Capitolo 3

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<<Ciao Fenomeno>>,

 <<ciao>> ricambiò un po' sorpreso di trovarmi lì, ma non riuscii a dargli spiegazioni, non finché il mio respiro impazzito non si fosse regolarizzato.

Quando fui finalmente in grado di parlare mi voltai verso di lui, sorprendendolo a fissarmi, e gli chiesi la prima cosa che mi passava per la testa. 

<<Cosa ci fai anche tu qui? Dovrebbero partecipare tutti gli studenti certo, ma soprattutto quelli nuovi, per essere presentati>>, 

<<non mi piace attirare l'attenzione su di me>> sussurrò James. 

Stava scherzando vero? 

<<Tu invece?>> domandò subito dopo, come a voler cancellare l'ultima frase. Io però non volevo dargli spiegazioni, tantomeno a lui, e il ragazzo sembrò intuirlo. 

<<Possiamo rimanere qui e aspettare che l'assemblea finisca...>> propose piano, quasi dolcemente. 

<<Va bene Fenomeno>>, e fu esattamente quello che facemmo, finché non tornammo in classe, quasi due ore dopo. 

<<Dov'eri finita? Stai bene?>> appena mi vide Valentina mi abbracciò con apprensione. Lei era l'unica che conosceva tutta la storia... <<Si, avevo solo bisogno di aria>> la rassicurai, <<ha detto qualcosa di interessante il preside?>> decisi di buttare il discorso sul ridere, almeno mi sarei distratta con i miei amici. 

Più tardi, Blake cercò di rallegrarmi con delle battutine sulla prof di inglese <<giuro che mi ha minacciato! Ha detto proprio così, "attento signorino Sinkot, nei prossimi giorni potresti essere interrogato, fai ben attenzione">>.
La sua imitazione mi fece scuotere la testa divertita, ma la mia attenzione venne presto catturata da un gruppetto che ci passò accanto. 

Tra di loro, James annuiva interessato mentre un altro gli dava una pacca sulle spalle, sorridendo.

Era già tornato in ragazzo di sempre, eppure prima mi era sembrato così...diverso. Come se non gli importasse più di attirare l'attenzione ma volesse solo starsene tranquillo. Lui aveva qualcosa, qualcosa che gli permetteva, tra tutti, di essere l'unico che si distingueva all'istante, anche senza volerlo. I suoi occhi avevano una luce particolare, che solo questa mattina avevo visto brillare. Forse Blake aveva ragione, era davvero diverso dagli altri, ma restava ugualmente qualcosa di strano, in lui e nei suoi comportamenti. 

<<Più che una minaccia era un avvertimento>> si unì a noi Valentina, <<non possiamo sottovalutare il prof Martinez, le sue interrogazioni sono sempre molto lunghe e difficili...Potrebbe chiedere cose di due mesi fa!>>, <<ma così sarebbero quattro capitoli! E inglese lo abbiamo domani>>. 

Mi girai subito verso la mia amica per capire se stesse pensando la stessa cosa che frullava in testa anche a me, e il suo sorrisino mi suggerì di sì. <<No, dai!>> si lamentò Blake, leggendo i nostri sguardi, <<sì invece, sono sempre utilissimi. Da me prima di cena>>, il suo tono autoritario non ammetteva repliche. Lui mi guardò affranto, come per chiedermi di dissuadere Valentina, alla fine però, cedette. <<Posso portare i pop corn almeno?>>, <<certo, senza quelli non sarebbe la stessa cosa>>, <<ok, ci vediamo dopo>>.

                                                                                            * 

All'orario prestabilito eravamo tutti e tre in camera di Valentina, pronti per una delle nostre maratone di studio. Le facevamo dal primo anno e si erano sempre rivelate indispensabili prima di verifiche o interrogazioni.

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