prologo

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Le vacanze erano volate via. 
Mi ero divertita davvero tanto, tra mare, cibo, risate e momenti di leggerezza. 
Eppure... sentivo la mancanza di qualcosa. O meglio, di qualcuno

Era la mancanza di Javon. Il mio ex. 
Ci eravamo lasciati a causa della sua gelosia eccessiva, che col tempo aveva cominciato a soffocarmi. 
Era stato difficile, ma durante l’estate ero riuscita, poco a poco, a lasciarlo andare. 

Ora stavo tornando ad Atlanta. 
Ero pronta a ricominciare. A tornare a danza, alle mie amiche, alla mia routine. 
Anche se... a volte mi chiedevo se lui, in qualche raro momento, pensasse ancora a me. 

Arrivai all’aeroporto e un nodo mi si formò in gola appena vidi mio padre. 
Mi corse incontro con le braccia spalancate. 

«‹Ciao amore›» disse stringendomi forte. 

«‹Mi mancherai tantissimo›» mormorai, affondando il viso nella sua spalla. Le lacrime iniziarono a scivolare lente. 

Subito dopo arrivò anche Camilla, mia cugina. Lei mi aveva aiutata più di chiunque altro durante l’estate a superare la rottura. 

«‹Ciao, vita mia. Prometto che ti verrò a trovare presto›» disse abbracciandomi con dolcezza. 

«‹Vieni quando vuoi, ti aspetto›» risposi, notando una lacrima che le rigava il viso. 

Li salutai un’ultima volta con la mano, poi mi voltai e, tra le lacrime, mi avviai verso l’aereo. 

Una parte di me non vedeva l’ora di tornare ad Atlanta. 
L'altra, invece, faceva fatica a lasciare l’Italia. 
Amo quel Paese. Mi regala un senso di leggerezza e libertà che non provo da nessun’altra parte. 

E poi... Roma. 
Non ci ho vissuto l’adolescenza, ma ci ho passato tutte le estati della mia adolescenza. 
Con Camilla, ogni sera andavamo a Ponte Milvio, e i pomeriggi li passavamo a camminare lungo via del Corso. 
Tutti ricordi che, solo a pensarci, mi si stampa un sorriso sul viso. 

Quell’estate, però, non l’avevo passata tutta a Roma. 
I miei nonni avevano comprato una casa in Sicilia, a Erice. 
Un paesino incantevole. 
Fu lì che vissi un’estate favolosa, e, finalmente, riuscì davvero a dimenticare Javon. 

Persa nei miei pensieri, venni riportata alla realtà dalla voce del pilota che annunciava la partenza. 

Allacciai la cintura e passai il viaggio guardando film e serie tv, cercando di non pensare troppo. 

Atterrammo verso le 20:30. 
Presi un taxi e mi feci portare a casa. 

Aprii la porta, e la prima cosa che vidi fu mio fratello spaparanzato sul divano. 

«‹Piccolina, sei tornata›» disse alzandosi e venendomi incontro. 

«‹Mi sei mancato tanto, Chri›» dissi stringendolo forte. 

«‹Hai mangiato qualcosa?»› chiese sedendosi sullo sgabello della cucina. 

«‹No... non ne ho avuto il coraggio sull’aereo›» ridacchiai. 

«‹Dobbiamo rimediare!›» si alzò e andò verso il frigorifero. 

«‹Mh... ti va un po’ di pasta in bianco?›» chiese, sollevando un pacco di rigatoni. 

«‹Va bene, io apparecchio!›» risposi, andando a prendere piatti e posate. 

Mentre apparecchiavo, presi il telefono e chiamai Jay. 

**In chiamata:** 
«‹Amo, come va?›» 

«‹Tutto bene... ma quando torni? Mi manchi da morire›» 

«‹Sono qui, davvero. Se vuoi, stasera passa da casa›» 

«‹Oh mio Dio, ci vediamo dopo cena!›» 

«‹Perfetto, ti mando un messaggio appena ho finito. A dopo›» 

«‹Va benissimo. A dopo›» 

Riagganciai. Jay mi era mancata tantissimo. Il suo sorriso, il suo modo di essere... 
Era il tipo di amica che tutti dovrebbero avere. 

«‹Mh, non sapevo fossi diventato uno chef›» dissi scherzando, prendendo un’altra forchettata. 

«‹Modestamente, me la cavo›» rispose, pizzicandomi la guancia. 

«‹Aia!›» gli diedi un colpetto sulla mano. 

Lui rise e continuò a mangiare. 
Finimmo di cenare, sparecchiai, e poi mandai il messaggio a Jay. 

Poco dopo, suonò il campanello. 
Aprii la porta e la vidi lì, con un sorriso enorme. 

«‹Amore mio, mi sei mancata così tanto›» disse stringendomi in un abbraccio. 

«‹Anche tu›» risposi, lasciandomi avvolgere dal suo affetto. 

«‹Vieni, andiamo in camera›» le presi la mano. 

Mentre salivamo, Jay salutò mio fratello: 
«‹Chri, come va?›» 

«‹Ehi Jay, tutto bene. Tu?›» 

«‹Tutto a posto, grazie›» 

Si abbracciarono velocemente, poi io e Jay corremmo su per le scale. 

«‹Scusami per il disordine... sono rientrata da un’oretta›» 

«‹Ma figurati›» rispose, sorridendo mentre ci sedevamo sul letto. 

«‹Com’è andata l’estate?›» chiesi curiosa. 

«‹Bene, sono stata in giro per tutta l’estate... per colpa di mio fratello!›» 

Scoppiammo a ridere. 

«‹Mh, capisco...›» abbassai lo sguardo, pensando a tutti i programmi che io e Jav avevamo fatto prima di lasciarci. 

Jay mi sollevò delicatamente il mento con una mano. 

«‹Come stai davvero?›» 

«‹Molto meglio, rispetto all’inizio dell’estate›» risposi con un sorriso. 

Lei mi accarezzò la guancia con dolcezza. 

«‹E il tuo cuoricino?›» chiese, indicando il mio petto. 

«‹Si sta riparando, piano piano›» dissi, poggiandovi la mano sopra. 

«‹E il tuo, invece?›» 

«‹Spensierato e libero›» 

Sorridemmo. 
Rimanemmo a parlare fino a mezzanotte e mezza, senza toccare minimamente l’argomento Javon. 
Né io lo nominai, né lei lo fece. 

Dopo che Jay se ne andò, disfai le valigie con calma e poi mi infilai sotto le coperte. 
Stetti un po’ al telefono, finché non mi arrivò un messaggio. 

Wanna💘
Sei tornata e non mi dici niente.

Non penso ti interessi.

Wanna💘
Ed è qui che ti sbagli. 

È tardi, dormi 
Walton.

Wanna💘
Buonanotte, Nana.

Lo lasciai in visualizzato. 
Sapevo quanto lo odiava. 

Provai a dormire, ma il pensiero di quel messaggio mi ronzava in testa. 
Perché mi aveva scritto? 
Cosa voleva davvero da me, ora? 

Mi fiondai in doccia, cercando di rilassarmi. 
L’acqua calda riuscì a sciogliere un po’ di quella tensione. 

Uscita dalla doccia, mi asciugai i capelli, mi infilai il pigiama e mi tuffai nel letto. 

Finalmente… riuscii a dormire.

spazio autrice
ho fatto il prologo
fatemi sapere se vi piace
un bacio✨

love each other againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora