Capitolo 27

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Eleonora

Si era addormentata. 

Si era addormentata già da mezz'ora in realtà ma me non interessava. 

Continuavo ad accarezzarle i capelli lentamente mentre controllavo che la coperta rimanesse dov'era così che non avesse freddo. 

Sapevo che fosse tardi, ma non volevo lasciarla sola la prima notte a casa. 

Se mi fossi messa più comoda accanto a lei, avrei finito per addormentarmi e sonnecchiare anch'io e il giorno dopo la mamma ci avrebbe beccato... 

Resto altri dieci minuti, soltanto dieci minuti

Quei dieci minuti però passarono troppo velocemente, e dato che sapevo che non potessi iniziare il lunedì senza aver dormito, mi costrinsi ad alzarmi. 

Lo feci pianissimo, per non rischiare di svegliarla, e Noemi per fortuna non se ne accorse nemmeno. Vista così sembrava leggera e libera da ogni male, anche se sapevo che non fosse così. 

Le accarezzai ancora una volta i capelli, rossi e lisci come i miei, eppure così diversi. 

I suoi erano più chiari, quasi timidi, un po' come lei, anche se in realtà lei nascondeva la forza e il carattere di una Fenicie. I miei capelli invece erano... rossi.

Le lasciai un bacio sulla fronte, ridacchiando per il peluche che ancora stringeva al petto.

«Riposati scimmietta» sussurrai nel buio prima di sgattaiolare nella mia stanza. 

Mi infilai nelle coperte, nascondendomi perfino il naso, quel calore mi faceva sentire protetta.

Ero stanca, ma i miei occhi non si chiusero, anzi, iniziarono a scannerizzare l'ambiente intorno a me. 

La scrivania era ancora disordinata, ovviamente, e nell'angolo c'era il libro coperto da una foglio che mi ero costretta a non leggere per non farmi distrarre dai compiti. Sul pavimento lo zaino era già pronto per il giorno dopo. 

Poi il mio sguardo passò dallo zaino allo scacciapensieri. 

Automaticamente, scoprii una mano dalle coperte e accarezzai quelle perline. 

Lo scacciapensieri provocò subito la melodia dell'altra sera, facendo riemergere i ricordi. 

"« Questo serve per tenerti compagnia, scacciare via i brutti pensieri e le insicurezze che mi hai raccontato ti assalgono. Non ti guarirà, ma spero ti permetterà di sentirvi più leggera in quei momenti. A volte i problemi non esistono davvero, sono solo nella nostra testa. Magari questo suono ti calmerà... Spero»". 

Aveva ragione, quel suono calmava più di ogni altra cosa, peccato che di notte rischiavo di disturbare qualcuno. 

Fermai i fili che oscillavano lenti e con le dite mi limitai a toccare ogni perlina, con gli occhi chiusi, per ammirarne la forma piccola e liscia. 

Erano leggere, minuscole gocce di vetro collegate da fili d'argento... 

«Ma che?», i miei polpastrelli rilevarono qualcosa di anomalo. 

Quello non era un filo. Quella non era una perlina ne' una fiammella. 

Sollevai le palpebre e con la lampada del comodino illuminai lo scacciapensieri. 

Avevo ragione, o meglio, avevo ragione per metà. 

Tra le mani non avevo un filo ma una catenella dorata, l'altra cosa invece era effettivamente una fiamma, però non era di vetro come le altre, sembrava un ciondolo

Frammenti di vetroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora