39. La cena di Natale

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Riuniti intorno al tavolo della cena, mi pare di stare dentro ad un convento per il silenzio intorno a noi, ci manca solamente di tenerci le mani riuniti in preghiera.
Quando ero piccola, trascorrevo le vacanze al centro estivo gestito dalle suore, ci facevano raccogliere in cerchio intorno al falò per pregare e ringraziare del cibo a noi donato e nessuno fiatava perché altrimenti ci dicevano di mancare di rispetto.

Mia mamma fa lo stesso effetto su questa tavola, con l'unica differenza che tutti hanno paura di aprire la bocca per non essere scherniti in alcun modo.

«Missy?
Puoi passarmi la salsa per favore?» Jessica rompe il freddo silenzio rivolgendosi a mia sorella che prontamente si allunga sulla tavola per passare alla madre cosa le ha chiesto.
Mi porto un boccone alle labbra osservando mia madre, i suoi occhi scrutano Jessica e sono sugli attenti per paura possa dirle qualcosa.

Aspetto a mettere in bocca il cibo, devo fermarla in caso contrario.
La osservo per un istante e le vedo abbassare lo sguardo al piatto facendomi decidere di rilassare.
«Io ci andrei piano con la salsa... insomma, i tuoi pantaloni gridano aiuto.» per poco non mi strozzo, allora lo fa apposta!

Jessica è parecchio in carne, da quando si è lasciata con mio padre ne ha messi su altri di chili, non è carino farlo notare di fronte a tutti i presenti.
La stessa osserva la salsa con senso di colpa: «Ho digiunato due giorni ad intermittenza Rosalia... sapendo che il Natale era in arrivo.» si giustifica.
Ammetto di non sopportarla parecchie volte per come si comporta con mio padre e lo tedia ma in questo momento, mi sta facendo tenerezza di fronte al diavolo della tavola.
«Tesoro, puoi anche digiunare un mese a dirla tutta, se poi ti abbuffi... non ha granché senso, non credi?
Tra l'altro... prima di entrare in pericolo di vita, ti ci vorrebbero almeno tre mesi di digiuno.» è troppo, non si può sentire.
Jessica perde l'entusiasmo ed abbassa il cucchiaio alla salsiera, lascia perdere.

Guardo mio padre, non può intervenire altrimenti si inizierebbe una lunga diatriba sul perché difende la sua seconda ex moglie, visto che lei le sta solamente dando dei consigli seppur in maniera totalmente errata.
«Mamma... così diventi velenosa.» l'ho detto... eh sì... l'ho proprio detto! È troppo tardi e non posso tornare indietro.

I suoi occhi azzurri truci rivolti in mia direzione ne sono la prova: «Raquel, pensi io stia sbagliando?» deglutisco.
Mi metteva lo stesso identico terrore addosso quando ero una bambina e magari combinavo qualche marachella e non sapeva come sgridarmi, la buttava sul vittimismo.
«Non hai torto ma in primis c'è modo e modo di dire le cose, c'è il luogo giusto e... non sono affari tuoi di cosa vuole mangiare!» dico portandomi subito dopo la forchetta alla bocca per riempirmela di arrosto e non strafare.

Spalanca la bocca indignata: «Stai diventando esattamente come tuo padre!» la butta sul vittimismo anche questa volta.
«D'accordo, ciò non toglie il fatto che sei stata sgarbata con Jessica.» si volta, la guarda con astio.
Nonostante siano trascorsi vent'anni da quando ha sposato mio padre, non riesce a mandare giù il fatto che il loro matrimonio sia finito a causa sua, incolpando per forza Jessica.

«Ammetto di aver esagerato, dopotutto se vuole ingrassare come un facocero, ha tutto il diritto di farlo.» afferra la forchetta portandosi alla bocca un fungo intriso di salsa di mio padre.
Sospiro, non otterremo altri risultati da lei per stasera.

***

Sopravvissuti alla serata, mi dirigo in cucina per bermi una tazza di latte caldo, proprio come ad ogni Natale quando sono troppo piena per prendere sonno ma non voglio nemmeno smettere di mangiare.
Afferro i brownies cucinati da mio padre e ne addento uno andando in grazia del paradiso, sono proprio come li ricordavo.

«È possibile che tra vent'anni, ci troveremo sempre sedute allo stesso sgabello per mangiare i brownies di papà bevendo latte al cioccolato?» le sorrido facendole posto al bancone.
Me la portavo spesso in cucina quando era piccolina e si ostinava a dire di voler aspettare Babbo Natale.

«Mi sembra solamente ieri che ti portavo qui a distrarti mentre papà posizionava i regali sotto l'albero... ed ora... tra pochi mesi ti sposerai.» mi sorride, è così appagata, carina.
«Magari ti avrò rovinato la vita Raquel, ma io ho adorato la mia infanzia con te come sorella.» agli inizi è stata dura accettarlo.
Avevo dieci anni e sapevo non essere figlia di mia madre, mi è bastato tenerla in braccio per capire che è una Miller a tutti gli effetti.

«Sei molto più matura di me in tante cose, sono io che devo tutto a te.» mi lascia vedere un sorriso, è contenta delle mie parole.
«Dunque.. vivi con Kyler...» curiosa, proprio come me.
«Vero... prima se l'è fatto sfuggire per azzittire la mamma... sì... da qualche mese.» «Vedo che non ci state andando molto piano.» come posso dirle che è il mio capo e tutto è nato solo per compiacere papà e non farmi l'ennesima figura della donna sola dinnanzi a lei ed il suo futuro marito?

Non glielo dico: «Ci troviamo bene.» annuisce, «Lo vedo, il suo modo di fare la dice tutta.» questo cattura la mia attenzione, «Perché?» «Non riesce a toglierti gli occhi di dosso.» sorrido come un'ebete ma è come mi sento quando parlo di lui e come si comporta in mia presenza.
Kyler azzera i miei neuroni ed il mio cervello va in tilt, non ho provato niente di simile con nessuno dei miei ex e mi fa sentire in maniera differente.

«Sei contenta... awwww la mia sorellona è innamorata persa!!!» urla l'ultima frase costringendomi ad alzare per zittirla, «Cambiando discorso, prima che arrossisco sul serio... mi dispiace per come si è comportata mia madre a cena... è sempre esagerata con la tua.» Missy abbassa lo sguardo e sospira, «Tua madre è sola Raquel.. come la mia... se la smettessero di andarsi contro per riconquistarsi papà, dato che non ne vuole sapere niente di nessuna delle due e ci parla solo per il quieto vivere... magari potrebbero diventare amiche.» annuisco sapendo che ha ragione.

Le nostre madri sono due teste calde, entrambe rifiutate da nostro padre, gareggiano per ottenere l'impossibile quando invece sarebbe molto più semplice se quel dolore che le accomuna, lo condividessero, magari troverebbero un punto di forza.

«Hai ragione... dovrei provare a parlarci...» mi fermo, ci scambiamo uno sguardo e scoppiano a ridere entrambe.
Come si fa a parlare con mia madre, darle qualche consiglio e sperare di non essere sbranati?!

Come si fa a parlare con mia madre, darle qualche consiglio e sperare di non essere sbranati?!

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