Preoccupazioni

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"Non voglio mentirle."

Mark si passó la mano sul viso, il suo abituale gesto per scacciare i cattivi pensieri.

"È la ragazza che sto per sposare. Non voglio essere disonesto con lei."

Maki camminó su e giù per il soggiorno. Lentamente,  come per ponderare con calma le parole da dirgli. Era una situazione delicatissima.

"È a fin di bene, ti ho spiegato. Lo sai cosa succederebbe se lei sapesse che sono qui? Sì, lo sai. Te lo immagini benissimo. Un vero disastro, al cui confronto l'altra volta sembrerebbe una sciocchezza. Non ce la farebbe ad accettare la cosa. Annullerebbe le nozze, ti manderebbe al diavolo. Non sentirebbe giustificazioni." replicó Maki.

"Già..." fece lui. "Maledizione!"

Si alzó e andó a una delle finestre. Tiró subito la tenda, nell'improvviso timore che qualcuno li vedesse da fuori.

"Come odio tutto questo...tutti questi improvvisi problemi." sbottó ancora lui. "...come non ne avessi già avuti abbastanza!"

"Devi tenere la tua fidanzata fuori da questa storia. Accetta il mio consiglio. È una cosa che riguarda te...te e tuo fratello." continuó lei. "Io ho fatto quello che ritenevo giusto, informandoti."

"Come faccio ad escluderla? Sarà mia moglie. La mia famiglia diventerà anche la sua, è già molto legata a loro." replicó il giovane. "Insomma...dovró dirle che il nostro viaggio di nozze sarà rimandato...per colpa di quel cretino di Ted. Lei si aspetta di andare in Thailandia..."

"Voglio dire che non deve sapere come sei venuto a conoscenza della cosa. Che lo hai saputo direttamente da me. Che sono stata a casa tua, qui, due volte. Almeno, non ora. Prima sposatevi, e poi con calma...quando lei sarà tua moglie...." disse ancora l'altra.

"Chiederà il divorzio." mugugnó Mark. "Ma mia madre...perché non me l'ha detto? Perché?"

"Per il solito motivo di tutte le madri protettive. Non voleva che tu ti preoccupassi. Sperava che la cosa si quietasse da sola. Me l'ha detto, e mi ha anche pregato di non dirti nulla." rispose Maki.

Mark si tolse l'accappatoio e lo buttó sul letto. Aveva una t-shirt e un pantalone di jersey indosso. La sceneggiata della doccia era stata per Marty. Per rendere tutto più plausibile. Di solito lui si lavava subito appena rientrato in casa dopo gli allenamenti e lei lo sapeva. Preferiva farsi la doccia a casa piuttosto che al centro sportivo. Doveva sembrare tutto realistico, e lui odió sè stesso per tutta quella pantomima ai danni della sua ragazza.  Aveva chiesto a Maki di non muoversi nè fiatare durante la chiamata video. Una manfrina da perfetto complottista. Aveva provato vergogna.

Ma che altro poteva fare? Maki aveva ragione su un punto: Marty sarebbe andata fuori di testa se avesse saputo.  E il matrimonio? L'avrebbe mandato in malora. A nulla sarebbe valso spiegarle che l'altra si era precipitata a Reggio per riferirgli che suo fratello si era cacciato in un giro di ricettazione a Yokohama, e che aveva fatto comunella con della gentaglia che bazzicava gruppi criminali.

Maki l'aveva scoperto quando era andata lì per un impegno sportivo, e aveva trovato tempo di andare dai Lenders. Aveva letto sui giornali che Mark aveva acquistato una proprietà immobiliare per la sua famigliola. Si era ricordata della promessa fatta a Ted: ti regaleró la mia maglia delle Olimpiadi autografata, se vinceremo l'oro!

Ai tempi era stata una boutade, una battuta scherzosa. Ma poi l'oro l'aveva vinto davvero, e una promessa andava mantenuta. 

Così, un mattino, aveva suonato il campanello della porta di casa loro, e aveva conosciuto finalmente la madre di Mark, che all'epoca della sua prima visita, in quel ghetto di Tokyo, era ancora ricoverata in ospedale.

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