2. Quasi come una sorella

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È stato piuttosto umiliante farmi venire a prendere dalla mia migliore amica in mezzo alla strada, con due scatole piene di cianfrusaglie in mano, mentre il carro attrezzi stava trascinando via la mia auto.
Allo stesso tempo è stato rassicurante vedere la sua chioma piena di ricci neri comparire dalla sua piccola auto rossa e senza sapere niente, donarmi un sorriso.
Mi si è avvicinata e mi ha abbracciata a lungo prima di trasferirci a parlare in un bar dove le ho raccontato tutto, a partire da Dough, fino ad arrivare alla causa che vorrebbe aprire il mio capo se non gli do i soldi del danno causato e ovviamente le mie dimissioni.

«Roy è stato un viscido verme balordo... come ha potuto farti una cosa del genere dopo anni in cui gli hai portato solamente successi e grandi fonti di denaro?!» faccio spalline e guardo il ghiaccio sciogliersi dentro alla mia bevanda, «Credo che il danno sia stato troppo perfino per lui...» «E devi provvedere tu perché si mangia i soldi delle vendite!?
Invece di fidarsi ciecamente, doveva testare anche lui quel mascara.» alzo lo sguardo, «In teoria... ero pagata apposta per far sì che lui non se ne occupasse... Jennifer.» la zittisco ma senza volerlo, ho solo raccontato la verità e questo crea in lei dello scompiglio, «Scusa Raquel... non volevo in alcun modo dirti che non ci si deve fidare di te, sei l'agente migliore che esiste... ho comprato un sacco di prodotti lanciati dalla tua azienda e le mie clienti al salone ne vanno matte.» le mostro un mezzo sorriso di rincuoro, è dolcissima mentre cerca di tirarmi su il morale, «Non preoccuparti... devo arrendermi al fatto che possa fare tutte le cose del mondo perfette e che anche io ho dei limiti e sbaglio, quel mascara a quanto pare non era pronto... dovevo tenerlo altre settimane ai controlli...» senza rendercene conto sospiriamo entrambe, «Ed ora come farai a rimborsare quel vile?» non ho un'altra soluzione, me ne viene solamente una ma è anche quella che mi fa più male.

«Venderò la mia casa, i soldi copriranno il danno ed io cercherò un altro lavoro.» sgrana i suoi enormi occhi azzurri, «Ma non scherzare!
E dove andrai a vivere?!» «Metterò il cuore in pace ed andrò da mia madre sopportando i suoi piagnistei contro agli uomini.» è stata da mia madre, le ha presentato Eric, l'uomo che è diventato suo marito da ormai quattro anni ed insieme hanno fatto una bellissima bambina di nome Julia di cui sono la madrina.

Mia madre non è riuscita a tollerarlo nonostante Eric sia un uomo d'oro, sempre curato e molto gentile, è riuscita a strafare dicendo a Jennifer che almeno le è nata una femmina.
«Tua madre ti farà diventare una zitella isterica, non è meglio se vai da tuo padre?» «E fargli venire un infarto perché la figlia nata dalla sua seconda relazione è meglio di quella che ormai ha trent'anni?! No grazie.» adoro mio padre, dargli una delusione dietro l'altra a differenza di Missy, mi fa sentire triste.

Non vorrei mai che si sentisse male a causa mia, anzi, voglio solo la sua tranquillità.
«Non hai altri posti dove andare Raquel...» «Appena terminiamo qui... andrò all'agenzia per mettere la casa in vendita e chiederò allo stesso tempo di affittarmi un monolocale qui in città.» le sue folte sopracciglia brune stanno effettuando come una danza sulla sua fronte: «E come lo pagherai se darai tutti i soldi al tuo capo!?
Siamo a New York... anche la più scabrosa delle topaie costa un tot al mese... devi andare a prendere l'auto al deposito ti ricordo.» tutto il mondo mi sta crollando addosso, non so cosa fare, da un giorno ad un altro, è successo davvero di tutto.

«Lavorerò in un bar per cominciare.» Jenny è allibita, «Non dire cazzate Raquel! Non ne eri capace, ricordo ancora le nostre estati al bar di mio zio mentre cercavamo i soldi per andare al mare... era più quello che versavi in terra che quello che arrivava ai tavoli.
Ora respiriamo... ti accompagno io all'agenzia immobiliare, poi... vieni a casa nostra, riprenditi e quando ci sei, allora affitterai un monolocale o altro ma prima devi trovare un lavoro...» «No... Jenny... tu sei sposata ed hai una figlia, non posso intaccare la vostra quotidianità... la mia vita è in piena burrasca.» «Figurati Raquel!
Siamo cresciute insieme, mi hai sempre dato una mano a rialzarmi dalle peggio situazioni prima di Eric, mi hai organizzato l'intero matrimonio e aiutata durante la gravidanza di mia figlia, posso non aiutarti ora?
Chiamo Eric così lo ragguaglio sulla situazione e poi andremo dritte all'agenzia immobiliare almeno pagherai quel debito.» mi si riempiono gli occhi di lacrime, dicono che è difficile trovarsi degli amici e che quelli veri si contano sulla punta delle dita, ma Jennifer, lei... la considero una sorella anche più di quella che posseggo.

 la considero una sorella anche più di quella che posseggo

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