Capitolo 11

29 9 11
                                    

Dopo Halloween piovve per giorni, ma oggi finalmente era spuntato il sole e io ne stavo già approfittando pranzando in cortile con un panino un po' sbriciolato.

Tutti gli studenti erano già tornati a casa, ci c'eravamo solo noi che avevamo aderito al progetto.

James mangiava una focaccia, lo sguardo perso nel prato di fronte a noi e gli auricolari blu notte nascosti sul loro cappuccio bianco della felpa.

Poi ovviamente arrivò qualcosa che ruppe quell'attimo di pace, la suoneria del mio telefono. Stavo già per riattaccare, ma il nome dell'infermiera che si occupava di Noemi mi convinse a premere sull'icona verde.

La chiamata fu breve ma non tardarono ad arrivare due emozioni potenti come onde, la prima fu il sollievo, la seconda mi paralizzò, completamente.

Chiusi gli occhi cercando di bloccare la tempesta di pensieri che stava riempiendo la testa. Emisi un solo sospiro per liberarmi di quei vortici nella mente ma attirai l'attenzione di James. Sentii il suo sguardo addosso ancor prima che mettesse suoni, i suoi occhi erano in grado di incendiare la mia pelle con una sola occhiata.

«Che succede?» non avevo le forze per fingere che non fosse accaduto nulla,

«la dottoressa mi ha detto che Noemi si è svegliata e ha ripreso completamente il ciclo sonno-veglia», «vuoi andare in ospedale?», «non lo so se voglio parlarle», non era per lui, ma non avevo voglia di affrontare quell'argomento, e Fenomeno per fortuna se ne accorse. «Qui si sta davvero bene, il preside però ci sta aspettando, andiamo».

In effetti Il preside ci stava proprio aspettando e appena arrivammo cominciò a spiegarci il programma del pomeriggio.

«Dovrete fare un lavoro un po' più impegnativo» iniziò lui causandomi un sospiro,

proprio oggi che non ho la testa dobbiamo fare qualcosa di impegnativo.

«L'atrio è pieno di scatoloni pieni di oggetti perduti tutti ammucchiati, ogni giorno arrivano degli studenti che reclamano una propria cosa, ma nelle condizioni attuali è impossibile ritrovare nulla. Per questo oggi pomeriggio vi chiedo di dividere in qualche modo gli oggetti in categorie diverse, è molto importante che ognuno ritorni in possesso delle proprie cose».

In effetti era più complicato rispetto al solito, però era una cosa bellissima quella che dovevamo fare così, anche se presa da altri pensieri, ci si sistemammo in una delle poche aule già svuotate con una decina di scatoloni vuoti e un'altra decina pieni.

Avevamo deciso di suddividere tutto in quattro gruppi, quello con gli oggetti scolastici, quello con gli oggetti più femminili, quello con gli oggetti più maschili e quello con gli oggetti misti.

Si rivelò un ottimo metodo perché lavorammo in tranquillità e ordine, James si sistemò nella posizione accanto alla mia ma non parlo mai, non cerco mai di iniziare una conversazione per forza e mi fece piacere.

Continuammo a dividere le cose nei vari scatoloni svuotando sempre di più i muchi di oggetti misti, preparando i cartelli con le varie indicazioni, facemmo un secondo giro di controllo, organizzammo anche un piccolo angolino con ciò che si era rotto finché... Finché non arrivò il momento di decidere.

Non potevo aspettare oltre, dovevo decidere adesso se andare da Noemi sì o no.

«Credo... che ci andrò» mormorai in modo che mi sentisse solo James, subito dopo però mi lasciai prendere dalle insicurezze.

«No, in realtà dobbiamo ancora allestire lo stand e poi...», «ce ne occupiamo noi. Ti ricordo che queste sono ore libere e puoi andartene quando vuoi. Dai, vai da tua sorella», praticamente mi spinse fuori dall'aula e io mi ritrovai ad uscire con un mezzo sorriso sulle labbra.

Frammenti di vetroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora