Capitolo 28

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«Oggi ce la facciamo sistemare quella la finestra?» fu il saluto di Fenomeno quando ci ritrovammo nel pomeriggio... 

Nella solita classe, che ormai iniziava a sembrare un'aula normale e non un ambiente sopravvissuto ad un terremoto. 

«Certo, sei pronto?», «siamo pronti» mi corresse ma io scossi la testa con un sorrisetto. 

«Tu l'ultima volta non avevi risposto e non avevamo fatto in tempo a prendere la chiave, così oggi te ne occupi da solo di mettere su quel vetro»,

«piuttosto vendicativa eh?», 

«già» finsi di essere forte, ma stavamo ridendo entrambi. 

«Facciamo una sfida, chi lavora meglio su quella finestra, vince», «tu vuoi davvero una sfida per mettere un vetro nuovo nella finestra?!», «yes». 

Il suo sguardo determinato mi fece sorridere, era una competizione insensata, però io non mi tiravo di certo indietro. 

«Va bene. Iniziamo». 

Già per tirare giù la montatura dai cardini, rischiammo di ammazzarci, e finimmo per sgretolare il vetro ancora di più. 

«Beh, tanto era già rotto... » mormorai con aria colpevole, la stessa che assunse anche lui qualche minuto dopo quando tutto ciò che rimaneva della lastra si ruppe sotto il banco, spargendo mille frammenti di vetro sul pavimento. 

«Invece che un manto di neve, abbiamo un manto di vetro» le parole di James mi strapparono un risolino, ma anche lo scricchiolio che i pezzetti provocavano quando noi gli camminavamo sopra per prendere il vetro  nuovo contribuirono. 

A quel punto però abbandonammo il divertimento per chinarci sul banco.

«Dovrebbe esserci un modo per aprire il telaio...» borbottò esaminando tutta la superficie con una specie di cacciavite. 

«Eccolo», senza neanche che me ne accorgessi aprì una fessura nella plastica bianca.

«Aiutami a infilare il vetro», «qui?», «sì». 

Quello fu più facile del previsto, grazie al suo aiuto.

 «Come sai farlo?» gli chiesi mentre lui controllava che lo avessimo inserito bene,

«mio nonno era un falegname. E da piccolo lo guardavo lavorare il legno per ore, mi sedevo sempre su uno sgabello nella veranda e rimanevo così tutto il tempo». 

Immaginai un piccolo James bambino che guardava mirato il suo nonno. 

Sollevai le iridi sulle sue e il mio colore cristallino a contatto con il suo color Ebano mi colse alla sprovvista. Un improvviso senso di vuoto sotto di me.

 «Continua, sono curiosa», lo sentii sorridere, anche se non riuscivo più a vedere il suo volto, appena chino sulla finestra. 

«Un giorno mio nonno ha detto che non potevo rimanere tutte quelle ore sullo sgabello perché, anche se era estate, e quindi c'era caldo, ero scomodo. Così mi propose di costruire insieme una casa sull'albero, che si affacciasse proprio sul punto dove lavorava lui. Ce ne occupammo insieme tutta l'estate...».

«Ed è lì che hai imparato a sistemare le finestre?». 

«Sì Beh, più o meno. Avevo dieci anni quando è successo, però me lo ricordo perfettamente, ci eravamo divertiti molto», ridacchiai e lui con un colpo secco richiuse la montatura con il vetro già sistemato. 

«Sono proprio un Fenomeno» commentò orgoglioso, «sei proprio uno scemo» ribattei rapida, divertita, però dovevo ammettere che era venuta proprio bene. 

«Fiammina, ti ricordo che hai perso la sfida. Quindi cosa ne dici di prenderti la rivincita giocando a tris?», 

«non è che lo sforzo eccessivo per sistemare il vetro ti ha dato alla testa?», 

«guarda il vetro» mormorò telegrafico. 

Confusa, abbassai lo sguardo, e la superficie era completamente appannata. 

Accidenti al mio sorrisetto, nasceva contro la mia volontà

«Già lo sai». 

Iniziai con un paio di mosse di cui andai orgogliosa, mettendolo subito in difficoltà, 

«non permetterò che vincano le X» borbottò James agguerrito, mordicchiandosi il labbro, e contro le sue previsioni, perse.

«Ops, hanno vinto le X» gli feci una linguaccia, mentre con le mani mi raccolsi velocemente i capelli per allontanarli dal viso. 

«Questo gioco mi ha stancato» sbuffò come un bambino capriccioso. 

«Va bene, va bene. A quanto pare nemmeno i Fenomeni accettano le  sconfitte, sistemiamo la finestra sui cardini». «Certo». 

Lo aiutai a spostarla dal banco alla parete, ma subito dopo mi persi a guardare il cielo. 

Era dorato, nel vero senso della parola, quella luce risaltò ogni foglia rossa autunnale. Questo era era proprio una delle cose che più amavo dell'inverno, che si poteva vedere il tramonto anche presto. Il manto lucido della finestra illuminato dall'ultimo sole invece, mi fece venire in mente una cosa. 

«Siamo pari» mormorai attirando l'attenzione del Fenomeno. 

«Tu hai vinto la sfida della finestra, io quella di tris. Ci manca lo spareggio... Potremmo farlo alla pista di pattinaggio». 

Ma che idee mi venivano?! 

Era decisamente un'idea stupida, ma ormai l'avevo detto, perciò rivolsi le iridi chiare su di lui.

«Ovvio che ti sfido sul ghiaccio Fiammina, ma... a te piace proprio tanto la sconfitta, vero?».

 «Smettila» scoppiai a ridere. «Non vedo l'ora di vedere le tue cadute», «oh, di certo non le mie».

«Eleonora» una voce ci interruppe alle spalle.

Spazio autrice

Eccociii, scusate se ieri non ho pubblicato, davvero non ho fatto in tempo, però oggi ho recuperato, infatti pubblicherò due capitoli🤍

Cosa ne pensate di Eleonora e James esperti di finestre? Anche se hanno sgretolato un vetro... ma questi sono dettagli di poca importanza ahahaha 

Fiammina è impazzita con il pattinaggio? Chissà.... 

Al prossimo capitolo (ovvero tra un'oretta)🤍🤍🤍

Come sempre ringrazio e spero di aver meritato una stellina e qualche commento, sono davvero utili, grazie milleee

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