ma lui mi ha dato una spinta sul petto capace di farmi indietreggiare di botto.
L'ho guardato.
"Non ti vedo più in giro, cos'è? Fai la baia di Way? Dicono sia impazzito, lo tengono segregato in camera.Tu gli dai le medicine?"
Ha fatto con una vocina.
Ho stretto le mani a pugno lungo i fianchi, cosa stava dicendo quel fottuto bastardo?
"Non ti scaldare Frankie.Oltre che baia sei diventato anche frocio? hai lasciato una bella ragazza, molto bella, per uno psicopatico di merda! Ci vuole coraggio Frankie!"
"NON PARLARE DI GERARD IN QUEL CAZZO DI MODO."
"Altrimenti? Chiami le tue amichette?"
Gli ho sferrato un pugno sulla mascella così forte e rabbioso da fargli saltare un dente.
Ho visto la sua mano poggiarsi sulla guancia che sanguinava, e ho visto il desiderio di uccidermi nei suoi occhi.
Sentivo tutte le mie ossa schiacciate e piano rompersi in mille pezzi, mi sentivo intontito, il dolore non mi faceva capire più niente, non sapevo dov'ero e cosa stesse realmente succedendo.
Credevo mi avrebbe picchiato fino ad uccidermi ma si è limitato a farmi perdere conoscenza.
L'ultima cosa che ricordo è la sua immagine sbiadita buttarmi a terra, e poi ho sentito un forte dolore alla costola, probabilmente un calcio.
Ma non era contento, tanto che appena riaperti gli occhi era lì.
A fissarmi, con un sorriso sadico sul viso.
"Visto che sei un succhiacazzi, adesso diventerai il mio personale succhiacazzi."
Ero ancora troppo intontito e l'unica cosa che sono riuscito a dire è stato un 'lasciami in pace' con una voce sottile che probabilmente non ha nemmeno sentito.
Mi ha sussurrato all'orecchio, chinandosi mentre io ero sul cemento
"Domani, a pranzo, in bagno.Tu ci sarai, o altrimenti pesteremo te e il tuo amichetto appena torna, e tu non vuoi che lo psicopatico impazzisca ancora di più vero?"
Non ho risposto, ma avevo capito perfettamente.
E intanto sentivo scendermi il sangue dalla tempia e dalle labbra, e la mia vista era ancora sfocata.
In poche parole, faranno del male a Gerard quando tornerà se io non farò quello che dicono, e adesso sento il peso della sua tranquillità sulle mie spalle.
Gli renderanno la sua fragile vita un inferno se non li fermo io.
"A domani puttanella."
Si è alzato e se ne è andato.
Sono tornata a casa arrancando, barcollando e attaccandomi ai muri, strisciando e tossendo sangue, i miei dormivano e avrei cercato di non farmi vedere.
La costola non mi da pace, mi sento morire ogni volta.
Coprirò il resto con del fondotinta e dei cerotti.
Una caduta in bici là, una botta vicino al mobile qua, e se la berranno tutti, spero.
Non so cosa succederà domani, non vorrei nemmeno presentarmi nelle mie condizioni.
Non so se riuscirò a camminare nemmeno, ma devo farlo, certe cose non se le scordano.
E i conti in sospeso li saldano sempre.
Al solo pensiero che possano toccare Gerard con un dito mi viene la rabbia e lo schifo.
Non permetterò tutto questo.
E non gli dirò nulla di questa storia, spero si annoino in fretta e mi lascino vivere la mia bellissima vita da sfigato.
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Gerard's diary
Romance"Amavo quel ragazzo come si amano i tramonti, in silenzio e da lontano"