Capitolo 12

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...Oh ma io non ho paura dello skate infatti. Ho paura di te come insegnante». 

«Se avessi le mie caramelle te le lancerei addosso» mi minacciò lei indispettita e io ne approfittai per esultare divertito, «ma non le hai, quindi non puoi farmi nulla». 

«Non sfidarmi» tentò di fare la voce intimidatoria, ma riuscì soltanto a farmi scoppiare a ridere. «Non ci penso proprio», «quindi...» ero insicuro di ciò che stavo dicendo, «la lezione di skate a quando è fissata?», «allora, nel fine settimana di mattina vado da Noemi, quindi un pomeriggio qualsiasi. Scegli tu», «sabato» mormorai senza neanche pensarci. 

Domenica c'era la telefonata, non potevo perderla. 

 Eleonora però non si accorse di nulla, si limitò ad annuire in quel silenzio piacevole. 

Mi sistemai meglio anche io mentre la luce timida illuminava le mie All Star nere, lei di fronte a me si stringeva nel suo maglione nero tirato fino ai polsi e mi resi conto di una cosa... 

Sarebbe stata una scena da film, ma non poteva ignorare i brividi che la facevano tremare «Fiammina prendi la mia felpa, stai congelando», «ma no tu, come faresti tu?», «non preoccuparti, prendi» tanto a me era venuto addirittura caldo.

Me la sfilai con i suoi occhi cerulei addosso e gliela porsi. 

Era enorme, eppure ci stava bene lì dentro.

«Grazie Fenomeno», «Non voglio avere una Fiammina sulla coscienza». 

Ridacchiò ma un brivido la fece tremare di nuovo, «hai ancora freddo? No, ora non più, però sto iniziando a scendere un bel po' la temperatura», non potevo darle torto. 

Anche il sole sembrava aver perso tutto il suo calore. 

«Andiamo via, abbiamo svuotato due aule intere, può bastare», «prima salutiamo gli altri...» nel il giardino però eravamo rimasti solo io e lei. 

«Wow, è volato il tempo», «che ore sono?» Eleonora mi mostrerò lo schermo del suo telefono dallo sfondo stellato. «E' tardi» mormorai sorpreso, poi, presi dallo stesso presentimento ci voltammo verso il cancello... Era chiuso. 

«Ma quando lo hanno chiuso? Non ce ne siamo nemmeno accorti», «forse mentre eravamo dentro a prendere qualche sedia». «Che facciamo?» mi domandò preoccupata, forse anche un po' impanicata. 

Nemmeno io ero sicuro di su cosa avremmo dovuto fare, ma di certo la dovevo calmare.

Tranquilla, adesso troviamo una soluzione», «scavalchiamo?», «ma cosa dici, sarà alto tre metri. Mica possiamo volare, e poi hanno sistemato l'allarme e dal terremoto per paura che arrivassero gli sciacalli». 

 «Allora allora, allora... Allora come usciamo?» le posai d'istinto le mani sulle spalle per calmarla e lei sembrò reagire il mio tocco, come se la scossa non l'avessi sentita solo io.

«Intanto andiamo dentro alla scuola, almeno lì ci sarà un po' più caldo» per una volta si arrese alle mie parole e insieme entrammo nella solita aula, facendoci luce con la torcia del telefono.

«Ok, dobbiamo trovare un modo intelligente per uscire da qui...», «rompiamo una finestra», «e questa sarebbe una soluzione intelligente?» risi.

«Telefoniamo a qualcuno», mi trovai costretto ad annuire, non avevo davvero idea di come fare ad uscire da lì. 

«Io ho dimenticato a casa il telefono», «non preoccuparti Fenomeno, ho il mio» sorrisi, almeno un problema era risolto. «Ora dobbiamo capire chi telefonare», «Valentina?» tentò Eleonora insicura e confusa quanto me. «Nessuno dei nostri compagni di classe può aiutarci», «ok, provo con mia madre, magari lei saprà cosa fare» il silenzio della scuola deserta venne interrotto solo dallo squillo del telefono. 

Ben presto la distanza tra uno squillo e all'altro aumentò, così come aumentò il freddo intorno a noi. 

«Non risponde, sarà in ospedale» sospirò prima di continuare «la batteria è quasi morta, potrebbe scaricarsi del tutto per altre telefonate inutili». 

«Allora fermati, riflettiamo un attimo». 

Dopo dieci lunghissimi minuti eravamo ancora bloccati con la mente arida di idee. 

«Gino!» il grido improvviso di Eleonora mi fece sobbalzare, il cuore mi schizzò in gola, come se non fosse già abbastanza Impazzito per conto suo. 

«Cosa?», «Gino», ripeté come se fosse la soluzione più ovvia a tutti i nostri problemi, e io mi ritrovai a guardarla come se fosse una matta. 

«Gino è il bidello più anziano della scuola, lavora qui da sempre. Lo conosco bene, lui ha anche il codice del sistema dell'allarme e la chiave della scuola, posso provare a telefonare a lui, è un uomo dolcissimo, non credo che ci lascerà qui a morire congelati», «ottimo. Chiamalo». 

In effetti Eleonora aveva ragione, Gino trovò il lato comico della stazione e si preparò subito per uscire. 

«Grazie, sei il nostro eroe» esclamò lei prima di mettere giù la chiamata.

La fioca luce dello schermo illuminò il suo viso ed io notai che il naso e le guance le erano diventate rosse per il freddo. «Cosa facciamo mentre aspettiamo che arrivi?», «io ho un gioco sul telefono, possiamo fare una partita se vuoi», in fondo non dovevamo più conservare la batteria, perciò, perché no? «Certo». 

«Gira a destra, a destra!», 

«ho paura di andare nel fuoco», 

«basta che passi veloce. Sì, così, brava!».

 Gino, arrivò proprio nel momento in cui io e lei vincemmo la partita, la schermata si riempì di coriandoli d'oro e palloncini, «almeno vi stavate divertendo ragazzi, dai, andiamo via ora» mormorò lui sorridendo. 

Ci portò addirittura davanti la nostra via con la macchina, così dopo infiniti ringraziamenti lui tornò a casa. «Siamo ancora vivi» constatai soddisfatto, facendola ridere. 

«Direi di sì, non torneremo là prima di due giorni, tu però non dimenticarti delle lezioni di skate», «lo segnerò sul calendario» giurai con le mani alzate. «Bravo» sussurrò piano, la guardai allontanarsi con la mia felpa stretta al corpo. 

«Buonanotte Fenomeno», «buonanotte Fiammina». 

Cavolo, era la seconda volta che succedeva.

Spazio autrice

Ciaoo, oggi capitolo un po' corto, lo so, scusatemi tanto ma domani parto (per la Calabria, che bello😍) perciò non avevo molto tempo. 

Anche stavolta Eleonora e James hanno trovato il tempo per passare più tempo insieme, non è che fanno a posta? Ahahahahha

Per fortuna che è arrivato Gino, altrimenti chissà cosa sarebbe successo... eh eh. 

Come vi dicevo, parto per andare in vacanza, quindi per 10 giorni non aggiornerò. Mi dispiace tantoooo, ma non riesco a fare altrimenti. 

Ci rivediamo tra 10 giorni! Sarei contenta di rispondere ad ogni commento, grazie per ogni stellina. Ogni interazione mi emoziona, perchè questa storia è stata per tanti mesi nella mia testa, oppure nelle chiacchiere di casa mia, nei fogli della mia scrivania...E finalmente posso condividerla. 

Grazie di tutto🤍(Ci rivediamo tra 10 giorni)

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