Accidenti. Mi ero ripromessa di trattenere almeno i singhiozzi ma il petto mi si alzava e abbassava impazzito, tremando.
Feci un ultimo sforzo passando silenziosamente davanti alla camera di Noemi e finalmente riuscii a rinchiudermi nella mia stanza, ormai troppo stanca perfino per rimanere in piedi.
Crollai accanto al letto, raggomitolata su me stessa, stavolta senza nascondere il pianto.
Ancora quella dannata paura nel petto, quella che mi toglieva il respiro.
Non riuscivo più a respirare.
Con occhi vuoti lasciai cadere lo sguardo sullo scacciapensieri, quello che mi aveva regalato proprio lui.
Con le dita tremanti presi la collanina che nascondevo sotto la maglia e mi tornarono in mente le sue parole.
"«Serve per tenerti compagnia, scacciare via i brutti pensieri e le insicurezze che ti assalgono. Non ti guarirà ma spero ti farà sentire più leggera in quei momenti»".
Un'altra lacrima mi bagnò la guancia.
"«Non serve un trauma o un evento catastrofico per segnarci, perché anche i comportamenti di tutti i giorni possono lasciare cicatrici, e quelle tornano sempre a fare male»".
Anche quella frase me l'aveva detta lui.
Avevo troppe emozioni dentro, che non sapevo neppure quale far uscire per prima né di come farle uscire.
Ignorai il telefono che continuava a segnalare messaggi e chiamate di Valentina, probabilmente per il libro, ma non avevo la forza di rispondere, così mi limitai ad abbandonare il mio corpo contro il letto, sgretolandomi completamente sotto i raggi luminosi del sole.
*
Ore dopo, verso sera, mi ritrovai a fare i compiti come se nulla fosse successo.
Ero bravissima in questo, però stavolta avevo evitato di ricompormi come facevo di solito, stavolta non avevo trovato la forza.
All'ultimo minuto ero riuscita ad evitare di crollare completamente, perché in quelle situazioni rimettersi in piedi da sola era difficile.
Avevo costretto le lacrime a fermarsi e al cuore di calmarsi.
Facevo fatica ogni volta ma ce la facevo, e stavo appunto riuscendo a finire anche i compiti quando dalla porta entrò Valentina.
«Troppo emozionata per rispondere al telefono? Raccontami tutto! Quando lo hai ricevuto?», sul viso la stessa espressione che avevo io all'inizio del pomeriggio.
Decisi di rivolgerle un saluto evitando i suoi occhi mentre fingevo di essere commossa e le passai il libro.
La mia amica lo sfogliò piano, con la cura di chi ha visto nascere quella storia sin dal primo giorno.
«Eleonora, è stupendo. È davvero...». Infine però, nonostante i miei sforzi lei riuscì ad incrociare il mio sguardo e capì come stavo realmente.
«Che cosa...», «abbiamo rischiato di baciarci» sussurrai.
Perfino dirlo mi provocò una fitta al petto e la paura ricominciò ad invadermi.
Valentina non disse nulla, mi abbracciò dolcemente e io le fui talmente grata da accennare un sorriso, nonostante tutto.
Il sorriso però si trasformò presto in un pizzichio rischioso agli occhi, perché Vale stava continuando ad accarezzarmi piano la schiena facendomi sentire un po' troppo al sicuro.
Strinsi le palpebre, deglutii, cercai di trattenermi in ogni modo possibile, ma alla fine ricambiare l'abbraccio con più forza fu inevitabile.
E fu inevitabile anche lasciar scorrere quelle lacrime che tanto avevo cercato di bloccare, mordicchiandomi il labbro per evitare di lasciar sfuggire i singhiozzi. Anche se lei sapeva benissimo cosa stavo provando.
Passò a giocare con le ciocche rosse dei miei capelli e io, mi lasci andare ad un pianto infinito.
Piansi per aver lasciato Fenomeno in quella stanza ed essere scappata via.
Piansi per essermi paralizzata dalla paura.
Piansi perché un bacio avrebbe dimostrato che provavo qualcosa, mentre i sentimenti potevo ignorarli come avevo fatto fino ad ora.
Piansi per la paura di legarmi ancora qualcuno, e per la paura di essere usata un'altra volta.
Piansi, perché nonostante fosse passato tempo non riuscivo a dimenticare le sensazioni che avevo provato e ad evitare di paralizzarmi per ogni cosa mi ricordasse quei momenti.
Piansi perché ero rotta, bloccata da ricordi inutili del passato quando avevo davanti il presente.
Semplicemente, piansi perché avevo bisogno di piangere.
E Valentina non mi lasciò nemmeno un attimo.
Mi aggrappai a lei come ci si aggrappa all'unica persona con la quale puoi nascondere le tue lacrime, ma non il tuo cuore. Come se stessi precipitando nel vuoto e lei fosse la mia sola ancora, come se fosse l'unica che poteva starmi accanto.
Perché nessuno poteva capire davvero le mie paranoie e le mie paure, però la mia amica non aveva bisogno di capirle.
Lei mi sosteneva. Rideva con me quando scherzavamo, leggeva i miei sguardi quando parlavamo, e mi abbracciava quando scoppiavo a piangere per motivi che lei non poteva capire.
Era una delle poche persone che avevo accettato di voler bene, gli altri... Con gli altri rimanevo sempre in allerta.
Anche quando non volevo, coglievo segnali che in realtà non esistevano, mi paralizzavo per nulla.
Ero rotta, neanche il tempo poteva guarirmi, e aver pensato di potermi lasciare alle spalle ciò che era successo e per poi ritrovarmi in queste condizioni per così poco obbligavano le mie lacrime a continuare a scendere, senza esitazione.
In quel momento capii cosa mancava al mio libro. La dedica.
Non ho mai capito cosa significasse essere rotti, ma ora lo so.
Per me significa credere di essere guariti ma ritrovarsi a pezzi per nulla.
In realtà però ci sono diversi modi per essere rotti, perché ognuno di noi lo è a modo suo.
Perciò dedico questa storia a chiunque si senta rotto, perché forse non guariremo mai fino in fondo, ma se tutti siamo un po' rotti, forse il problema non ci sembrerà più così grave.Spazio autrice
Gli occhi lucidi mentre pubblico questo capitolo parlano per me. Perchè ricordo bene il giorno in cui l'ho scritto, mentre provavo ognuna di quelle emozioni, mentre piangevo fino a farmi mancare l'aria, mentre la paura che il passato tornasse come un déjà vu mi mangiava viva, mentre trovavo la forza di accettare quelle sensazioni e scrivere quella dedica.
Per questo ho deciso di rendere quelle parole finali, la dedica di questa stessa storia.
Per me non sarà mai solo una dedica.
Vi ringrazio di essere arrivati fino a questo punto della storia, vi ringrazio per ogni commento o stellina, vi ringrazio se Eleonora e James sono riusciti a strapparvi un sorriso e spero abbiate apprezzato anche questo capitolo. Vi sono accanto se almeno una volta vi siete rivisti nelle parole di Eleonora, se vi siete sentiti dei pezzi rotti, dei frammenti scheggiati, con ferite invisibili, di vetro.
La storia non è finita, eh no, devono succedere ancora diverse cosette, ma questo capitolo in particolare, era importante.
Ci vediamo al prossimo capitolo🤍🤍🩹
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Frammenti di vetro
ChickLitTRAMA: Una normale cittadina della California, normali studenti, normali ragazzi. Un normale trasferimento...Ma si può definire normale un terremoto? Si, si può. Quello che scatena però...quello non è normale. Due anime diverse, entrambe forti ma p...