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Lilith non aspettava pacchi e di certo non aspettava persone. Si irritò a pensare che potesse essere qualche sua amica o partner. Aveva espressamente spiegato a tutti quanto Crystal fosse introversa e non voleva di certo metterla a disagio il suo primo giorno a dormire da lei! Sbuffò sottovoce alzandosi per rispondere al citofono.
«Sarà qualche stupido che ha dimenticato le chiavi, o qualcuno dei lavori» andò a rispondere ma nello schermo che le mostrava chi c'era alla porta vide soltanto qualcuno entrare e qualcun'altro uscire.
«Appunto, staranno facendo dei lavori» tornò a sedersi sul divano.
«Cosa vuoi fare ora?» chiese curiosa Lily a Crystal.
«Non lo so, magari mi vesto» aprì il proprio zainetto per raccogliere i vestiti.
«A che ora devi andare?» chiese distrattamente Lily.
«Alle 4 mi devo vedere con Sam, sai la mia amica della chiesa. Perché finisce di lavorare che lavora qui in città, quindi ci vediamo per il Bubbletea e poi torniamo insieme. Così non dobbiamo andare in treno da sole.» le spiegò alzandosi per andatr al bagno a cambiarsi.
Lily si sforzó come non mai di sorridere.
«Capisco... va bene dai abbiamo ancora un bel po' di tempo allora» rispose calma alzandosi a sistemare le stoviglie della colazione.

Appena Crystal entrò in bagno si lasciò cadere sul divano di faccia.
Perché doveva esserci anche quella in mezzo? Perché non poteva essere la loro giornata e basta? Lei avrebbe passato tutto il giorno insieme, evidentemente se per Crystal non era così davvero erano solo e unicamente amiche. Era gelosa, dolorosamente, fastidiosamente gelosa.
Il colmo per una persona poliamorosa.
Eppure era intrinseco della sua personalità, la gelosia, la possessività, ma era tossica. Lei credeva nella libertà di amare, di appartenere a se stessi. Non voleva vivere in funzione della gelosia, della paura dell'abbandono. Perché quella alla fine era la gelosia, mera paura di essere sostituiti e abbandonati. E nella gelosia, non c'era amore, soltanto disperazione. Se avesse avuto la certezza di piacere almeno un po' a Crystal di certo non sarebbe stata gelosa. Le sarebbe bastato sapere di essere importante per lei. In maniera diversa da Sam, non di più, non di meno. Quanto egoismo poi, non aveva alcun diritto di essere gelosa dato che lei aveva ben più di una fidanzata. E anche se fosse stato così, non credeva nel diritto di sentirsi proprietari di un'altra persona. Credeva ci fosse molto più amore nel permettere all'altro di essere se stesso, di scoprirsi, di lasciarsi riempire e crescere nel riflesso di più persone. Vedeva la gelosia solo come una richiesta egoista, come l'illusione di poter trattenere qualcuno a sé, come l'egoismo di chiedere all'altro di rimanere immobile in un punto per non dover affrontare le proprie fragilità. Per amare di certo ci voleva coraggio, ancora di più per farlo così liberamente.

Fece un respiro profondo girandosi a pancia in su e provò a mettersi nei panni della sua amica per pensare lucidamente.
Crystal aveva pochi amici, e aveva ansia e fatica nel tornare a casa da sola. Il fatto che non fosse sola, che potesse fare il pieno di interazioni sociali e togliersene due in un giorno solo era fantastico! Era bello non fosse l'unica a volere bene a Cry, a occuparsi di lei. Voleva il meglio per lei, voleva non fosse mai sola con se stessa e il proprio dolore. Pensando così si sentì meglio, accettó quel pizzico di gelosia che aveva provato e lo lasciò andare senza dargli importanza, finché questo non sparí riempendola di soddisfazione. Lei e Crystal non erano nulla, ma nonostante ciò voleva davvero solo e unicamente il meglio per lei. Ricordó la conversazione a notte fonda che avevano avuto sull'autolesionismo e si sentì ancora più apprensiva nei suoi confronti. Non avrebbe dato alcun peso al proprio egoismo, Crystal meritava di meglio, meritava tutto ciò che non aveva potuto avere. E se Sam era una brava ragazza, e tra loro poteva nascere qualcosa, allora l'avrebbe anche aiutata, se era quello che davvero desiderava Crystal. Se era meglio per lei avere una sola relazione monogama.

Cry non aveva ancora finito di vestirsi quando qualcuno suonò alla sua porta.
Pensò fosse il vicino di casa che aveva bisogno di qualche cosa, dato che erano soliti scambiarsi favori, così aprì ancora in pigiama.
«Ciao Lilith...» la salutó con un ghigno suo padre.

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