Capitolo 15

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Qualche ora dopo mi ritrovai sul letto pronta ad andare a dormire, avvolta nel mio pigiama con i panda e i capelli raccolti con un mollettone nero lucido. 

Ero stanca ma soddisfatta perché prima di cena ero andata a trovare Noemi e nonostante non riuscisse a muovere ancora le gambe mi era sembrata più serena. 

Inoltre avevo appena finito di scrivere una decina di pagine del mio quaderno con nuove idee sulla storia e mi sentivo felice e leggera come ogni volta che scrivevo. 

Solo quello mi regalava queste sensazioni. 

Mi lasciai sprofondare di più tra le coperte per mettermi comoda e rispondere ai messaggi di Valentina. 

"Oggi Blake mi ha minacciato" non poté fare a meno che scapparmi una risata. 

"In che senso?", 

"mi ha minacciato", 

"di cosa?", 

"di non darmi più le sue barrette di cioccolato a merenda". 

"Wow che minaccia", 

"già, mi è venuta la pelle d'oca". 

"E in cosa consiste il resto della minaccia?", "

ha detto che non mi darà più le barrette, se non vado alla sua partita di basket"

Il solito mattacchione... Cercai uno sticker adatto da mandarle, ma un altro messaggio mi interruppe. 

"Ovviamente la minaccia è anche per voi", in quel momento mi venne in mente James. 

Non sapevo come guarire le sue cicatrici, non sapevo neppure se fosse possibile farlo, ma forse stare con i suoi amici lo avrebbe fatto stare meglio. Noi non lo avremmo mai giudicato, ma sapevo quanto fosse angosciante la paura di rivivere il passato. Forse solo sentirsi accettato insieme a noi lo avrebbe fatto sentire al sicuro, almeno in quelle poche situazioni si sarebbe sentito libero. 

"Dai, ti accompagniamo, ho pena di te" scherzai, 

"domani lo diciamo a James. Magari riusciamo a convincerlo". 

Lo speravo davvero tanto, così che si divertisse un po' con noi, ma evitai di scriverlo a Valentina.

"Quand'è la partita?", 

"tra quattro giorni a metà pomeriggio, nella palestra della scuola" mi rispose con una velocità che mi fece ridere. 

"Te l'eri imparato a memoria?" lei si limitò ad inviarmi una faccina con la linguaccia, la nostra preferita, e con quell'espressione divertita sul volto le diedi la buonanotte e mi addormentai.

                                                                        *

Quei quattro giorni passarono veloci come niente, o forse era stata solo una magia di Blake per far scorrere il tempo più velocemente e far arrivare la la sua partita, ma il momento di chiudere il computer e raggiungere i miei compagni nella palestra della scuola era già arrivato. 

Là trovai sia Valentina che James già seduti sulla scalinata, mentre Blake, probabilmente era in spogliatoio con la squadra.

 «Ehi», «ciao» mi salutarono subito, mi sedetti accanto alla mia amica guardando la di sottecchi.

«Neanche questa volta hai portato il cartellone», 

 «che cartellone?» mi voltai verso James incontrando il suo sguardo curioso, mentre minuscole scosse mi scaldavano le guance. 

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