Capitolo 31

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James

In qualche modo Fiammina aveva avuto un'influenza su di me, altrimenti non mi spiegavo perché avessi appena terminato di scrivere una lettera a mio padre, proprio oggi. 

Lui aveva lasciato la nostra casa quando avevo appena tre anni e non aveva mai fatto parte della mia vita. Eppure ricordavo il suo compleanno. 

Cinque giorni prima di Natale, ed era oggi. 

Era così da sempre ma non gli avevo mai fatto gli auguri, perché iniziare oggi? 

Noi due non eravamo in brutti rapporti, certo, ma solo perché non lo avevamo proprio, un rapporto.

Nonostante le telefonate che ogni tanto riempivano le mie domeniche. 

Scrivere quella lettera era stata decisamente una sciocchezza, e i miei pensieri ed emozioni che si sovrapponevano in confusione mi fecero capire che non dovevo pensarci, né a lui, né alla lettera, né al suo compleanno, infatti me ne andai.

Però quel foglio di carta lo lasciai dov'era, senza strapparlo. 

Anche se ormai era metà pomeriggio decisi di andare a scuola, anche perché mancavano solo tre giorni prima delle vacanze di Natale e il lavoro da fare era ancora molto. 

Quando arrivai mi ritrovai davanti una Eleonora con le maniche della felpa arrotolate fino al gomito, una fascia bianca che le raccoglieva i capelli all'indietro e un buffo caschetto in mano, alle prese con un rotolo di nastro. 

Nonostante i pensieri che avevo, mi venne da ridere. 

«Ma che combini?», «Fenomeno?» si voltò di scatto verso di me, trascinando sul pavimento la sedia accanto alla finestra e in un attimo ci salì sopra. 

«Cosa stai facendo?» chiesi ancora ma ovviamente neppure questa volta mi rispose, «mi passi il righello?» borbottò con gli occhi fissi sull'angolo del soffitto. 

In risposta sollevai un sopracciglio confuso e finii per darle ciò che mi aveva chiesto, ci mise due minuti buoni per appiccicare il nastro al soffitto misurando qualcosa con il righello e lasciando il rotolo pendolare giù. 

Scese dalla sedia un sorriso soddisfatto sul volto, «hai intenzione di dirmi cosa stai facendo?», «se ti dico di no mi tiri il righello in testa?» ridacchiò, poi decise di tornare seria. 

«Gli altri gruppi hanno già iniziato a dipingere le pareti» iniziò senza farmi capire dove volesse arrivare, «Fiammina ti piace farmi gli indovinelli?», ridacchiò sotto la fascia bianca. 

«Sì, però dovremmo iniziare anche noi. Per farlo dobbiamo attaccare il nastro adesivo ad ogni angolo perché sono i punti da rifinire alla fine e poi stendere un velo sul pavimento»,

«d'accordo, iniziamo?», la vidi sorridere mentre mi toglievo la felpa, «iniziamo».

«Qual è la prima cosa da fare?»,

 «vorrei finire di attaccare il nastro almeno in alto, così dopo possiamo spostare la sedia...»,

«perché per stendere il telo dobbiamo svuotare la stanza»,

«wow. Che intuito» mi prese in giro Eleonora. 

«Fiammina guarda che ti faccio cadere mentre sei sulla sedia», «provaci» rise. 

A quel punto presi anch'io un rotolo di nastro e mi posizionai nell'angolo opposto, quando mi voltai e vidi Eleonora in piedi su quella sedia con le rotelle però non mi piacque, non mi piacque affatto. 

Lasciai perdere immediatamente quello che stavo facendo e andai da lei. 

Non mi resi nemmeno conto che oltre ad un piede fermo sulle ruotine le avevo appoggiato una mano sulla schiena finché quel contatto divenne tanto rovente da bruciarmi la pelle. 

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