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Caro diario,
Sono chiuso da due giorni qui.
La finestra è chiusa, le ore passano uguali, e i giorni anche, non noto nemmeno più i cambiamenti di luce, che mi piacevano tanto, riesco a vedere poco i profili dei pochi mobili nella mia stanza,è come se fossi avvolto dall'oscurità costantemente.
C'è uno strano odore, la tristezza può avere odore?
La morte invece?può averlo?
I miei sono preoccupati, bussano spesso, mi chiedono se va tutto bene, hanno paura possa tentare di fare qualcosa, io gli rispondo con qualche lamento, giusto per fargli capire che sono ancora qui, vivo, anche se vivo non sono. Hanno chiamato lo psichiatra.
Vogliono farlo venire a casa, ma non so se riuscirà.
Li sento parlare a telefono, qui regna il silenzio.
Riesco ad udire ogni cosa della casa, quasi mi parla.
Sento mia madre prendere i piatti, e cenare con mio padre, in silenzio, avvolti dalle preoccupazioni.
Sento il tonfo dei loro passi, a volte dirigersi direttamente in camera da letto, a volte riesco ad udirli davanti alla mia porta, ma non dicono nulla, perché sanno che non possono fare niente.
E esitanti vanno a dormire.

Sono da due giorni su questo letto, non dormo.
Di Frank nessuna traccia, nemmeno un messaggio.
Avrà pensato che sono malato.
Da quando mi ha offerto quella sigaretta, ogni tanto fumo, aiuta a non farmi innervosire ancora, attenua il dolore, il pianto.
Ho il pacchetto accanto, ma ne sono rimaste solo due.

Dove sei Frank, mi manchi.
Baciami, ti prego, non ce la faccio più.

Lo immagino già, parlare con Alex, scusarsi per i giorni in cui le è stata lontano.

Torna qui, facciamo ancora l'amore, ne ho bisogno.

Li immagino già baciarsi, con le labbra schiuse e rosee, ma quelle labbra sono mie.
Le labbra di Frank, sono solo mie.
Tom, continua ad inviarmi messaggi.
"Come stai oggi?"
"Quando tornerai?"
"Mi manchi, ti prego rispondi."
"Ho visto la scuola, è meravigliosa, partiremo, vero?"
Non ho il coraggio di rispondergli.
Non ho il coraggio di fare nulla.
Anche con Frank, lo voglio qui con me, ma non farò niente per averlo.
Perché mi sono accorto da tempo che anche se mi ama, non si staccherà mai dalla sua vita, da Alex, dalle sue abitudini.
Magari tornerà ogni tanto, mi bacerà come se non fosse nulla.
Avrà il vizio di tornare a piacimento, perché io avrò il vizio di aspettarlo, sempre.

Ma non mi importa, io ti aspetto qui, fammi male, uccidimi, ma sussurra ancora il mio nome.

Le tue pagine, sembrano più fragili, ingiallite, ne ho strappate alcune, e adesso sono a terra, vicino il lenzuolo quasi caduto, che non uso.
Mi rannicchio e penso, e penso che se non pensassimo sarebbe meglio.
E sarebbe la cosa più giusta avere un interruttore, per spegnere e accendere il pensiero, per spegnere e accendere le emozioni.
E forse io ce l'ho, ed era sempre stato messo a "spento."
Poi è arrivato Frank, è inevitabilmente lo ha cambiato.
Ma non ha tenuto conto delle conseguenze, che quando uno è stato spento per troppo diventa tutto difficile e confuso.
Doveva rimanermi accanto, perché io, acceso, non ci so stare.

Chiamami di notte, ti prego, svegliami.

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Da clem: Okay spero che questo capitolo vi piaccia.
Mi è uscito di getto, spero non ci siano errori.
Commentate e fatemi sapere se vi piacerebbe sapere il continuo.
Anche se stellinate non mi offendo.
Rido.
Dono pace,amore, caffè e biscotti.
All the love xx

Gerard's diaryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora