Capitolo 22

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«Dov'è il caffè?», «qui» gli passai il barattolo con la polvere. 

Ma senza polvere. Era finito. 

«Che facciamo?» chiese lui guardandosi intorno, io non potrei fare altro che stringere le spalle. 

O forse no. 

Aprii velocemente il frigo trovando già ciò che cercavo proprio lì davanti ai miei occhi, sorrisi compiaciuta prendendo due bustine dalla credenza, «che fai?» ridacchiò Fenomeno controllando con lo sguardo ogni mia mossa esperta.

Esperta perché l'avevo già fatto milioni di volte, ed ara l'unica cosa che sapevo fare in cucina.

«Mi passi quelle tazze?», «quelle con la renna?», «sì» risi, lui invece seguiva i miei comandi con le sopracciglia corrucciate. 

«Cioccolata calda» soffiai prendendo vittoriosa la panna dal frigo per decorare le nostre tazze fumanti di soffice panna fredda in contrasto con il calore della cioccolata. 

«Scappiamo su» mormorai scambiandoci un'occhiata, corremmo fino alle scale, ma quei cretini in salotto stavano lanciando palloncino ovunque e uno mi arrivò tra i piedi facendomi cadere sul primo scalino. 

«Ma cosa fai?» bisbiglio James. «Certo, aspettami», «devo finire questo« altre voci si avvicinarono a noi, voci conosciute, facendoci fuggire per le scale, velocemente, con le tazze tra le mani e io con un ginocchio dolorante. 

«Chiudi!», finalmente in camera noi... Scoppiammo a ridere, a ridere come due bambini.

«Perché ti eri fermata lì?», «ero caduta!», «la tua caduta ci ha quasi fatto scoprire da Blake e Valentina. E abbiamo rischiato di rovesciare la cioccolata», «per fortuna non è successo, sarebbe stata la fine del mondo» lo presi in giro. 

Appoggiai le tazze sulla scrivania, sedendomi sulla sedia, mentre lui si appoggiò direttamente alla scrivania. 

«Quale vuoi?», «quella con più panna», «scemo, adesso me la prendo io quella con più panna», «ma mi hai chiesto tu di scegliere, e poi tu vuoi solo farmi un dispetto». «Sì» sorrisi angelica, mentre James scuoteva la testa ridacchiando. 

Rivolsi gli occhi al computer notando che finalmente la correzione automatica era completa, «inizio a sistemarlo», per fortuna, ero abbastanza veloce a leggere e alternavo lo sguardo dallo schermo alla cioccolata calda. 

Il testo mi sembrava scorrevole, sistemavo poco, ma sapevo che quella fase di correzione fosse necessaria. 

Fenomeno però non poteva starsene zitto, ovviamente. 

«Si può sapere perché ridi?» bofonchiò, io sbuffai ricominciando a leggere, ma non riuscivo ad ignorarlo. Era più forte di me. 

«Perché mi piace» ammisi arrossendo leggermente, sapevo che probabilmente fosse da stupidi ridere o commentare scene scritte da sé stessi, ma a me veniva naturale. 

«Non è stupido» disse lui leggendomi nella mente, «ma se fa questo effetto a te che l'avrai letto chissà quante volte, non oso immaginare cosa farà a me» ignorando lo sfarfallio nel petto, cercai di concentrarmi, con un sorriso sulle labbra. 

Restammo in silenzio un po', obbligandoci però a non fiatare, e James cercò di farmi ridere in ogni modo perfino facendomi il solletico, e a quel punto gli avevo dato uno schiaffetto che ovviamente non gli aveva fatto nulla. 

Nonostante tutto però riuscii a rimanere tranquilla.

 Anche perché lui ad un certo punto si rimise improvvisamente sul letto in silenzio. 

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