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KENJIRO



I miei occhi si riaprono piano piano... mentre il dolore alla testa si attenua un po'. Il sangue sulla fronte si è pure già seccato.

Ogni volta che una guardia ha tentato di colpirmi alla testa con il calcio del fucile, l'ho sempre fuso prima che arrivasse a toccarmi. Ma questa volta, dato che il mio calore è ancora neutralizzato, non sono riuscito a farlo.

E cazzo, se fa male ricevere quel tipo di botta in testa. Mi sento ancora stordito.

Mi alzo di scatto da terra, e mi ritrovo in una stanza vuota e completamente bianca. Mi guardo furtivamente da una parte all'altra, e capisco di essere circondato da una decina di figure di mio padre. Mi puntano tutti il fucile contro. Abbasso lo sguardo sentendo un peso nella mano, e mi accorgo di avere una pistola.

Cosa stracazzo sta succedendo?

Alzo immediate la pistola girandomi in torno, non sapendo a quale delle dieci figure mirare.

Non può essere vero. Non può essere vero. Okay che Helios è resuscitato dal mondo dei morti, ma mio padre non è un GM. Mio padre non può essersi duplicato per cinque volte.

Fanculo, non è reale.

Getto la pistola a terra, e fisso le figure di mio padre. Tutte e dieci puntano contemporaneamente i fucili contro di me e sparano. 

Un urlo mi si strappa in gola mentre crollo a terra. Da dieci buchi sul mio petto il sangue fiorisce come una cascata.

Sto davvero morendo?

Grido dal dolore, annaspo in cerca di un po' di fottuta aria, ma all'istante il sangue smette uscire, ed il dolore svanisce. Si vedono sono dieci buchi da proiettile sulla mia maglietta.

Mi alzo da terra, mi guardo intorno, e la stanza bianca diventa la cameretta di me e Yumi. Le dieci figure di mio padre si dissolvono nell'aria, e i litigi dei miei genitori prendono il sopravvento.

Mi lancio verso la porta, la apro e corro in salotto. Mia madre è a terra, morta. Il sangue le circonda la testa. Urlo correndo verso di lei, ma mio padre mi afferra per il collo buttandomi contro il pavimento.

Gli occhi mi si riempiono di lacrime mentre soffoco lentamente.
Mi dimeno, cerco di colpire mio padre, ma le mie forze sembrano svanire nel nulla.
E proprio quando sto per chiudere gli occhi, Yumi bambina corre verso di me.

Mi toglie le mani di nostro padre dalla gola, ma non appena mi aiuta ad alzarmi lui l'afferra per un braccio trascinandola via. Mi alzo da terra di scatto e corro verso di loro, con il respiro affannoso, ma cinque uomini ubriachi la prendo e se la portano via. Urlo cercando di raggiungerli, ma improvvisamente la stanza cambia di nuovo.

Urlo a squarciagola crollando in ginocchio.
Che cazzo di scherzo è questo?

«Kenjiro» mi chiama una voce in lontana.
Mi lanzo in piedi con fatica, sentendo il mio corpo pesare più del previsto. Mi guardo in torno, ma la stanza è di nuovo bianca e completamente vuota.
«Kenjiro!» Esclama di nuovo la voce. Questa volta più chiara, più vicina, così mi volto di scatto, e dietro di me vedo Adeline.
È in piedi, e mi guarda ridendo.
I lunghi capelli neri le coprono il viso, e indossa di nuovo il camice insanguinato. In una mano tiene una pistola, e nell'altra un flacone di pasticche.
«Sparami.» Mi ordina, gettandomi la pistola contro il petto.

Vi prego... fatemi uscire da questo incubo. Fatemi uscire di qui. Che cazzo di gioco è questo?

«Sei pazza se pensi che ti sparerò, puoi scordatelo.» Getto la pistola a terra, ma non appena lo faccio un'altra pistola mi compare nelle mani.

Ma che diamine succede?

«Spararmi.» Ripete lei, in tono perentorio.

«Col cazzo che lo faccio.»
Nulla è reale in questa fottutissima stanza.

Adeline ridacchia, apre il flacone di pastiglie, fa per rovesciarsele tutte in gola, ma prima che possa farlo punto di scatto la pistola verso di lei.

«Mi avevi promesso che avresti smesso di prenderle. La vera te me l'aveva promesso», dico, con la gola che inizia a bruciare.

«Stai delirando, Kenjiro. I farmaci stanno facendo effetto» mi dice, facendosi avanti verso di me. Io rimango immobile.
«Vedi la stanza girare, le luci che si fondono l'un l'altra, e la testa fa così male da non riuscire a pensare. O sbaglio?»

Serro i denti, tutto ciò che ha detto è vero.
Ma so per certo che qualsiasi scherzo sia questo, non può essere reale. Gli oggetti non appaiono e scompaiono da un momento all'altro. Le persone non si sdoppiano, i luoghi non cambiano dal nulla come nei film, e Adeline non mi ordinerebbe di spararle. Non più.

«Come funziona questo tipo di test? È come quello che è stato fatto a Heaven e Hell, quando stavano per raggiungere l'ufficio di Helios dai Terrestri.» Ignoro la finta Adeline e mi giro intorno, convinto che da qualche parte, nascosto, qualcuno mi stia osservando.
«Mi avete iniettato qualcosa mentre ero privo di sensi. È stato Helios? È opera sua, non è vero?» Grido, alzando di più la voce.
«Beh, allora direi che è arrivato il momento di svegliarci dal sonnellino.» Alzo la pistola, me la punto alla testa e sparo.

Tutto improvvisamente diventa bianco, come se mi stessero puntando una torcia dritto negli occhi. Non sento alcun tipo di dolore, e, se devo essere sincero, il che mi porta a pormi un po' di domande.

Luce bianca, nessun tipo di dolore... non è che sono veramente crepato? Perché cazzo... questa sarebbe proprio una morte da idioti.

Ora l'ansia di essere schiattato e finito nell'aldilà si sta facendo un pochetto sentire.

Sbatto le palpebre un paio di volte, fino a che dei medici mi tolgono dalla faccia la lampada che mi avevano puntato contro.
Sono legato allo stesso fottutissimo lettino metallico di sempre, e so già cosa cosa presto mi accadrà.

I medici si allontanano, e tre guardie si fanno avanti. Stringo i pugni, prendo un profondo respiro, e vengo di nuovo colpito in pieno viso. Uno, due e tre volte... il sangue mi cola dal labbro e dal naso, mentre il dolore mi tiene sveglio come se avessi bevuto litri di caffè.

Possono pure pestarmi quanto vogliono. Possono restare qui anche tutta la notte, se questo servisse a teneteli lontano da tutti gli altri.
Lontani da Adeline.

𝑷𝑶𝑾𝑬(𝑹𝑬𝑫)  -𝒾𝓃𝒻𝑒𝓇𝓃𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝓈𝑜-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora