Capitolo 29

21 7 10
                                    

«Sì?» mi girai verso Edgar mentre stavo ancora ridendo. 

«Avrei bisogno del tuo aiuto», 

«mmh, per cosa?»,

«devo iniziare a ritinteggiare le pareti ma non sono sicuro che il colore sia quello giusto». 

«Ah ok». 

Fenomeno mosse un passo avanti insieme a me ma Edgar lo bloccò, «non preoccuparti, basta Eleonora». 

Rivolsi un'occhiata a James e notai la mascella irrigidirsi, così come ogni muscolo del suo corpo.

Ricordavo che lui un giorno mi avesse detto che non voleva nemici a scuola, così che nessuno lo avrebbe giudicato, ma lo sguardo che si stavano scambiando James ed Edgar adesso non era molto amichevole. 

«Ci vorrà poco» sussurrai allontanandomi dalla classe. 

Ci mettemmo effettivamente pochissimo, anche perché il colore era identico a quello sgretolato sul muro, ma quando tornai James aveva già finito di sistemare la finestra e spazzato pavimento. 

«Ma che bravo, possiamo tornare a casa?». Mi rivolse un sorriso, «let's go». 

Salutai solo io Edgar e gli altri ragazzi e seguii James all'aperto.

L'aria era fredda e pungente, ma l'idea che saremmo andati a pattinare io e lui un pomeriggio come quello mi fece sorridere. 

Ormai la strada la conoscevamo alla perfezione e la percorremmo con un brano classico ad accompagnare i nostri passi. 

«Tu giochi di strategia Fenomeno!» lo rimproverai,

«perché?» la sua espressione da cucciolo smarrito mi fece ridacchiare. 

«Non vale mettere la mia musica preferita», 

«che presuntuosa, la Primavera di Vivaldi l'ascolto pure io di continuo. L'avevo nelle cuffie perfino il mio primo giorno di scuola qui», 

«e io ce l'ho perfino come suoneria del telefono» gli rivolsi una smorfia. 

Per fortuna il buio nascose il mio sorriso. 

Dopo pochi minuti ci ritrovammo di fronte a casa mia, «non vedo l'ora di batterti tra tre giorni», «sognare fa bene, ma attenzione a non farlo troppo, altrimenti si rischia di rimanere delusi» lo rimproverai. Anche se quella frase era tutto tranne che ironica. 

«Ciao Fiammina» mi salutò nel buio. 

Tre giorni. Solo tre giorni...

Quei tre giorni passarono velocemente e riuscii perfino ad evitare i commenti di Valentina.

Anche perché non glielo avevo detto... 

Mi sistemai il cappello di lana rosso in testa e uscii per andare verso il centro, sapevo che James avrebbe avuto qualcosa da ridire su quel colore fuoco, ma non ne avevo altri. 

Partii da casa un quarto d'ora prima per godermi la camminata fino alla pista di pattinaggio, era presto e il sole c'era ancora, però già si notava qualche sfumatura dorata. 

Io ero partita con i migliori propositi, ma alla fine quasi corsi per arrivare perché non vedevo l'ora di pattinare. 

Mi aveva sempre affascinato. 

Quando arrivai mi appoggiai fuori dalla pista guardando gli altri scivolare veloci sul ghiaccio, avrei voluto averla anch'io quella leggerezza, anche se era molto improbabile dato...

«Attenzione! Fiammina si è travestita da Cappuccetto Rosso», 

«come sei originale Fenomeno con le battute, e anche molto divertente» commentai ironica, però ancora una volta il sorriso mi tradiva. 

Frammenti di vetroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora