Chiuse il rubinetto dell'acqua fredda con calma.
Lasció che l'acqua scorresse sui suoi lunghi capelli e si raccogliesse sul piatto della doccia, poi prese un asciugamano e se lo fissó attorno alla vita. Gli uscì un "Aahhh..." di sollievo. Aveva proprio bisogno di un po' di refrigerio, in quell'assolato pomeriggio spagnolo.
Ed Warner si trovava a Barcellona, per un'amichevole di prestigio contro la blasonata squadra locale. La partita si era giocata il giorno prima, ed era stata malamente persa per 4-0. Nonostante il campione Messi non avesse partecipato, a causa di una distorsione, gli avversari erano stati troppo forti.
Era tuttavia stata un'eccellente esperienza per i giapponesi, dalla quale avevano imparato molto.
Warner andó davanti allo specchio e si toccó il gomito, con una smorfia di dolore. Aveva un'abrasione lungo l'avambraccio, conseguenza di una caduta durante una parata.
Si guardó.
Aveva un'estesa peluria su tutto il petto, che gli era spuntata improvvisamente dopo il liceo, quasi che i suoi ormoni si fossero di colpo svegliati, un po' in ritardo. Pensó che quella pelliccia a Marty avrebbe fatto schifo, schizzinosa com'era, e che se fossero stati insieme gli avrebbe imposto una ceretta.
Sorrise.Osservando gli avambracci, pensó anche che la sua muscolatura si fosse sviluppata troppo, e suo padre Kaito avrebbe disapprovato. Un karateka doveva stare attento al peso e alla linea, per non perdere l'agilitá.
Aveva lasciato che gli crescesse un po' di barba attorno alla mandibola, perché a venticinque anni non era decisamente più un ragazzino e nella cultura della sua famiglia gli uomini avevano la barba. Era un segno di saggezza e di carisma.
Ma i capelli, quelli non voleva tagliarseli, erano folti e così lisci, seppur scomodi e d'impiccio per lo sport. Erano tuttavia il suo tratto distintivo e gli piaceva tenerli in quel modo, anche se erano sempre intricati e doveva farci la guerra col pettine.
"Ed, finito lì dentro? Tocca a me!" si sentì la voce del compagno di squadra Daisuke, terzino sinistro della Yokohama Flügels.
"Arrivo, arrivo..." mormoró Ed, infilandosi l'accappatoio.
Uscí."Cazzo!" imprecó Daisuke. "Non ne posso più di questo caldo fottuto! Ed, guarda se riesci a fare partire il condizionatore. Per me è rotto, vedi un po' tu..."
Il portiere maneggió col telecomando e osservò bene l'apparecchio di marca Mitsubishi, che sembrava morto. Tutte le spie erano spente. "Sì, è rotto."
"Merda. Ho provato a chiamare la reception ma non rispondono. È incredibile!" sbottó l'altro. "...fa un caldo insopportabile e non va l'aria condizionata!"
"Beh ora io scendo, devo fare vedere questa ferita al nostro medico. Continua a bruciare. Vado direttamente all'accettazione e diró di mandare un tecnico a controllare." gli rispose Ed.
"Ecco bravo. Perché io non passo un'altra notte in questo forno!" replicó Daisuke. "Ho giocato di merda ieri perché non ho dormito."
"Comunque questo è un Mitsubishi. Prodotti nostri, Deki." rispose Ed.
"Si vede che non fanno manutenzione qui. E non chiamarmi Deki, odio quel soprannome. Mia madre mi chiama così." borbottò il compagno. "Non sono mica più un bambino."
"E invece stai frignando come un poppante! Uuh ho caldo, non dormo la notte mammina!" rise Ed, facendogli il verso. "Vuoi anche il biberon?"

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Rose Tea
FanfictionDue giovani ex innamorati si ritrovano sette anni dopo la fine del loro rapporto in una città lontana. Tempo di confidenze, condivisione di vecchi ricordi e confessioni amare. Cosa resta da chiarire e da scoprire? Atto conclusivo della storia fra E...