21. Se non è amore

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Mi risveglio nel letto.
Mi metto a sedere leggermente intontita e guardo la radiosveglia ancora troppo stile anni novanta per fare pendant con i mobili moderni di questa stanza.
Segna le otto e mezza.

Ho dormito tre ore ma ne è valsa la pena, penso di aver scritto una presentazione coi fiocchi. Glielo dovrei dire, abbiamo un bel rapporto e non posso tenergli nascosta una cosa del genere, deciderà lui se far andare avanti Carmen o se utilizzare la mia.
Aspetta... mi gratto la testa, se io sono nel letto... dov'è...?

«Kyler?» lo chiamo con voce roca ancora spenta dal sonno.
Non risponde.
Guardo nel piccolo bagno della mia camera, la porta è aperta e lui non c'è.
Anche la porta che va in corridoio è aperta, deduco si sia alzato per bere.

Mi alzo sgranchendomi la schiena ed anche il collo, la dormita effettuata sul divano a due posti si sta facendo sentire, per fortuna che Kyler mi ha spostata altrimenti ora sarei bloccata.
Percorro il corridoio della mia casa a grandi passi andando in cucina dove non c'è nessuno.
Una caraffa di succo d'arancia appena spremuto è sul bancone, mi invoglia a berla, le arance sono del frutteto di papà, sicuramente sarà stata Missy a raccoglierle, adora mangiare frutta fresca.
Mi avvicino e dopo aver preso un bicchiere dalla credenza, me ne verso un po' sentendo dei colpi in giardino, come se qualcuno stesse facendo boxe.
Mi sposto cercando di guardare oltre le piante, a bordo piscina, mio padre indossa dei para pugni.

Sicuramente starà facendo allenare Kyle, quel ragazzo è fissato con la palestra come se non avesse i muscoli, poi non è capace a spostare un tavolo senza il mio aiuto.
Sbuffo.

«'Giorno.» Kyle entra intontito in cucina aprendo il frigo come se fosse casa sua per prendersi un pezzo di torta avanzata da ieri sera.
Si avvicina a me, nota i miei occhi stralunati, «Vuoi una foto?!» chiede con tutta la sua migliore cafonaggine e lo ignoro, esco in giardino, supero la siepe e noto che papà è sì a bordo piscina ed indossa i para pugni, sta facendo boxe insieme a Kyler.

Sospiro mentre lo guardo.
Indossa un paio di pantaloni della tuta, il petto è nudo, imperlato di sudore, è luccicante alla luce del sole.
Una schiera di tatuaggi, quelli elencati durante la nostra conversazione, sono in mostra.
Senza rendermene conto, mi tremano le mani.

Il suo volto è intento, espressione cupa, concentrata, i capelli impregnati di sudore, sono diventati più scuri.
Ad ogni colpo che dà, mio padre lo para e lo invoglia a fare di più, a colpire più forte, nonostante sia molto più basso e senta l'impatto coi suoi diretti.

Chiama la raffica, il gancio, la finta, gli dice di sfogarsi.
Come mai?
Devono aver parlato di qualcosa... quando di preciso?
Mi avvicino a loro continuando a tenere in mano quel bicchiere di spremuta, non la bevo, sono pronta ad offrirla a lui.
Non appena mi vedono, smettono di boxare e papà mi sorride, «Un portento Raquel, questo uomo è un portento nella boxe!» dice con entusiasmo e si volta verso Kyler per dargli una pacca sulla spalla, «Ho le formiche alle mani tanto sei forte, complimenti!» Kyler afferra l'asciugamano sulla sdraio e lo usa per asciugarsi volto e collo poi batte un pugnetto a mio padre, «La ringrazio signor Miller... mio padre non mi ha mai fatto un complimento simile.» «Tuo padre non sa chi ha davanti... riposati, fatti un bagno in piscina se desideri e dammi del tu.» lo tratta con cordialità, non lo ha mai fatto con nessuno, nemmeno con Dough che era il mio convivente, a lui sono bastati due giorni per entrare nelle sue grazie.

Mi viene vicino e mi bacia la fronte lasciandomi da sola con Kyler.
Gli porgo il bicchiere di spremuta che afferra e beve come se fosse nettare: «Tuo padre è un grande.» afferma strappandomi un sorriso, «Che devo dirti... ha sempre voluto un figlio maschio.» prende posto alla sedia e mi guarda, il sole gli bacia il viso ed ogni suo più piccolo tatuaggio, «Grazie per avermi messa a letto.» beve e si asciuga il sudore ogni tanto, cerco di non guardare il suo fisico.
«Eri raggomitolata su quel divano... dovevi svegliarmi.» «Stavi dormendo così bene.» sospira ancora una volta e guarda la piscina che ovviamente è la metà di quella che possiede lui, «Nel male è andata bene, sono uscito e c'era tuo padre che si stava fumando una sigaretta, gli ho chiesto se potevo tenergli compagnia ed è stato lì che abbiamo scoperto di avere la boxe in comune, dopo una serie di confessioni.» non sapevo fosse un boxer.

«Sei molto bravo in effetti... lottavi?» annuisce dopo un istante, «Ero anche fortino...» «Perché hai smesso?» alza lo sguardo, le iridi divengono trasparenti con la luce attraverso di essi, sono come lame nel mio sterno, «Un'altra delle domande alla Nosy?» non rispondo ed abbasso il capo.
«Per mio padre non era una carriera.» risponde spiazzandomi e non lasciandomi con il dubbio come tutte le volte prima di darmi la risposta ed uscire di scena.
«È una passione... è come se mi chiedessero di smettere di lavorare.» «È diverso Nosy... vedi?... tu lavori perché pensi di saper fare solamente quello, io lottavo perché mi ha fatto superare la separazione dei miei.» si scoprono degli altarini.

Non sapevo che i suoi fossero separati.
«Mi dispiace Kyler...» «Non fa niente... dovevo essere su di morale anche per mia sorella e mi sono lanciato in qualcosa di proficuo dove mio padre ha messo bocca... quindi... eccomi qui.» è una storia toccante la sua.
«Poter boxare con tuo padre dopo essermi sfogato... è stato mitico.» afferma con il sorriso che va da lato a lato del suo bellissimo viso.
Si alza, mi lascia il bicchiere con la spremuta quasi finita in mano e si lancia in piscina dopo essersi tolto le scarpe.

Lo guardo nuotare mentre si gode il poco sole caldo che ancora rimane da queste parti e sorrido, è bellissimo.
«Sei proprio innamorata di lui.» interviene mia sorella alle mie spalle, fortuna che Kyler non ha sentito perché ha il capo sotto l'acqua.
Trascino mia sorella al gazebo per evitare di essere ascoltate.

«Ma sei matta?! Non si dice davanti alla persona interessata!» soprattutto quando non sa che provi qualcosa per lui.
«Smettila Raquel, starete insieme da poco ma vedo in voi una certa affinità che non avevi nemmeno con Dough.» aggrotto le sopracciglia, «Come fai a dirlo Missy?
Ci hai visto insieme mezza giornata!» da qui capisco i suoi acerbi vent'anni.
Vede l'amore dove non esiste.

«Si capisce da come lo guardi... è come se ti stesse salvando la vita in un certo senso... non lo so... sei qui fuori a goderti il sole e non al computer e poi... non stai lavorando!» è vero, prima davo buca a tutti, non esisteva domenica, nemmeno sabato, non c'erano le ferie, ero sempre a lavorare e se non direttamente in ufficio, ero attaccata al pc a casa, ignorando tutti.

«Sei contenta?» le chiedo vedendole sgranare gli occhi, «Contenta?! Io spero che te lo sposerai! Sta compiendo un miracolo!» mi abbraccia ed io contraccambio quella presa, «E lui? Da cosa lo vedi tenere a me?» «Sempre da come ti guarda... è come se... fossi... la persona più importante della sua vita e non avesse occhi che per te.» le sue parole arrivano dritte al mio cuore.

Volto lo sguardo in direzione della piscina, sta nuotando avanti ed indietro in poche bracciate, chiude gli occhi rilassandosi, qualcosa dentro di me sta esplodendo.
Esplode per lui.
Mi ha risvegliata da un sonno profondo.

Mi cerca con lo sguardo, mi trova e ci si allarga un sorriso.

«Vedi?
Se non è amore questo.» sussurra mia sorella al mio orecchio e distolgo lo sguardo sicuramente arrossita.
Trovo la forza e rialzo gli occhi in sua direzione trovandolo a guardarmi, ammicca un occhiolino e torna con il capo sott'acqua.
Per lui è un weekend di svago dalla sua frenetica routine, per me, è l'inizio di qualcosa di meraviglioso.

Per lui è un weekend di svago dalla sua frenetica routine, per me, è l'inizio di qualcosa di meraviglioso

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