41. Un Capodanno da ricordare

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Salutare i presenti per tornare a casa è stata la cosa più bella di questo Natale.
Nel viaggio di ritorno, Kyler ed io abbiamo parlato parecchio di mia madre e come si è comportata meritandosi di essere sbattuta fuori a pedate da casa di mio padre visto che non abita più in quella casa da anni e si comporta come se ne fosse la padrona assoluta.

Kyler l'ha poi giustificata, dicendo che la solitudine le ha giocato brutti scherzi, l'ha fatta chiudere in se stessa e non si riesce ad aprire con nessuno se non in maniera aggressiva.
Mi sono permessa di dissentire dicendogli che se questo è il suo carattere, peggiorato attraverso agli anni, non mi stupisco che la gente scappi a gambe levate da lei.

Per fortuna siamo tornati e siamo pronti per festeggiare il Capodanno.
Kyler ha deciso di festeggiarlo con sua sorella Rose, organizzando una festa a casa e non vedo l'ora di vedere i fratelli al di fuori di un contesto puramente famigliare, dove non ci sono gli altri e nemmeno il padre.

È stata contenta di partecipare e mi ha aiutata a far girare i vari inviti.
Ho avuto modo di conoscerla meglio e devo dire che è una persona a modo, mi ricorda molto Kyler, si tolgono due anni di differenza, si vede aver trascorso parecchio tempo assieme.

Tiriamo su l'ultimo festone, abbiamo ricreato le tonalità dell'oro per un Capodanno chic, almeno, così mi ha detto.
Io ho sempre partecipato alle varie feste del quartiere, con tanti canti e spumante da quattro soldi a volontà per poi scambiarsi una fetta di dolce a mezzanotte e sparire nelle proprie dimore perché il giorno a venire c'era la parata per chi aveva addobbato casa in maniera migliore.

«Un po' più a destra...» le do le direttive, è più alta e sulla scala si muove meglio.
«Così?» le faccio cambiare la posizione un altro paio di volte e scopro essere tutto perfetto.

Scende dalla scala e ci battiamo un cinque d'intesa.
«Siamo una bella squadra.» afferma portandosi la bottiglietta d'acqua naturale alle labbra.
Annuisco contenta di trovarmi tanto in sintonia con lei.
Nelle mie precedenti relazioni, non ero ben vista dalle famiglie e le sorelle dei miei ex, erano delle gatte morte con la puzza sotto al naso.

L'unica con cui sono andata d'accoro, è stata la sorella di un ragazzo con la quale ho condiviso ben poco essendo che era un mammone cronico ed ho dovuto lasciarlo, forse è per quello che ci andavo d'accordo, non ci eravamo ancora conosciute come si deve.

«Allora... stasera conoscerai nostra madre.» Kyler me la nomina molto poco, nelle nostre conversazioni è presente la figura del padre, del quale vive un incubo per riuscire ad impressionarlo.
Non è mai capitato mi nominasse sua madre.

«Kyler è d'accordo?» mi viene spontaneo chiederle.
Non sono sciocca, sono sicura al cento per cento che se non mi ha mai nominato la madre, è perché ha un rapporto complicato con lei, non sente il bisogno di parlarne come faccio io che ormai mi appiglio ad ogni figura umana pur di essere compatita.

«No... non possiamo lasciarla da sola... gli altri sono tutti per i fatti loro, farla venire qui mi sembrava la cosa giusta.» «Beh... se è solo per questo, me ne posso andare Rose, non mi serve la pietà di nessuno, soprattutto dei miei figli.» un brivido mi invade la colonna vertebrale, questa voce....

La odo ancora nelle orecchie in ufficio mentre mi chiede se Kyler è rimasto fermo con l'auto o critica i metodi con la quale porta avanti l'azienda.
Mi volto e diviene reale... bionda, alta, occhi colore del ghiaccio, ragione per la quale tutti i suoi figli hanno gli occhi chiari, è proprio lei: Wanda.

«Ma no mamma, non pensare così, siamo molto contenti di averti qui.» sono paralizzata nel vederla fuori da quell'ufficio.
La mia immagine è lei che cammina come un avvoltoio e si fa gli affari di tutti per chiedere notizie inerenti al figlio.
«Uh... la ragazza dai capelli rossi, Raquel, alla fine, commissioni per Kyler?» mi lascia vedere un sorriso che contraccambio anche se un po' titubante.

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