Capitolo 21

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Al piano di sotto la festa procedeva ancora bene, la musica era carina e tutti adesso stavano giocando con i palloncini portati da Blake. 

Qualcuno ne aveva gonfiati con le lucine dentro e la stanza era un miscuglio di colori e musica.

Ma non era nemmeno paragonabile alla serata in camera con Fiammina. 

Riempii un vassoio con un bel po' di pizzette e dolcetti al cioccolato, dato che era quello che aveva tentato di mangiare Eleonora prima, poi aggiunsi delle patatine e una bottiglietta di acqua, e infine presi il sacchetto zuccherato che avevo portato da casa apposta per lei. 

Per poco non mi ribaltai sulle scale, ma alla fine arrivai in camera sano e salvo. 

«Ecco i rifornimenti» annunciai senza però ricevere risposta. 

Lei non staccò gli occhi dal quaderno. Il rumore ritmico della penna continuò finché... Finché Eleonora non scattò in piedi con gli occhi quasi lucidi «finito», la voce tremante di emozione incredulità e commozione.

«L'ho finito» ripeté voltandosi verso di me, mentre un sorriso le rilassava il volto, «l'ho davvero finita, la mia storia» presi tra le mani il suo quaderno, così lei ripresa a respirare deglutendo a fatica. 

Ammirai le pagine che aveva reso sue con tutto quello impegno. 

«Ce l'hai fatta a Fiammina, con tutta la determinazione di una fiamma. Avevi detto che l'avresti finito e lo hai fatto», «sì» soffiò emozionata. 

«Adesso devo scriverlo al computer» rise, «così lo posso inviare», «quanto è lungo l'ultimo capitolo?» domandai fingendomi preoccupato, anche se in realtà non lo ero per nulla. 

Ci saremmo riusciti a tutti i costi. 

«Undici pagine», «ah dai, credevo peggio» ammisi sollevato. 

Eleonora aprì il computer davanti a sé, entrando con il mouse nella cartella "first book"

«Tu hai già programmato di scriverne altri eh?», «certo» ridacchiò lei, dopodiché riprese il quaderno sulle ginocchia e trascrisse la prima riga, io però la fermai. 

«Fiammina ti meriti una pausa, mangia qualcosa, questa volta non ti rubo nulla. Io nel frattempo copio il lavoro al computer, non sono velocissimo, ma almeno non rimani indietro»,

«ma no, dai...», 

«lo so che hai fame, e poi riposarti ti farà bene. Così dopo sarai più lucida». 

«Hai ragione» cedette curiosando nel vassoio, «tu non hai fame?», «mangio dopo» la rassicurai.

Anch'io ero un po' stanco, ma il suo lavoro doveva essere perfetto. In un attimo ritrovai tutta l'energia e l'attenzione per non fare errori. 

«Grazie» le lanciai uno sguardo, era sul letto nel punto esatto dove ero io poco prima e gustava una focaccina Anche lei alzò il viso verso di me e i nostri occhi si legarono. 

Neanche la stanchezza poteva modificare l'effetto che mi faceva ogni volta.  

Eleonora

Non mi ero mai immaginata così la sera del mio compleanno, però mi piaceva. 

E James non se n'era andato. Quando lo avevo visto entrare, avevo desiderato con tutta me stessa che restasse, ma non potevo chiederglielo. Lui però anche senza le mie parole era rimasto. 

Lo leggevo nei nostri sguardi, era quello il nostro posto adesso. 

La timida luce della lampada illuminava meglio la scrivania dove lui stava scrivendo qualche pagina della storia al posto mio così che nel frattempo potessi riposarmi e mangiare. 

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