15. Imparare a conoscersi

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Arrosto e patate.
Ho mangiato con appetito anche se l'imbarazzo di essere qui a casa di Kyler mi ha fatta rimanere tutto il pomeriggio chiusa nella mia spoglia camera a guardare il soffitto.
Rare volte mi sono alzata per guardare fuori dalla vetrata, ho sospirato potendo sognare di avere un posto tutto per me, la mia privacy è quella che mi mancherà maggiormente.
Sapendo che mi toglierà una parte delle spese dallo stipendio, pensavo fosse un appartamento più piccolo dove potevo viverci da sola e sono rimasta fregata due volte.
Accettando di essere la sua assistente personale, mi sono scavata una fossa profonda venti metri con impossibilità di risalita.
Difficilmente me lo toglierò dalla testa ed in più, non posso e non riesco a sentirmi a casa.

Lo guardo seduto di fronte a me, non l'ho mai visto in tuta, di solito porta la giacca e la camicia.

«Pensavo non ti piacessero le patate.» ironizzo perché ne ha divorate più di mezza teglia da quando abbiamo iniziato la cena, «Quelle fritte sono la tomba di ogni fegato.» risponde pacatamente.
Dovrei dargli ragione ma per me, il fritto ed il dolce, sono tutto.

«Oh! No... dimmi che appartieni alla categoria di persone che non sopporta il fritto!
Solo perché hai i soldi non significa che non devi mangiare un po' di cibo spazzatura.» appoggia i gomiti alla tavola, afferra la bottiglia del vino rosso e si riempie il calice: «Da piccolo sono stato operato di appendicite dopo un attacco acuto.» incalza con tranquillità facendo sembrare la mia battuta una squallida frasetta per far ridere di pessimo gusto.

«Kyler... mi spiace...» «Pensavo avessi notato il mio tatuaggio sul basso ventre.» quel giorno in cui hai fatto sesso con la donna più antipatica del mondo in ufficio ed io vi ho scoperti?!
Sì!
L'ho visto spuntare dalla tua camicia, mi sono chiesta dove iniziasse e dove avesse una fine.
«No... non sto a guardarti, soprattutto in situazioni poco presentabili.» spero di non essere arrossita nel dirlo, non mi merito di farmi anche questa figuraccia.

«Beh... l'ho fatto per coprire il segno dell'operazione, poi ho esagerato sulla lunghezza del tatuaggio.» sorride, mi trascina nel gesto e ciò mi suscita della curiosità: «Quali altri tatuaggi hai?» alza le sopracciglia, «Nosy... sei curiosa... forse il tuo soprannome, ti sta bene.» come volevasi dimostrare, uno prova a fare conversazione e lui lo vede come un tentativo di sapere tutto sulla sua persona in maniera invadente.

«Puoi non rispondere se preferisci.» scuote il capo, «Come vedi ho una rosa sul collo, questa l'ho fatta per mia nonna, aveva un roseto e quando ero piccolo, ci trascorrevo la maggior parte del tempo mentre mio padre era a lavoro... a maggio durante la fioritura, ne assaporavo tutto il profumo... mi piaceva stare lì, ero al sicuro dal mondo e dagli obblighi dettati da mio padre.» mi viene spontaneo emettere un versetto compassionevole, questa storia è così carina che potrei sciogliermi.

«Ti manca tua nonna?» annuisce, «Era l'unica persona che mi ascoltava davvero Nosy... proprio come fai tu.» cerco di non mutare la mia espressione, in realtà mi ha fatto un gran bel complimento.

«Quello che ti danno i nonni, i genitori sono lontani anni luce...» annuisce mostrandomi la mano destra con su l'altra rosa: «Questa è per mia sorella... si chiama Rose... non volevo scrivermi il nome perché sapevo che mi avrebbe dato dei problemi... ho deciso di immortalarla così.» ovvio, tatuarsi sulla pelle il nome di una persona, per uno scapolo come lui, significa avere un sacco di problemi e nessuno crede mai alla storia della sorella, perché è la scusa che si propina sempre.

«Qui sull'avambraccio ho un dragone,  è il simbolo della saggezza, della forza e della longevità.
Sul bicipite ho un leone, è il mio segno zodiacale ed è anche il re della foresta, sul pettorale ho la testa di un lupo che ulula, il lupo rappresenta il rispetto per il prossimo e il legame con una forza superiore che protegge dal male, e che dovrebbe allontanare tutti i pericoli e le malattie...
Le rondini sul basso ventre sono la mia sicurezza, la protezione, ma soprattutto la mia libertà, l'indipendenza, l'amore e la speranza.
Sul braccio sinistro ho un tribale, quello, mi rappresenta.» «Come mai?» mi sta catturando, ha deciso di impregnare la sua pelle con inchiostro indelebile, pensandoci bene, scegliendo cose che lo caratterizzano.

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