Mark entró in casa, accese la luce del soggiorno e nervosamente buttó la giacca di denim sul divano.
"Ma tu guarda che situazione." borbottó, diretto verso la cucina. "...proprio stasera che avevo fame."
Accesse le luci anche lì e si mise ad armeggiare nel frigorifero. Era rimasta giusto una confezione di prosciutto crudo e qualche insalata imbustata. Tiró fuori tutto e si rassegnó a una cena frugale.
Marty entró in casa imbronciata: il viaggio di ritorno in macchina era stato caratterizzato da un ostinato silenzio. Erano seccatissimi uno con l'altra.
Sentiva dentro di sè un'infinita tristezza, molto vicina all'afflizione vera e propria, per come si stava mettendo la sua visita in Italia.
Certo, era corsa a Reggio per chiarire. Aveva messo in conto una possibile crisi fra loro due, un litigio magari. Ma una volta trovatasi di fronte gli occhi carichi di imbarazzo di Mark, quando era venuto fuori il suo incontro furtivo con Maki, aveva sentito come un colpo a tradimento alla schiena.
Era quella menzogna plateale (non è venuto nessuno qui) che non sopportava, perché aveva fatto piombare il suo fidanzato nell'inferno dei falsi e dei bugiardi. L'aveva colta di sorpresa, lei che aveva sempre avuto una stima totale verso la sua onestà, la sua integrità.
Mark era duro, era scorbutico, era sarcastico, criticone e delle volte presuntuoso...ma non era mai stato un infame.Anche lei gli aveva tenuto nascosto il suo incontro con Ed a Dublino, ma la sua tendenza a mentire non era affatto una novitá.
Marty conosceva perfettamente i suoi limiti, sapeva di non essere una persona pura e perfetta. Non era la prima volta che andava contro la sua coscienza. Lo stesso Warner gliel'aveva brutalmente ricordato, usando le sue precise parole (noi siamo gentaglia, Marty, fosti tu a definirci così, e la gentaglia sta con altra gentaglia, Mark il signor Tutto D'un Pezzo non c'entra niente con te).E adesso anche il suo futuro marito rivelava un animo furbo e calcolatore, che non credeva gli appartenesse.
Senza contare la questione secondaria e ugualmente disturbante: c'era nei paraggi una signorina che non rinunciava affatto ai suoi sogni verso di lui, al desiderio amoroso nei suoi confrontti, e che guarda caso era nel frattempo diventata una stella dello sport nipponico. Non famosa quanto Lenders, ma abbastanza importante, almeno per i media giapponesi. La seguivano all'estero, la intervistavano.E Marty, invece, cosa cavolo era?
Una ex pallavolista, una ex promessa dello sport non mantenuta, una ragazza irlandese anonima che avrebbe potuto trovare la sua fama e invece aveva buttato tutto al vento per amore. E così, anonima era rimasta.Bisognava essere onesti: nella gara all'auto realizzazione, quella Akamine le aveva bagnato il naso e alla grande. Ed era anche pericolosa, in un altro senso, perché a un campione come Mark, a uno abituato a combattere come era lui, una così poteva anche sembrare interessante e stimolante. Non era più la giocatrice di softball delle superiori che piangeva sotto la pioggia per una partita persa, era un'atleta premiata alle Olimpiadi. Una medaglia d'oro, a soli diciannove anni.
Sentì un'onda di frustrazione alla schiena.
Gli piace più di quanto gli piaccia io. È una campionessa come lui, uguale a lui. Non me lo dice ma è così. Per questo ha tenuto il loro incontro segreto. Perché vuole valutare in pace quale deve essere la sua donna. Cazzo, non voleva neanche che venissi qui.Lo sentì indaffarato con piatti e posate nell'altro locale. Lo sentì sbuffare.
Decise di riprendere il dialogo.
Andó anche lei in cucina. Mark era seduto a spezzettare nervosamente i suoi cracker integrali. Aprì il frigo.
"Non c'è proprio niente qui." mugugnó.
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Rose Tea
FanficDue giovani ex innamorati si ritrovano sette anni dopo la fine del loro rapporto in una città lontana. Tempo di confidenze, condivisione di vecchi ricordi e confessioni amare. Cosa resta da chiarire e da scoprire? Atto conclusivo della storia fra E...