32. Di nuovo nella vita reale

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Mi sveglio voltandomi nel letto, Kyler sta dormendo a pancia rivolta verso l'alto e sorrido, mi porto le mani agli occhi e me li stropiccio, non ci posso credere.
Mi sembra di vivere in un universo parallelo, com'è possibile passare dal ritrovarsi una lettera a casa del mio ex ragazzo, al perdere il mio posto di lavoro, al vendere la mia casa ritrovandomi per strada, a tutto questo?

Il mio lavoro fa grandi progressi, sto creando i profili della BeautyFarm&Son per riuscire a pubblicizzare il prodotto lanciato sul mercato.
Vivo nella casa del mio capo ed il nostro rapporto è decollato dopo qualche inciampo iniziale.

Ci raccontiamo tutto, mi porta alle sue serate e tra pochi giorni andrò al pranzo del Ringraziamento dalla sua famiglia.
Non pensavo che un'amicizia potesse evolvere a tal punto tra un capo ed una dipendente, sono sempre stata abituata a lavorare per portare i guadagni, soprattutto ad oscurare me stessa e ciò che avevo intorno per renderlo possibile.

Kyler sta facendo tornare alla luce la mia vita.

Socchiude le labbra, lo guardo dormire.
Quando l'ho visto la prima volta, è entrato nei miei pensieri e nelle mie giornate perché ogni sua più piccola mossa, mi portava al sesso, al volermi far usare perché secondo me ci sapeva fare, la sua intera persona lo porta ad essere com'è.

Con il tempo, ho imparato a conoscerlo, a capire che oltre ad essere un bell'uomo, è in primis una bella persona e sto ripercorrendo con lui tutte le prime volte che ho buttato via con i miei ex, riscoprendo me stessa, capendo che non è solo l'apparenza, seppur bellissima, lui ha dentro molto di più.

Non ho idea di cosa veda in me, è sempre gentile, disponibile, ogni tanto, alcune frasi le prendo come un flirt, non si è più sbilanciato dopo quel fraintendimento e non sarò io quella a rovinare questo bel rapporto.
Sospiro, è meglio se vado a preparargli la colazione, quando si sveglierà troverà una sorpresa.

Mi alzo cercando di non far rumore e mi avvio all'uscita della sua stanza camminando praticamente in punta di piedi.
«Nosy?» mi fermo, mi volto e sorrido.

Si è coricato sul lato destro, ha gli occhi ancora chiusi, appiccicati dal sonno e la voce baritona.
«Cambiati, ti porto a fare colazione fuori.» dice alzando il braccio in mia direzione, quasi come se avesse capito le mie intenzioni sentendomi alzare, dopodiché lo lascia cadere sul letto, infilando la faccia nel cuscino.

Sorrido e cambio rotta, mi dirigo prima in bagno a sistemarmi e poi mi cambierò per uscire a fare colazione con lui.

***

Sistematami, l'ho visto alzarsi in completa autonomia, non sembrava troppo stanco dopo la notte trascorsa a tenermi la testa sul wc.
Lo aspetto in cucina e la prima cosa che fa non appena mi raggiunge, è quella di aprire il frigo e prendermi un enorme bicchiere di acqua fresca che mi porge con il sorriso stampato in volto.

«Ieri hai bevuto come una spugna Nosy.» abbasso il capo, lo afferro e bevo un lungo sorso che mi toglie la sensazione della gola secca.
«Scusami... non facevo più serata da un'eternità.» annuisce, «Più o meno da quando hai compiuto vent'anni, immagino.» appoggio il bicchiere all'isola e lo guardo stranita, «Sì... esattamente... avevo la faccia di chi se la stava passando tanto male, vero?» alza le sopracciglia, gli ho messo addosso la responsabilità di dirmi di essere stata proprio una stupida a buttare via dieci anni della mia vita.

«Siamo qui per recuperare.» dice senza essere offensivo come avrebbe fatto chiunque.

«In caso, grazie, mi hai tenuto su la testa tutta la sera sul water... ho rovinato la serata con il tuo vecchio amico.» «Non dire sciocchezze, ai miei amici sei piaciuta molto, soprattutto quando fingevi di essere una promessa del biliardo.» mi porto la mano destra al viso, devo essermi fatta proprio una bella figura.

«Scusami.» mi si avvicina, ogni volta in cui lo fa, ho un tumulto incredibile al petto, quasi come se potesse baciarmi o accarezzarmi.
«Ancora con queste scuse?!
Non hai capito, gli sei piaciuta molto.» mi afferra entrambe le mani, la sua pelle è ruvida.
Mi aiuta ad alzarmi, «Andiamo a mangiare, ho fame.» annuisco e mi lascio condurre al di fuori del palazzo, giungiamo a piedi in un bar poco distante prendendo posto ad un tavolino.

Di solito opta per locali sfarzosi, luoghi di classe dove essere vestiti formali è il modo migliore di atteggiarsi, oggi no.
Siamo in un semplicissimo bar preso d'assalto dai pendolari e dagli studenti dove è quasi difficile trovare un posto.
Lo troviamo ed ordiniamo due brioche e due cappuccini.

«Niente lusso stamattina?» afferra una bustina di zucchero e la rompe versandone il contenuto nella sua tazza.
«Ogni tanto mi piace vivere come se non avessi un'azienda.» sorrido, «Ma tu lo fai già.» aggrotta le sopracciglia, «In che senso?» «Sei molto riservato Kyler... ti adatti allo stile di vita intorno a te e non ti ho mai sentito vantare di quel che hai.» «Di tutta la mia famiglia forse... sono quello che è voluto scappare per primo.» otto figli sono tanti, lui è proprio la via di mezzo, essendo il quarto.

«Quando sei svenuta ieri sera, ho sentito Rose, le ho detto che andremo.» non scherzava ieri sera quando mi ha chiesto di andare con lui.
«Era contenta, lei ti adora.» si porta la tazza alle labbra sorseggiando il suo cappuccino, «Ed io adoro lei.» è bello vedere questa fratellanza tra i due.

«Siete molto legati eh...» «Beh... sono nato per quarto, alla mia nascita, il maggiore, aveva già tredici anni... figurati se aveva tempo da dedicarmi, il secondo dieci e pensava ai suoi giochi, il fratello prima di me aveva sei anni, ma era posato, uno scienziato in poche parole, lui è medico, l'unico nella nostra famiglia... quando è nata lei, ci togliamo solo due anni... essendo femmina, l'ho sentita mia, come se nessuno la potesse toccare.» si confida, più conosco il suo carattere e maggiore è il senso di innamoramento che provo.

«È stato come un regalo.» rispondo vedendolo annuire.
«Il migliore che potesse darmi il cielo... ecco perché sono contento che tu le piaccia.» sgrano gli occhi, questa frase è volata dal nulla colpendomi dritta allo sterno, «Ti ha trovata simpatica l'altro giorno, di solito le mie segretarie passavano da casa senza fermarsi, ha trovato molto carino come ti occupi di me.» abbasso il capo, mi porto la mano davanti, sto arrossendo, me lo sento.

Il senso di arrossamento aumenta quando la sua mano destra scivola sul tavolo per afferrare la mia: «Stai cambiando le sorti del mio ufficio.» e la ghigliottina cade sulla mia testa.

Se avesse detto "vita" non avrei risposto di me, mi avrebbe fatto capire di avere un ruolo importante in essa e che avrei una possibilità di iniziare qualcosa con lui, in questo modo, mi sento come sempre, ancorata sul lavoro.

«Figurati... a proposito, ho preparato il video di presentazione del mascara, se vuoi te lo giro per mail.» torno dunque in panni strettamente professionali.
«Non ce n'è bisogno, oggi alle quindici, pubblicalo direttamente.» mi lascia di stucco, «No Kyler... le decisioni devono passare da te, stiamo facendo tutto alle spalle di tuo padre, se non guardi nemmeno il video...» «Mi fido ciecamente di te, Raquel.» ha usato il mio vero nome, è serio mentre sta parlando.

«Ma Roy...» «Roy era ed è un coglione, tu lavori per me, io mi fido, fallo.» deglutisco con la paura che possa accadere qualcosa, è il prodotto che mi ha eliminata dall'altra azienda, non voglio compiere lo stesso errore con lui e farlo uscire dalla mia vita, ormai l'ordine l'ha dato e lo devo fare.

» deglutisco con la paura che possa accadere qualcosa, è il prodotto che mi ha eliminata dall'altra azienda, non voglio compiere lo stesso errore con lui e farlo uscire dalla mia vita, ormai l'ordine l'ha dato e lo devo fare

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