3

792 51 9
                                    


Seguire il resto della lezione diventò ancora più impegnativo con quella ragazza così vicino a lei, al contrario invece Lilith sembrava essere totalmente a suo agio. Continuava a fare domande alla professoressa e soprattutto ad allargarsi sul proprio posto. Ad allargare le gambe avvicinandole alle sue, a stiracchiarsi in avanti come una gatta, ad appoggiare il gomito sul suo lato del banco. Era tanto fastidiosa, quanto magnetica.

Di nuovo la sua coscia sfiorò la sua facendola trasalire e ritrarre. Ormai le aveva lasciato l'angolo del proprio banco, facendosi piccola a lato. Non avrebbe mai avuto il coraggio di chiederle di spostarlo, e forse ad una parte di lei, l'idea che il gomito della ragazza misteriosa e davvero davvero davvero figa fosse tra tutti proprio sul SUO banco, le dava un certo brivido. Non paragonabile di certo al brivido che scuoteva il suo corpo ogni volta che la gamba di Lilith si avvicinava alla sua. Allora sentiva elettricità e scossa.

Smettila. Smettila. Devi seguire. Segui. Non puoi distrarti solo per una bella ragazza. Cosa sei? Un uomo? No, una lesbica! Quindi, insomma, smettila di pensarla così. È etero tanto. Guardala. È etero... okay magari non del tutto. Ma poi anche se non la fosse CIOÈ pensi davvero ci possa provare con TE.  Puahahaha questo sì, che è divertente.

Lilith stava innocentemente testando i limiti di quell'anima docile. Si aspettava le dicesse qualcosa quando aveva appoggiato metà del braccio sul suo banco, ma a quanto pare la sua compagna non lo ritenne necessario. O molto più probabilmente, non riusciva ad esprimerlo prendendosi quella confidenza. L'idea la divertí. Ogni tanto allargava le gambe, cercava il suo contatto curiosa della sua reazione. E puntualmente le lasciava tutto lo spazio possibile. Alla decima volta non riuscì a trattenere un sorriso malizioso che decise di non nascondere. Crystal non la guardò, ma la vide in periferia e Lilith ne ebbe la certezza perché la notò arrossire.

Oddio, è così carina. Povera. Questo è bullissmo ahahah divertente.
Tesorino, capisco che ti piace la figa anche se non ti tingi di rosso, con quella cravatta e i mocassini... Anche se non avessi un gayradar mi suonerebbe l'allarme del telefono per quanto sei gay.

Crystal era il tipo di lesbica che si poteva osservare sul treno a leggere un bel libro, un cult, un qualcosa di sofisticato. Il tipo di lesbica che di certo amava andare alle mostre artistiche, e il tipo di studentessa di psicologia da caschetto e frangetta che doveva essere categoricamente dritta, onde darle l'illusione di avere il controllo almeno sulla propria capigliatura. Il tipo di lesbica che amava Freeda Kahlo e il femminismo, e per questo aveva deciso di fottersene del giudizio degli uomini lasciando crescere l'inizio di un monociglio o qualsiasi altra peluria, senza sentire l'urgenza di estirparlo, consapevole che le donne amano nella totalità, senza farsi minacciare da un pelo. Ciononostante, o forse proprio per ciò, la cura del suo corpo era innegabile. I suoi vestiti erano stati scelti accuratamente, in una bancherella d'usato di certo o su Vinted, ed erano stati abbinati alla perfezione e curati nei dettagli degli anelli, collane e bracciali. Pantaloni lunghi eleganti, la camicia lunga fino sotto ai fianchi, rigida, color panna e una cravatta rossiccia predominante, da padre di famiglia. Il tutto a decorare un corpo esile, avrebbe detto scheletrico, dalle movenze leggiadre ed eleganti. Nonostante indossasse per lo più abiti considerati maschili, in realtà emanava un'energia molto delicata e femminile.

Sembrava davvero uscita da un qualche film o fumetto, anche solo per le occhiaie spesse che le davano una perenne aria stanca e disinteressata.
Lilith si stava perdendo a studiarla meglio e venne beccata nella sua impresa dagli occhi scuri della sua interessata, ma non distolse lo sguardo a disagio, rimase in silenzio aspettando che fosse Cry a distoglierlo. Per il gusto di imbarazzarla ancora un po'.
Era interessante, questo doveva concederglielo. E aveva l'impressione che più l'avrebbe conosciuta più l'avrebbe trovata interessante. Doveva solo decidere se la voleva. Una volta fatta quella scelta se la sarebbe presa, non era niente di difficile.
Oppure si sarebbe trattato di una delusione e avrebbe scoperto fosse molto più noiosa di come aveva fantasticato, allora avrebbe cambiato vittima. Perché se doveva passare molto tempo con qualcuno almeno doveva essere qualcuno di interessante.

La lezione finì, ma Lilith non tolse il gomito dal banco della sua compagna finché questa non si alzò.

Okay. Crystal, metti le cose nello zaino, metti la giacca, prendi lo zaino, poi la guardi la saluti e poi te ne vai. Facile veloce. Si può fare.

Si diede le dovute direttive. Sentiva la presenza di Lilith bruciare al suo fianco.
Cry infilò tutto nello zaino, poi per sbaglio fece contatto visivo con Lilith che la stava ancora osservando.
«Ci-ciao... allora ...» balbettò troppo presto sentendo la fretta di dover correre via.
Si mise lo zaino in spalla, tentò di mettersi la giacca, ma realizzò fosse una manovra impossibile. Aveva sbagliato tutto. Lilith la stava ancora guardando senza parlare. Anzi stava ridacchiando. Era la fine. Accartocciò la giacca tra le proprie braccia e come se fosse un opera rubata fuggì veloce fuori dalla fila delle sedie, fino a scappare fuori dall'aula.

Temendo di incontrare di nuovo Lilith aspettò di essere fuori dalla struttura prima di mettersi la giacca.
Poi iniziò a camminare veloce verso la stazione.

Ma posso?? Nemmeno questo riesco a fare?? Le sarò sembrata un'idiota. Sicuramente vorrà cambiare compagna di lavoro. Come potrebbe voler continuare a stare con una che non sa manco come mettersi la giacca. Non so manco io come faccio ad andare così bene in uni se poi sono così imbranata. Non si siederà più vicino a me. Mi ignorerà per sempre. E parlerà male di me, di quanto sono imbarazzante con i suoi nuovi amici.

Era arrivata in stazione, andò al suo binario.

Il telefono le vibrò. Accese lo schermo.
“numero sconosciuto: Ehi Crystal. Sono Lilith. Salvati il mio numero.”

Il suo treno era arrivato.

She Tastes So GoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora