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«Ho visto le tue cicatrici, quelle sulle braccia... Non devi dirmi niente se non te la senti, ma anche io ho sofferto di autolesionismo sai?
Mi piaceva farmi male, incidermi delle parole sulla pelle, per leggere le mie emozioni in cicatrice. Era una cosa malata, mi piaceva proprio.
Le tue cicatrici sembrano fresche ho notato, ma ripeto se questa cosa ti mette a disagio non dobbiamo parlarne. Però se vuoi parlarne con qualcuno che ti può capire, io sono qui»

Crystal si sorprese di tanta vicinanza e sensibilità, e Lily stessa arrossì nel vedere all'opera il proprio lato sensibile, così accudente e sincero. Non era abituata a farsi vedere così, ma sentiva fosse necessario per guadagnarsi la fiducia della sua amica. E l'idea che Crystal stesse vivendo tanta sofferenza tutta da sola la faceva impazzire. Non lo aveva mai sentito, il desiderio di salvare qualcuno, ma ogni volta che era con Cry e immagina la sua tristezza, le sue difficoltà, ma soprattutto la sua immensa solitudine, non poteva fare a meno che provare il desiderio di rapirla e portarla con sé, via da tutto quel malessere. Era strana da provare, quella devozione, quel senso di accudimento, quel desiderio di farsi strada negli spiragli della sua vita per diventarne parte, per non doverla mai lasciare andare. Ma che cosa le stava succedendo? Nessuno l'aveva mai fatta sentire così...

Crystal sentì un calore in petto. Un calore buono e piacevole, non c'era angolo nel suo animo che non si sentisse voluto e al sicuro lì tra le coperte insieme a Lily. Non le era mai successo... si sentiva come dovevano sentirsi la maggior parte delle persone normali, sentiva di non avere alcun blocco, di poter parlare sinceramente, sentiva che Lily avrebbe avuto cura e comprensione per le sue emozioni, per le sue parole. Ne era certa. Anche se non sapeva se le piaceva davvero, sapeva con certezza che l'affetto che Lily le dimostrava di giorno in giorno era più che sincero.

Per la prima volta in vita sua, si sentiva vista. Come se qualcuno fosse entrato nella sua stanza buia e si fosse rannicchiato affianco a lei, senza intimarle di uscire, senza urla, senza strattonarla bruscamente, senza lasciarla sola al buio. Anzi di tanto in tanto Lily riusciva addirittura a farle luce, a riempire il suo spazio tenebroso di lucciole rendendo le sue giornate più dolci, più gioiose. Così semplicemente parlò, come se fosse la cosa più semplice del mondo, senza che le pesasse aprire il proprio cuore.

«Sí, ho iniziato da adolescente, quando andavo a scuola. Con il covid.  È per questo che poi sono andata dalla psicologa, oltre che per l'ansia sociale. Ci sono questi momenti dove i miei genitori mi fanno davvero impazzire... Non si può stare mai tranquilli in quella casa. A volte non lo sopporto...
Ora non lo faccio da un po', ma sì, anche io»
Lilith rimase stupefatta da quelle dichiarazioni, non perché non se le aspettasse da lei, ma perché non pensava che le avrebbe detto tanto. Si sentì estremamente affranta da quella scoperta, avrebbe voluto farle sentire la propria vicinanza, avrebbe voluto farsi carico della sua tristezza per togliergliela di dosso.

Lily sentendosi a propria volta al sicuro e non giudicata si espose ancora di più, descrivendo cosa provava quando si faceva male, descrivendo il modo in cui lo faceva, la sofferenza che provava e la malata enfasi che le zampillava addoso ogni volta. Non aveva mai confessato tanto a nessuno, ma le venne naturale, dichiarare gli angoli più segreti del proprio cuore, perché sentiva che Crystal stava facendo lo stesso sforzo e che fosse sicuro, quasi giusto, ricambiare.

Lilith aveva acceso una lampadina che rifletteva le stelle sul soffitto nell'oscurità. Non era da lei ma era pur sempre un regalo che aveva ricevuto da proprio cugino.
Si confessarono a bassa voce, per non disturbare le stelle riflesse sul muro. Per non spezzare quel momento tanto delicato e intimo che avrebbero di sicuro custodito. Si dissero tutto ciò che mai avevano avuto il coraggio di dire ad alta voce riguardo le proprie cicatrici, riguardo i propri pensieri tetri e malati e condividendoli uno ad uno li guardarono rimpicciolire fino a sparire. Le parole finirono e solo tanta vicinanza e sonno rimase nei loro pensieri.

«Forse dovremmo dormire...» propose   Crystal osservando l'orario sul proprio schermo: erano quasi le tre di notte. Lilith annuì e spense il cielo stellato sopra alle loro teste, aveva bisogno della totale oscurità per riuscire a dormire.
Si adagiarono nel silenzio chiudendo gli occhi. Lily riaprì gli occhi, aveva un'idea, ma continuava a chiedersi se fosse il caso, se non fosse un po' troppo, ma come solito la sua impulsività ebbe la meglio.
«Posso abbracciarti? Dormo meglio così... Se non ti da fastidio...»

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