Capitolo 23

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Valentina

Eravamo rimasti soltanto io e Blake, gli altri se ne erano appena andati. 

Io di solito non rimanevo mai alle feste fino alla fine, ma questa perché non godersela? 

Ci avevamo messo un bel po' di pomeriggi per preparare tutto, anche se era stato divertente, e la festa era venuta proprio bene. 

Adesso la luce era finalmente accesa, dopo aver passato ore al buio con i bastoncini luminosi che Blake tanto amava, gli snack erano finiti e il pavimento ricoperto di cartacce, briciole e spazzatura varia. 

Per fortuna avevamo il resto della notte. 

Avevamo già parlato con i genitori di Eleonora che avevano deciso che, dopo essere stati in ospedale avrebbero cenato in giro e poi dormito in hotel. 

«Ehi Vale mi aiuti?» la voce di Blake arrivò alle mie spalle, dove lui stava iniziando a togliere un festone con su scritto "Buon compleanno matta", «certo» ridacchiai riponendo anche quello nello scatolone e ci preparammo per pulire un po' i tavoli e il pavimento. 

«Blake vado a chiamare Eleonora», «sì, starà scrivendo» sorrise perché entrambi conoscevamo la nostra amica, ma almeno aveva festeggiato un po' con noi. 

Salii le scale di corsa iniziando a parlare già dal decimo scalino, «gli altri se ne sono andati. Stiamo sistemando un po', vieni con noi così...» davanti alla porta aperta, mi bloccai di colpo, osservando la scena che avevo davanti. In un attimo mi ritrovai a sorridere. 

Eleonora e James, seduti sul letto, uno accanto all'altra con uno strano scacciapensieri davanti, addormentati. 

Erano rannicchiati con la schiena contro il muro, lei leggermente più voltata verso James, tenendosi stretti, con l'espressione così serena che sembrava che la sola vicinanza li proteggesse. 

Accanto a loro, la sedia era piena di carta azzurra, mentre sulla scrivania lo schermo del computer recitava "Messaggio inviato con successo", con accanto un pacchetto vuoto di caramelle. 

Mi morsi il labbro per trattenere un altro sorriso e richiusi la porta, lasciandoli abbracciati nel sonno.

Eleonora

Sollevai piano le palpebre, ma l'improvvisa luce offuscò le immagini davanti a me. 

Ieri sera dovevo aver lasciato la tenda aperta

Cercai nuovamente di guardarmi intorno e la prima cosa che notai furono delle perline rosse. Le perline dello scacciapensieri, quello che mi aveva regalato James, dopo aver passato la serata e la notte con me mentre finivo la storia. 

La storia. 

Fenomeno. 

Il letto. 

Le caramelle. 

La festa. 

Il mio compleanno.

I ricordi tornarono come flash facendo aumentare i miei battiti. E James era lì accanto a me, che dormiva parlando del sonno. 

Era buffissimo, senza neanche rendermene conto iniziai a ridere, svegliandolo. 

«Che succede? Dove sono e perché tu sei qui con me?», «calmati!» risi ancora di più. 

Poi mi mossi piano allontanandomi da lui e mi sedetti a gambe incrociate, senza però abbandonare il letto. 

Rimasi in silenzio per farlo svegliare e finalmente anche lui si ricordò quello che era successo. «Ahhh abbiamo fatto come Olivia e Derek, addormentandoci» ridacchiò, e io finsi di non far caso al doppio senso, vista com'era finita la storia tra loro due. 

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