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Caro diario,
Ieri Tom è venuto a salutarmi.
Mi ha raccontato cosa farà, cosa ha messo in valigia, mi ha detto che mi chiamerà spesso.
Ho cercato di fare la parte del malato, credo se la sia bevuta.
Era preoccupato per me, mi accarezzava la fronte.
Infondo mi mancherà.
È partito stamattina.
Oggi ero sul letto, a fissare il soffitto, a pensare.
Ed è strano questo.
Che fissiamo i soffitti mentre i pensieri ci distruggono.
E ci ho pensato così tanto e così forte che la mia testa pesava, e mi faceva male, così ho deciso di uscire.
Di camminare.
Di andare al parco, che non ci andavo da tempo, né con Tom né con nessuno.
Ho preso una felpa e sono uscito, mi sono seduto su una panchina.
Mi sono guardato un po' intorno, ho notato dei fiori viola molto belli, che però erano pieni di spine e che non sono riuscito a prendere.
Poi, senza alcun motivo, sono scoppiato a piangere.
Forse era il troppo dolore che doveva manifestarsi.
Lo avevo chiuso da qualche parte?
Ho iniziato a piangere, a singhiozzare, e più cercavo di smettere più non ci riuscivo.

Poi guardando infondo alla strada, ho visto una figura.
Un esile ragazzo, con una felpa troppo grande, che gli arrivava quasi alle ginocchia.
Era Frank.
Ho sentito il cuore tuonare, batteva così forte.
Ho abbassato lo sguardo sui fiori.
Lui si avvicinava sempre di più a me, sentivo i suoi passi.
La gomma delle scarpe schioccare sul cemento.
L'ho guardato inevitabilmente, ancora con gli occhi acquosi, ancora singhiozzando.
E lui ha incrociato il mio sguardo, si è fermato poco prima della panchina dov'ero.
Ho cercato di asciugarmi con le maniche e ho detto "hey Frank." con una voce spezzata tanto da farlo avvicinare.
Mi si è seduto accanto, quella felpa era così grande che gli copriva quasi tutte le dita.
"Fa fresco." Mi ha detto e poi si è guardato intorno.
Ha preso un pacchetto dalla tasca, erano sigarette.
Ne ha accesa una e ha iniziato a fumare.
"Non sapevo fumassi."
Gli ho detto un po' sorpreso e asciugandomi le ultime lacrime.
"Non sai tante cose."
L'ho solo guardato.
Non sono mai riuscito a parlare con Frank in un modo così 'pacifico'.
Non sono mai riuscito ad avere una conversazione tranquilla senza gridare, picchiarci, o cose così.
Me ne sono stato in silenzio, a fissare un punto non definito davanti a me.
"Vuoi provare?"
"No, non fumo."
Me l'ha data comunque la sigaretta, me l'ha accesa.
"Non ingoiare il fumo."
Ho cercato di dimostrarmi più disinvolto possibile anche se con scarsi risultati.
Io tossivo e lui accennava a sorrisi ogni tanto.
Ed era così bello.
Le sue dita erano vagamente ossute e affusolate, ed erano così delicate nel mantenere quella sigaretta.
Se la portava alla bocca con velocità, vedevo la sua gabbia toracica contrarsi, le sue labbra aprirsi, e nuvole di fumo uscire.
Era uno spettacolo magnifico.
"Non ti ho più visto a scuola."
"Ho avuto dei problemi."
"Raccontameli questi problemi."

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Da clem: sono così cattiva che vi lascio così *risata malefica*
Pubblicherò l'altra parte in questi giorni, non uccidetemi.
*dona pace, amore, biscotti e caffè*

Gerard's diaryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora