8. Per dimenticare...

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Questa notte ho avuto un sonno irrequieto e sono rimasta sveglia.
Ho pensato alla mia cena di ieri sera... Kyler, quegli occhi chiari, quel modo di fare spavaldo e sicuro di sé.
Perché mi ha invitata a restare, insistendo al mio primo rifiuto, se alla seconda fetta di pizza se ne è andato senza una spiegazione?!

«Ancora sveglia?» annuisco bevendo un sorso di latte appena preso dal frigo, «Il mio capo...» Jenny apre lo sportello dei biscotti ed afferra il pacco con quelli alle gocce di cioccolato.
Quando eravamo piccole, eravamo solite restare tutta la notte sveglie a parlare dei nostri problemi mentre mangiavamo latte e biscotti.

«Raquel... ammetti che quel ragazzo ti piace, non c'è niente di male.» scuoto il capo, «Non ha senso... è ambiguo... prima si comporta come se volesse qualcosa, poi diventa un amico... dopodiché si crea l'atmosfera, iniziamo a parlare di cose serie e puf... torna professionale.» beve un sorso di latte ed appoggia il bicchiere al piattino, «Raquel... ricordati che è un uomo di potere... probabilmente abituato a tutto quello che desidera ad un semplice schiocco di dita, testa un po' il terreno prima di buttare la rete...» scuoto il capo, «Non mi sembra... non ha bisogno di fare dei giochetti per ottenere qualcosa, a lui piace avere un buon rapporto coi suoi dipendenti e poi... sono io che lo trovo molto attraente, ho appena chiuso con Dough e mi sento in colpa.» abbasso il capo ammettendo le mie voglie, quelle che in effetti non soddisfacevo più con il mio ex ragazzo.

«Ma Kyler è il mio capo.» concludo prima che possa dire qualunque cosa.
Devo uscire, domani lo farò, mi tirerò a lucido ed uscirò a bere con la speranza di incontrare qualcuno.

***

Mi sono detta tutto il giorno, mentre ero a lavoro, di dover uscire questa sera.
Ho avuto parecchio modo di pensare, Kyler oggi è stato ad una riunione, ragione per cui mi ha detto di entrare più tardi.
Non è rientrato nel pomeriggio, scrivendomi di preferire la distrazione della palestra ed alle diciotto, ho abbandonato lo stabile insieme a tutti gli altri.

Ho visto le luci di New York accendersi dal finestrino del pullman che mi ha condotta nella via di Jennifer ed Eric.
Ho cenato con loro, ho visto la mia migliore amica impazzire per dare il latte a Julia che questa sera è nervosa, sta mettendo i denti e non le va niente.
Alla fine mi sono fatta coraggio, ho detto loro di non aspettarmi, ho intenzione di rimanere fuori, magari con la scusa, colgo l'occasione per andare prima in ufficio e riposarmi un po' lì per non dare fastidio a nessuno o chi lo sa... magari rimorchio..........

Mi guardo allo specchio.
«Accidenti...» come mi sento fuori luogo, non indossavo questo vestito da anni.
L'ultima volta in cui l'avevo addosso, ho iniziato una relazione con Hector, il mio terzo caso umano, avevo appena ventidue anni.... quanta acqua sotto ai ponti è trascorsa eppure, all'età di trent'anni, mi ritrovo qui ad indossare lo stesso vestito perché esegua la sua funzione.

Mi metto di profilo, non ho preso nemmeno un chilo il che è un bene ma come me ne andavo in giro dieci anni fa?!
Il corpetto è stretto, mi strizza il seno, ho capito perché mi si avvicinavano tutti, la nature è messa tutta in mostra!
Afferro le coppe e cerco di alzarle. Mi taglia a metà il seno sembrando ancora più prosperoso ed indecente.
Userò una giacca, poco male.

Almeno la parte sotto è decente, mi cinge bene.
Purtroppo il perizoma mi taglia in due.
Non avevo scelta, non posso presentarmi vestita in questo modo e portare le mutande ascellari della nonna come prima scelta!
No.

Sospiro, sono pronta... o quasi.
Indosso un paio di scarpe che paiono due trappole per orsi tanto che sono strette, si vede che le ho lasciate nell'armadio per anni ed ora mi ricordo il perché, sembra di avere del filo spinato al posto della suola.
Basta Raquel... hai deciso di metterti in gioco stasera e così devi fare, se perdi altro tempo a pensare alla tua relazione copia delle altre e con Dough, o a fantasticare sul tuo capo, morirai vecchia, sola, senza un soldo e probabilmente divorata dai tuoi stessi gatti.

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