Caro diario,
È molto difficile per me controllare le emozioni, per anni le ho tenute in un angolo remoto del mio essere, completamente sigillate.
Adesso che è arrivato lui, ha completamente distrutto ogni barriera, le ha fatte uscire fuori e mi hanno travolto.
Sembravano essersi calmate, ma sono come la marea, possono arrivare impetuose e battere contro gli scogli.
Così è stato.
Sulla strada del ritorno da casa ho visto Frank.
Tom quel giorno non era venuto, mi aveva accennato ad una visita a sua nonna che si trovava dall'altro capo della città.
Mi sono avvicinato a passi svelti, diminuendo i metri che ci separavano.
Volevo parlargli amichevolmente, sì, volevo davvero solo questo.
Poi ho pensato a quella ragazza.
Il modo in cui la guardava, il modo in cui le stringeva le mani, come le sorrideva.
Più ci ripensavo è più mi faceva schifo.
Ho ripensato a quel giorno in bagno, a come si sia stretto a me, a quel tono dolce e rotto dal pianto quando mi ha detto di non dirlo a nessuno.
Quella ragazza non aveva visto il Frank fragile, non conosceva l'odio che poteva provare.
E non lo meritava, non lo meritava affatto.
E volevo proprio dirglielo.
Volevo dirgli che era stato uno stronzo a scappare via, a non farsi aiutare, a cercare di voltare pagina, anche se una pagina noi non eravamo, eravamo due righe, due attimi.
Due attimi in un intero capitolo, che era la vita di Frank, che probabilmente lui considerava inutili.
Due attimi in un capitolo che lui aveva cercato di risistemare, nascondere i pezzi che meno gradiva, cancellare, coprire di nero.
Ma adesso, un inutile attimo voleva farsi sentire, voleva riscrivere tutto.
Gli ho toccato la spalla.
"Frank."
Si è voltato, è rimasto sorpreso che fossi io.
"Sei un codardo."
Questo ho pensato.
Questo ho detto.
Diretto e conciso Gerard, diretto e conciso.
"Perché?"
Ha avuto il coraggio di chiedermi.
"Io quel giorno al bagno non me lo sono scordato, ti nascondi, la tua vita è fatta di maschere."
"Ti ho detto di dimenticarmi, vai via."
Mi ha leggermente spinto, ma con un disprezzo tale da avermi ferito.
"Non vado via Frank, non vado via, non sono come te, non scappo da ciò che mi circonda."
Mi sono accorto dopo dell'acqua che mi cadeva dagli occhi.
Ah si, lacrime, come dice lo psichiatra.
"Cosa ne sai tu di me, di cosa ho passato.Non sono un vigliacco del cazzo, non voglio essere aiutato, tutto qui, ti ostini a starmi vicino, non ti voglio Gerard.Non ti ho mai voluto, non lo voglio uno psicopatico di merda accanto, uno che mi fissa come se volesse uccidermi!"
E ha continuato ancora.
"Hai una mente malata, come può un malato aiutarne un altro, come può qualcuno che non sta bene far stare bene un'altro."
"Mi trascinerai nel baratro, nel buio, giù, lì con te, e io non voglio."
Stavamo gridando per strada ormai, e le lacrime continuavano a rigarmi il viso, piccoli fiumi salati scendevano veloci.
"Frank..ma io.."
Se ne stava andando ancora, come quel giorno nel bagno, silenzioso come fosse nulla.
L'ho preso per un braccio.
Mi ha dato un pugno.
Sono rimasto sconvolto, ma istintivamente volevo proteggermi.
Abbiamo iniziato a picchiarci.
La strada era deserta.
Ho battuto la testa due volte, riuscivo a sentirmi il sangue caldo scendere sulle tempie.
Mi ha spinto contro un muro e ha detto di odiarmi.
Di odiarmi come si odia il proprio peggior nemico.
Di odiarmi come se fossi stata la sua rovina.
Di odiarmi come se gli avessi portato via tutto quello che aveva.
E io gli ho detto di amarlo.
Di amarlo come se fosse stata la cosa più bella successa fino ad allora.
Di amarlo come si ama l'unica cosa che può salvarti da tutto lo schifo intorno.
Di amarlo come se in un attimo mi avesse regalato tutto quello che nella mia vita non avevo avuto mai.
E dopo qualche secondo eravamo lì a baciarci, con le mani insanguinate, i vestiti scarlatti.
Lo sguardo sofferente, i visi stanchi, eravamo lì a baciarci come fosse nulla.
Come se si fosse annullato tutto.
Il sangue continuava a scendere e noi continuavamo a sfiorarci.
Ci siamo guardati, lui continuava ancora a stringermi il lembo della maglia con quella forza che adesso si era fatta dolce.
Riuscivo a sentire le terminazioni nervose del suo corpo, il suo respiro pesante, tutto si stava calmando.
E anche la marea che continuava a battere, si stava tranquillizzando, lasciando udire il rumore calmo delle onde.
Ed è stato tutto così surreale, probabilmente l'ho sognato.
Sto sognando di scriverti, sognando di essere adesso su questo letto, con una borsa da ghiaccio sulla tempia è una madre preoccupata.
Non svegliamoci diario, non ancora.
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Gerard's diary
Romance"Amavo quel ragazzo come si amano i tramonti, in silenzio e da lontano"