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In crisi con i propri sentimenti Lilith prese una decisione drastica. Non le sarebbe più piaciuta Crystal. Era fatta. Doveva solo deciderlo, ma deciderlo seriamente. Era più che capace di controllare i propri sentimenti.
Era facilissimo doveva solo usare il potere della razionalizzazione.
Quindi sull'autobus per l'università iniziò a sottolineare a sé stessa tutti i difetti di Cry e tutte le motivazioni per cui non avrebbero avuto senso insieme, e per cui tutto sarebbe andato a puttane in un attimo. Così era certa che l'avrebbe vista e non avrebbe provato nulla, l'avrebbe vista solo per ciò che era, una ragazza normale come chiunque altro, e così sarebbe riuscita ad impostare la propria mente nel vederla solo e unicamente come un'amica e non come una possibilità. Doveva solo impegnarsi a smettere di fantasticarci sopra.

Quando le si sedette affianco la salutò di sfuggita, e tirò fuori le proprie cose per prendere appunti, ma si sentì in colpa subito dopo; non voleva ignorarla, voleva solo concentrarsi di più su se stessa e sulle lezioni.
«Come va amo?» le chiese guardandola. Crystal si girò con due occhiaie nere a marcarle il volto. Scosse la testa e la appoggiò sul banco.
«Voglio morireeeh» squittì lagnandosi e strappandole un sorriso.
«A chi lo dici...» ghignò ridacchiando. Crystal sorrise di riflesso e sentendosi vista decise di coinvolgerla.
«Oggi mi sono dovuta svegliare prima perché mio fratello ha rotto le palle, e poi mio padre urlava "dov'è il coso, dove l'avete messo" e in tutto questo io potevo dormire di più ma no. Poi c'è dovevamo andare al treno e io aveva ansia perché lo sapevo che mi portano sempre in ritardo e non voglio perderlo, e quindi alla fine ho dovuto... correre!» esclamò con la propria vocina lamentosa ma con un enfasi che Lilith trovò esilarante. Sembrava un cricetino dopato.
«Però ho visto le paperelleeeeeee... Sono così carine le paperelle, stanno sedute lì sul fiume vicino casa, in gruppo come delle sciure, a fare il verso delle paperelle. Loro sono felice di averle viste» Lily continuava a guardarla e ridere. Adorava quando iniziava a parlare tanto, lo faceva sempre d'improvviso e a volte la sua vocina piatta e priva di vita, riusciva ad agitarsi con tanto coinvolgimento da rendere la scena davvero sorprendente.

Le toccò la punta del naso.
«Come fanno delle paperelle a sembrare delle sciure?» non che le importasse, le diede corda solo per continuare a sentirla parlare. Spesso le faceva domande sciocche solo per vederla animata per qualche secondo in più.
«Ma sai perché stanno in gruppo e fanno quak quak... forse proteggevano le uova che stanno covando...» rispose tutta seria.
«Com'è che fanno?» le chiese di ripetere per prenderla in giro.
«Quak quak» rispose Cry come una bambina felice.
«Sei proprio buffa e carina» commentò ridacchiando e sentendosi improvvisamente meglio. Cry arrossì senza dire nulla. La scannerizzò.
«Amo, figo l'outfit di oggi. Perché non me l'hai detto che ti vestivi bene? Stronza. Io mi sono vestita a caso»
«Sfigata» Crystal le fece la linguaccia, girando il dito nella piega. Erano solite sfidarsi a chi si vestiva meglio -o più gay- per rendere quelle noiose giornate universitarie più coinvolgenti ed evitare entrambe di scivolare lentamente nella depressione e nella non frequentazione delle lezioni (o nel pessimo stile).
Crystal indossava dei jeans con le ginocchia strappate. Lily d'istinto fece scivolare una mano sul suo ginocchio scivolando dentro alla strappatura. Crystal non reagí, anzi alzò il bordo della maglietta per guardare i propri pantaloni.
«Sono nuovi, cioè gli ho presi al mercato. Mi piacciono perché sono stretti sopra e larghi sotto» Lily le guardò il bacino stretto nei jeans per qualche secondo senza ascoltare le sue parole, intenta a scannerizzarla. Scostò subito la mano dal suo ginocchio e voltò il volto dall'altra parte. Fece un respiro profondo. Perché la trovava così attraente? Da quando i fianchi erano una parte del corpo tanto eccitante da guardare? Non voleva eccitarsi per così poco. Avrebbe voluto afferrarle i fianchi, stringerle le cosce, e mettersi in mezzo alle sue gambe e magari anche slacciarglieli e farle un sacco di cose che non avrebbe dovuto pensare in quel momento perché lei doveva smetterla di pensare a Crystal in quel modo! Si maledì scocciata.
«Ti stanno bene. Sexy» commentò impulsivamente come ogni cosa che le usciva di bocca. Crystal la ignorò come sempre quando le faceva qualche complimento, ma percepì una scintilla di panico nel modo in cu socchiuse gli occhi come era solita fare ogni volta che la provocava o metteva in imbarazzo. Ormai conosceva ogni sua espressione facciale fin troppo bene e in qualche modo aveva imparato a leggerla.
«Tu sei sexy» la provocò ancora non riuscendo a trattenersi.
«Sí, va beh... piuttosto quando arriva il prof?» chiuse il discorso bruscamente.
Quando non reagiva metteva quasi in crisi il suo narcisismo. Certe volte pensava di non piacerle per nulla, le volte in cui era scontrosa e la faceva sentire rifiutata, ma poi ricordava che quello era anche il suo modo di fare e che probabilmente erano semplicemente entrambe spaventate dall'intimità. Crystal era così sfaccettata da intrigarla; così piccola e tenera ma tagliente. Forse erano più simili di quanto pensassero.

Le sfiorò il volto con l'indice e Crystal si spinse a far toccare la punta del proprio nasino col suo dito, sembrò bastare quel gesto per rasserenare entrambe. Si sorrisero e Lily si sentì davvero bene in quel momento. La osservò ed era ancora bellissima, era ancora attraente e la rendeva ancora allegra solo con la propria presenza.
Realizzò che forse no, non poteva davvero controllare le proprie emozioni e quel pensiero prima la spaventò, ma poi la rassicurò molto. Perché allora non dipendeva da lei, non doveva fare nulla, poteva semplicemente non farsene un problema. Che senso aveva farsene un problema se non poteva evitarlo, o controllarlo? Non doveva fare nulla, era troppo pigra per fare qualcosa poi. Continuare a viversi quella relazione normalmente senza pensarci troppo o crearsi aspettative sembrava la cosa migliore da fare, ma soprattutto l'unica che in realtà potesse fare.

«Senti ma dato che venerdì finiamo tardi, vuoi venire da me a dormire?» Lilith voleva chiederglielo da moltissimo, e sapeva fosse una pessima idea invitare la ragazza di cui era tanto attratta a dormire a casa sua, nel suo letto, specialmente se si era promessa di togliersela dalla testa e non illudersi o illuderla ulteriormente, ma che poteva fare? Ci sperava più di quanto volesse ammettere.

She Tastes So GoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora