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Lilith in casa propria guardò l'orario. Era già pomeriggio e la sua compagna di corso non le aveva ancora risposto. Le dava sui nervi, ma sapeva fosse normale. Doveva farsene una ragione. Le persone non erano sempre pronte per lei, per quanto a lei sembrasse una cosa ingiusta.
Quindi approfittò di quella giornata per sistemare il suo armadio monocromatico e fare il cambio stagione dato che l'inverno stava arrivando, come amavano dire gli Stark.
Sistemò anche le decorazioni che da poco aveva attaccato alle pareti per personalizzare la casa della sua defunta nonna. Per fortuna aveva vissuto ed era morta in una grande città. Così lei poteva andarci a studiare.

Grande nonna. Riposa in pace.

Si prese cura anche dell'altare che aveva creato per i suoi riti pagani e wicca. Doveva andare a comprare i fiammiferi per accendere le candele, ma ancora non aveva capito dove li vendessero in una città dove il progresso e gli accendini distruggevano il divertimento della piromania.
Quando la sua compagna di corso le rispose non le sembrò vero, ebbe l'istinto di ignorarla per ancora un'ora, ma essendo molto istintiva non riuscì a trattenersi.

Aprì la chat di WhatsApp, e senza farsi problemi iniziò un audio.
«Senti Crystal, ma tu hai capito che dobbiamo fare?Ci vediamo domani e iniziamo a lavorarci. »

Per messaggio sembrava molto più tranquilla, nonostante i tempi di attesa medio-lunghi iniziali.

"Crystal: Sì! Va bene. Te lo spiego domani allora. Tanto abbiamo lezione insieme al mattino, possiamo fermarci subito dopo anche a pranzare."
Le mandò uno stiker buffo di un gattino. Era una cosa così tanto da lei.
Era impressionante come Crystal fosse -tenera- esattamente come se la stava immaginando.

*

Il giorno dopo, Crystal entrò nell'aula con una leggera ansia che le serrava lo stomaco. L'idea di lavorare a stretto contatto con Lilith, così sicura di sé e provocatoria, la metteva un po' in imbarazzo. Come sempre era arrivata dieci minuti prima. Si sedette al suo solito posto davanti, per quanto non voleva pensarci non faceva altro che chiedersi quando sarebbe arrivata la sua nuova compagna. Continuava a pensarci, anzi peggio a desiderarlo. Desiderava vederla arrivare, desiderava scoprire come sarebbe andata quella giornata, desiderava sapere di più di Lilith, desiderava provare quelle emozioni nuove che finalmente potevano strapparla via dalla monotonia.
Sentiva una morsa fastidiosa in petto, stava fantasticando troppo. Sarebbe stata ferita. Stava già desiderando una storia, un'amicizia nuova. La sua solitudine voleva farla impazzire ossessionandosi sul primo essere umano disponibile a socializzare con lei. Si obbligò a smetterla, la sua razionalità dura tagliò qualsiasi desiderio ed aspettativa. Distolse lo sguardo dall'entrata dell'aula obbligandosi a pensare a sistemare gli appunti. La sua mente dipinse qualche scenario tragico per aiutarla a togliere importanza a Lilith, per aiutarla ad essere realista. Si erano parlate solo una volta. Era da stupidi credere significasse di più di quel che significava. Si sentì patetica a fantasticarci tanto. Le fantasie potevano avere un peso schiacciante, potevano comprimere i polmoni se gettate aggressivamente sulla realtà.

Vide Lilith sedersi al suo fianco e si irrigidì. Il volto impassibile.
«Buongiorno» la salutò.
Ricambiò con un cenno, il suo volto fermo non fece uscire un briciolo del suo piacere di averla di nuovo vicina.

Lilith la scrutò. I suoi occhi sembravano catturare ogni particolare, si soffermarono su di lei scatenando un brivido lungo la sua schiena. Lilith sembrava totalmente a suo agio. Si sporse sul banco, appoggiando il gomito proprio dove Crystal aveva lasciato il suo libro. Finse di farlo per sbaglio, ma sorrise osservando i primi attimi di panico della ragazza.

Oh no. Lo ha fatto di nuovo. Oddio che ansia. Nooo, ma lo fa apposta? Ma si sta divertendo? Aiuto. Abbi un po' di pietà per favore. Non posso nemmeno ignorarla sta volta. Mi serve... Devo dirglielo. Noo devo dirglielo per forza aiuto.


Lilith la osservò aspettando il momento in cui Crystal avrebbe dovuto per forza parlarle per poter seguire la lezione prendendo appunti. Dopo attimi di panico profondo Crystal si trovò costretta a reagire all'arrivo del professore.

«Lilith...» trovò la forza per guardarla negli occhi.
«Sí, tesoro?» le sorrise divertita.
«Potresti...» Crystal indicò il gomito sul suo libro. Si sentiva morire.
«Cosa?»
«il libro...» farfugliò indicandolo di nuovo. Sentiva la pressione scioglierla. Ne avrebbe volentieri fatto a meno se prendere gli appunti non fosse stato così importante.
«Ah, certo! Perdonami», le dedicò una smorfia padrona.
«Io che pensavo che saresti rimasta senza prendere appunti tutta la lezione pur di non parlarmi», la prese in giro scoppiando a ridere della propria battuta.
«Era un'opzione...» ammise Crystal a bassa voce. La sua compagna la sentì scoppiando a ridere. Essere la causa della risata di Lilith la riempì di gioia e calore, suonava come una canzone allegra al suo cuore. Le sarebbe piaciuto sentirla sempre. La fece sentire bene, la riempì di fiducia in sé per almeno tre secondi consecutivi.

«Dai non temere, una settimana con me e supererai la timidezza»

Ne dubito.

Sorrise soltanto senza dare voce ai propri pensieri pessimistici.
Il suo cuore corse per quell'affermazione, quindi anche Lilith pensava già alla loro amicizia in lunghi termini. Lunghi almeno una settimana. Era già un ottimo inizio.

She Tastes So GoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora