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Quando Lily chiuse la porta sentì tutta la pesantezza della giornata pesarle sulle spalle. Tirò fuori la teglia dal forno rischiando di bruciarsi, il vapore le colpì il volto facendole bruciare la ferita sul labbro. Senza troppo cerimonie lanciò la pizza, bruciandosi le dita, su un piatto pulito, tanto affamata quanto esausta. Accese la televisione mettendo una serie tv a caso. Non voleva pensare, aveva troppa fame ed era troppo stanca per iniziare a rimurginare e farsi venire malditesta. Quindi per i prossimi trenta minuti decise di fare finta di niente, di dimenticarsi di proprio padre o che Crystal fosse un fottuto vampiro.

La pizza era gommosa e triste, ma la divorò in fretta con ingordigia. Si sentì un poco meglio, ma si sentiva ancora esausta. Non sapeva dire se fosse la stanchezza data dall'adrenalina, o se fosse l'effetto collaterale di farsi succhiare il sangue da un vampiro.
Si alzò e strisciando i piedi fino in camera propria collassò a letto. Strisciò sul lato di Crystal, il suo profumo le sfiorò le narici. Si infilò sotto le coperte e premette  il naso sul coprimaterasso. Sniffò il tessuto e l'odore dolce e rilassante di Cry le riempì le narici, infiltrandosi tra le pieghe del suo cervello come una dose. Forse era una maniaca, o forse era solo innamorata, forse entrambe. Lo respirò ancora e una punta di malinconia le toccó il cuore: avrebbe voluto fosse lì. Vibrò di piccole paure silenti, Crystal la rendeva così fragile... Fece l'ennesimo respiro profondo e l'istante a seguire crollò in un sonno profondo

Cry sul treno era ancora frastornata. Non poteva credere di aver davvero bevuto del sangue. Non poteva credere di aver vissuto quella giornata. Cosa doveva fare? Non solo aveva detto a qualcuno di essere un vampiro, ma aveva pure bevuto del sangue umano! Era tutto sbagliato. Era tutto l'opposto di ciò che avrebbe dovuto fare, ma non riusciva a pentirsene. Aveva fatto la cosa giusta. Ricordò con odio il momento in cui quel uomo aveva colpito la sua Lily, e poi con soddisfazione il rumore del dito che si spezzava sotto alla sua presa.
Aveva fatto l'unica cosa possibile, ma nonostante ciò non poteva che provare ansia per la situazione in cui si era cacciata.

Era la prima regola quella di non far sapere delle propria identità. Una delle poche che ricordava; si era disinteressata tanto agli incontri della sua specie (gli Esbat) che non ne sapeva molto su come essere un vampiro.
La maggior parte delle vampire era affascinante, estroversa, e leader per natura, eppure lei fin da piccola non aveva mai trovato quelle qualità in sé, al contrario aveva sempre sofferto della propria ansia sociale, in più il suo carattere gentile l'aveva sempre messa nella condizione di subire bullismo.
Così aveva deciso di isolarsi e disinteressarsi totalmente a quelle questioni rinnegando la propria natura, soffrendola e vivendola come la maledizione che era.

«Tutto bene?» Sam vicino a lei aveva notato la sua espressione preoccupata. Avrebbe voluto aprirsi con lei e dirle la verità, ma non se la sentiva ancora. Era mentalmente troppo provata per ripensare a quella giornata. Annuì sforzando un sorriso alla sua amica tanto introversa quanto lei.
Tornata a casa avrebbe cercato il "Sacramentum Sanguinis"; il libro antico che le aveva lasciato propria nonna. Lo aveva nascosto da qualche parte nella casa disabitata dei propri nonni, ormai trasformata nel magazzino ufficiale della propria famiglia. Lì, se non ricordava male, doveva esserci scritto tutto riguardo ai riti di sangue; avrebbe trovato sicuramente più informazioni riguardo a quali sarebbero state le conseguenze nel bere sangue, e probabilmente avrebbe scoperto qualcosa anche sugli effetti collaterali che avrebbe potuto causare a Lilith.
Sperò stesse bene, che non stesse soffrendo a causa sua. Dopo tutto quello che aveva già passato...
Aprì la schermata del cellulare andando sulla chat di Lily pronta a digitare, ma improvvisamente si bloccò. Chiuse tutto tornando a fissare il mondo scorrere fuori dal finestrino. Era troppo presto per scrivere a Lily, probabilmente non aveva voglia di sentirla dopo aver passato tanto tempo con lei, probabilmente l'avrebbe solo disturbata, magari la odiava e aveva bisogno di tempo per sé per elaborare cosa era successo. Una marea di insicurezze e paranoie le riempirono la mente: avrebbe potuto perderla, se dopo quella giornata avesse deciso di allontanarla? Magari ci avrebbe dormito sopra e poi sarebbe stata spaventata da lei, magari ripensandoci si sarebbe sentita usata...

«Ti va di sentire questa canzone insieme? Quella di cui ti parlavo...» le chiese Sam fermando le sue paranoie e porgendole una cuffietta. Annuì sorridendole e lasciandosi trasportare nel loro mondo fatto di kpop e sorrisi innocenti.

She Tastes So GoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora