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"Ciao" salutò Lilith alzando la mano, mentre si separavano all'entrata della metro.

Crystal si sentiva strana. Un miscuglio di sensazioni contrastanti le pungeva le viscere. Non le era mai piaciuto seriamente nessuno, dunque non sapeva se classificarlo come innamorato o cosa. Quindi quel brivido che provava doveva essere semplicemente l'adrenalina di una nuova amicizia, o peggio, era l'adrenalina della vita. Della vita vera. Quella che non aveva previsto.

Camminò verso la stazione, al proprio binario.

Aveva passato ben un anno in quella maledetta università e ogni giorno era stato soffocante e prevedibile. Gli unici contatti sociali che aveva avuto l'avevano frustrata o lasciata impassibile. Ogni giorno era andata in classe, si era seduta, aveva seguito la lezione, tutte le lezioni, si era alzata e poi era tornata a casa. Ogni giorno era stato estremamente noioso come tutti gli altri. Alcuni di più altri di meno, ma ogni giorno era stato colorato del blu della sua depressione che le faceva strisciare i piedi sul pavimento nero e gommoso dell'Università.
E ora quel brivido, quel brivido di novità, di imprevedibilità stava accendendo una fiamma in lei.

Il treno arrivò, frenò lento facendo rumore e aprendo le porte pesanti. Entrò.

Era quella la vita, il vivere vero?
Bastava così poco?
Bastava che una ragazza rumorosa e arrogante si sedesse nella sua stessa fila?
Bastava così poco per cambiare ogni giorno da lì in poi, per renderlo nuovo e imprevedibile. Per renderlo pieno.
Dopo tutta la solitudine che aveva sofferto.
Crystal sbatté le palpebre, le bruciavano. Era troppo bello per essere vero, aveva il terrore, il terrore che Lilith cambiasse idea da un momento all'altro. Il terrore che cambiasse idea su di lei, che si rendesse conto di tutti i suoi difetti.
Non voleva ammetterlo, ma sapeva di avere bisogno di lei. Aveva assaportato il vivere, la condivisione, l'amicizia. Aveva bisogno di quel tipo di leggerezza nella propria vita. Aveva bisogno di sentire di esistere, di essere vista, voluta, apprezzata da qualcuno. Non sapeva nemmeno di potersi sentire così, non pensava nemmeno di poter essere interessante per qualcuno prima di Lilith.

Si accomodò al posto vicino al finestrino.

Era certa che Lil non si stesse facendo tutti quei pensieri su di lei e quel pensiero la rese triste. Stava esagerando di nuovo. Doveva pensare ad altro.
Avrebbe usato la musica per gestire le proprie emozioni, per pilotarle e inibirle, per renderle sopportabili. Aprì la sua playlist di canzoni preferite dei BTS.

Il giorno dopo Lilith si sedette in prima fila in anticipo di un quarto d'ora.
Il posto a fianco al suo vuoto risuonava innaturale. La mancanza di quella stramba ragazzina sembrava rendere un po' più triste e sbagliata l'intera aula universitaria.

«Sono in classe. Ti tengo il posto» scrisse soltanto e inviò a Crystal che le rispose con un'altro sticker adorabile. Fece una smorfia fintamente schifata da tutta quella tenerezza.
"Vomitevole" commentò più a se stessa.

Nei restanti minuti l'aula si riempì, Lilith si sforzò di non notare Crystal da quando era entrata dalla porta, si obbligò a fingere di vederla solo quando si fu seduta vicino a lei e la salutò con un cenno amichevole ma cauto. Aveva deciso che non avrebbe illuso Crystal, che non l'avrebbe colta lei rovinandola per sempre, come tutte le ex che aveva traumatizzato.
Era egoistico? Certo.
Perché provava molto più piacere a osservare Crystal nella sua purezza e innocenza, che a viverla e sciuparla rovinandola inevitabilmente.
Beh, forse non era solo egoistico, forse un poco era altruismo.
Se lo chiedeva seriamente mentre fingeva di ignorare la sua compagna che si sistemava al suo fianco.
Non avrebbe passato tutto il tempo ad ignorarla, il suo animo narcisista ed egocentrico non ne sarebbe stato capace. Era nella sua indole relazionarsi con gli altri tramite provocazioni e battutine, non avrebbe potuto evitarlo, ma per questo si sarebbe obbligata a trattenersi almeno un po'. Il giusto... il possibile...
Posò gli occhi sul volto apatico e stanco della sua amica, le due si guardarono e Lilith le scoppiò a ridere in faccia.

"Sembri una morta vivente con quella faccia... Aahhh!" esclamò approffitandone per spettinarle i capelli ridendo. Crystal di risposta sorrise, lo fece immediatamente e Lilith notò un flebile dettaglio.
Notò che Crystal non lo aveva notato il sorriso sul proprio stesso volto, notò la sua sorpresa nel tirare in giù le fossette sulle proprie guance con forza mentre quelle tiravano verso l'alto contro la sua volontà.
Comunque era carina; e ancora più carino era il potere di far sorridere una bel faccino del genere. Ci avrebbe fatto caso più spesso... per curiosità, non di certo per interesse.

Crystal si sistemò i capelli cercando la propria compostezza.
"No dai... I capelli no..." riuscì a riapiattire la comunicabilità del suo volto. Facendo una smorfia infastidita prese i propri fogli e quaderni. Sentiva gli occhi di Lilith che la scrutavano e questo la agitava segretamente, i suoi movimenti erano lenti, ma si fecero un po' più impacciati e rapidi nei piccoli gesti. Afferrò i fogli e senza aprire abbastanza lo zaino o saldare la presa tirò, le sue dita scivolarono sulla carta statica, rimasta schiacciata sotto la sua borraccia.

"Ahi!" ritirò la mano ferita mentre una goccia di sangue le usciva da una nocca.

She Tastes So GoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora