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Caro diario,
Oggi, ho sentito il campanello della porta.
I miei erano a lavoro, e io non sarei mai uscito dalla mia camera.
Ma continuava a bussare, ha bussato tre volte, con forza.
Poi ha picchiato alla porta, sembrava volesse sfasciarla da un momento all'altro.
Ho sentito gridare il mio nome, e ho sentito che quella voce era la voce di Frank.
Un onda mi stava travolgendo, il cuore iniziava a pompare forte, mi stava riempiendo il corpo, sentivo le dita formicolare.
Sono sceso dal letto con fretta, ho preso la chiave dalla scrivania e ho aperto la porta.
Sono corso giù per le scale.
Ho spinto la maniglia.
E lui era lì.
"Che cazzo di fine hai fatto!"
Mi ha detto, ma non sembrava nemmeno arrabbiato, era.. Preoccupato.
Esageratamente.
"Sono stato qui."
Gli ho detto semplicemente e fievolmente.
Perché non ero felice di vederlo nonostante lo avessi desiderato?
È entrato in casa senza chiedere.
"Sono passati giorni, ho aspettato, e aspettato, ho scrutato ogni persona in quel cazzo di corridoio.Perché sei qui e non dove dovresti essere?"
L'ho guardato, gesticolava, con la sua felpona, e non ce la facevo a rispondergli, proprio non ci riuscivo.
"Gerard, cosa è successo, cos'hai?"
Ho sorriso, si ho sorriso, forse sono davvero pazzo.
"Cos'ho, frank? Cos'ho?"
Ho riso, istericamente.
Sono pazzo, si, sono pazzo.
"La donna che mi ha cresciuto è morta, e io non sono riuscita nemmeno a salutarla un ultima volta, e sai perché? Perché gli ospedali mi mettono angoscia! Si, una stupida emozione non mi ha fatto entrare la dentro!"
E ho continuato a ridere, come un cattivo che ha appena vinto in un film di supereroi.
"E cosa ho fatto invece di starle vicino? Sono rimasto qui, sono rimasto qui con te! E non facevi altro che toccarmi, e accarezzarmi, e dirmi che mi amavi, ma poi chiamava lei, si CHIAMAVA PROPRIO LEI."
Ho gridato, ho gridato e ho riso, ma mentre ridevo ho pianto.
Cosa cazzo mi è successo.
Sono caduto con le ginocchia sul pavimento, come una marionetta senza il suo burattinaio.
"CHIAMAVA LEI E IO SEMBRAVO SCOMPARIRE."
Gli ho detto fra i singhiozzi e il riso.
Mi ha guardato, e vedevo il rimorso, il senso di colpa, e ci stavo godendo a farlo sentire così, doveva provare il mio dolore.
"TI AMO."
"E lo dicevi a me, e poi a lei, e poi di nuovo a me."
"Mi hai preso in giro, mi hai preso in giro amore mio!"
Gli ho detto ridendo.
"Avanti, torna da lei"
"Gerard, non lo stai dicendo davvero, sei solo nervoso, nervoso."
"NERVOSO? OH NO, NON SONO NERVOSO, SONO..COME DIRE..FURIOSO."
Ed ero ancora inginocchiato a terra, e adesso se ci penso, non so quello che stavo dicendo e facendo davvero, sono.. Esploso.
Mi ha guardato, ho visto la tragicità nei suoi occhi.
L'ho visto cadere, come sono caduto io.
L'ho visto morire, come sono morto io.
L'ho visto spegnersi, come mi ero spento io.
"Ti volevo dire che l'ho lasciata, per te.
Perché il mio amore era troppo grande, e immaginavo il tuo corpo sotto le mie dita.
Era diventata un'ossessione.
Forse lo è ancora."
L'ho guardato, con la vista appannata.
Mi stava dicendo quello che io avevo desiderato così ardentemente.
Ma aveva il tono freddo di chi si era appena pentito.
Lo avevo fatto pentire di amarmi.
Un'altra cosa aggiunta alla lista dei miei errori.
"Frank, cosa stai dicendo.. Frank"
Si è alzato, mi ha guardato quasi con pietà.
"Scusami, scusa per non essere arrivato prima, per non essere riuscito a renderti felice subito."
Mi ha detto, con freddezza, ed è andato via.
Ha chiuso dolcemente la porta.
E sono rimasto lì, ancora caduto, mentre le lacrime arrivavano al mento, mi scendevano sul collo, e quel pavimento sembrava sempre più grande e più freddo.
Ho fissato quella porta per un tempo indeterminabile.
E mi sono rannicchiato li, vicino.
In posizione fetale, e addormentato per la stanchezza del pianto, perché anche ad essere distrutti ci vuole la forza.
Mi sono ritrovato nella mia camera, probabilmente portato dai miei genitori, che mi hanno chiesto cosa fosse accaduto.
Ma io non gli ho risposto, e non ho più intenzione di parlare.
Mi sono accorto che dove passo io, non rimane niente.

_____________
Da clem: okay, non so come mi sia venuto di far impazzire Gerard ma sta di fatto che l'ho scritto.
Ho totalmente cambiato i miei piani perché la storia sarebbe dovuta andare in modo diverso, ma io non controllo il mio cervello e le mie mani purtroppo.
Ditemi cosa ne pensate.
Dono pace, amore, caffè e biscotti.
All the love. C.

Gerard's diaryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora