9. Due drink, il capo e tanti rimpianti

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Appoggia il braccio destro al bancone, la sua mano tatuata raffigura una rosa sopraelevata dalle vene.
Un anello in acciaio sul medio, prende posto al mio fianco.
Mi volto trovando il suo viso diverso da quando è a lavoro, è più rilassato.

Indossa una maglia di cotone, si vede il tatuaggio che ha sul collo, i capelli non sono pettinati con il gel, sono naturali, morbidi sulla fronte, ogni tanto effettua il gesto di portarseli indietro utilizzando la mano sinistra.
Ha il sorriso di chi ha capito cosa sono venuta a fare grazie a questo abbigliamento che ora mi sta facendo sentire un po' una sgualdrina e probabilmente ha sentito tutta la mia conversazione naufragata come una nave.

«Non era la persona giusta.» dico a mia discolpa e mi torturo le dita sotto al bancone per l'imbarazzo.
Alza le sopracciglia ed annuisce: «Lo avevo intuito alla proposta di essere il tuo scaccia noia.» appoggia entrambi i gomiti al bancone e si volta sorridendo, anzi, mettendosi proprio a ridere, ha uno charme non indifferente, una piccola vena corre sul suo collo.
Lo guardo e sospiro, mi porta a pensare al sesso in ogni sua più piccola posizione questo uomo.
«.... coglione imbranato.» sussurra, «Beviamo qualcosa?
Cosa ti va?» ma come?
Dovevo essere qui per dimenticarmi di lui in panni lavorativi e mi ritrovo a sorseggiare un drink conoscendolo al di fuori dell'ufficio?!

«Come mai sei qui?» le mie solite domande scomode.
Mi interessa davvero sapere cosa lo ha portato da queste parti.
Fa spallucce, «In palestra non sono riuscito a scaricare, la riunione di stamattina alla sede di papà mi ha fatto venire mal di testa... liti su liti, rotture in altre parole, volevo solo bere qualcosa, staccare almeno per qualche ora... chi meglio di te può capirmi?!» ammicca un occhiolino lasciandomi di stucco, ha scelto di trascorrere la serata con me.

«Oh sì... il lavoro è un bell'impiccio quando si comincia a fare sul serio... fai bene a volerti riposare un po'... ti tengo compagnia volentieri.» mi chiedo cos'avrebbe fatto se non mi avesse incontrata.
Una bellezza come la sua lo porta a conoscere belle donne con poca fatica.
Sono troppo curiosa ed è per questo che volevo distrarmi conoscendo un altro uomo. Non faccio altro che domandarmi quante donne passano per la sua camera da letto e se è impegnato al momento. Cose non di mia competenza, mai poste in altre casi, con lui invece sono diventate un chiodo fisso.

«Mi fa piacere di sentirti contenta di vedermi al di fuori del lavoro... non mi hai risposto Nosy... cosa vuoi bere?» «Un aperitivo?» mi guarda, si inumidisce le labbra, probabilmente è un tipo da whisky e sigaretta a giudicare dalla nota di tabacco che ha sempre addosso in contrasto con il suo profumo.
La sua espressione si addolcisce con mia grande sorpresa: «Brava, magari con ghiaccio e una fetta d'arancia.» non posso crederci, ha accolto con piacere la mia richiesta ed ordiniamo un aperitivo che ci servono insieme a qualche nocciolina salata.

«Come mai hai scelto una cosa tanto semplice con un bar a disposizione?» «Ho immaginato che bevessi parecchio sul lavoro... non da ubriacone eh... non fraintendermi, parlavo delle riunioni....» mi guarda, i suoi occhi fissi nei miei, non riesco a capire a cosa pensa e sto cominciando ad andare nel pallone.

Ma perché!
Con il cafone di prima era tanto semplice farmi un parere!

«... almeno, il mio capo era solito farlo.» ed è subito una pausa silenziosa.

Ho le mani lisce, possibile che sia riuscita a chiudere una conversazione anche con lui?!
Deve pensarmi proprio un'ebete perché è esattamente come mi sento.
Per anni ho abbassato il mio livello di socializzazione, buttandomi a capofitto nei miei impegni lavorativi e mi rendo conto di dire la cosa sbagliata nel momento ancora più errato e vorrei sprofondare davanti all'uomo più bello che abbia mai visto.

Rasserena le sopracciglia e mi mostra un mezzo sorriso: «È esatto... sono tutti vecchi con abitudini retrograde, sono riunioni fatte di alcol puro... mi ricordi per chi lavoravi Nosy?» «Ma hai detto che sei venuto qui per staccare dal lavoro dopo una giornata stressante... non inizieremo nuovamente a parlarne?» si morde il labbro inferiore ed è delirio dentro al mio sterno: «Mi interessa davvero.» ammicca un occhiolino e si porta alle labbra la fetta d'arancia intrisa nel drink, ne assapora la polpa e nella mia testa si accende ogni scenario possibile, tutto a luci rosse.
Lo guardo, il suo profilo mentre beve il suo drink, le luci viola che lo abbracciano, i capelli spettinati... le labbra carnose.
Deglutisco....

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