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HELL

Il mio petto di muove su e giù, mentre fisso i segni rossi sui miei polsi. Erano un po' di giorni che non mi capitava di perdermi nei pensieri, tornando a fissare le cicatrici delle manette, che rimangono indelebili sulla mia pelle.

Siamo seduti tutti a tavola, radunati insieme ai genitori di Ryan, per la dannata cenetta che avevamo in programma.

Per fortuna ci troviamo nella sala di controllo, quindi appena avremmo finito, posso sgattaiolare via insieme a Heaven, per tornare nella nostra bellissima casa. La nostra casa. Non ci posso ancora credere.

Quel bel pensiero mi strappa un piccolo sorriso che però devo camuffare, ma dopo qualche secondo le cicatrici richiamano di nuovo la mia attenzione.

Siamo tutti seduti a tavola, e a quest'ora Trace avrebbe dovuto essere con noi. Mia mamma, avrebbe dovuto essere seduta qui, insieme a tutti noi.
E invece? Lei è morta, e quel bastardo di mio padre è ancora vivo, chiuso in una cella.

Presto dovrò scoprire dove si trova, perché abbiamo ancora un conto in sospeso.
La madre di Heaven ci serve viva, fino a quando non avremo capito come è messo il mondo. Ma mio padre... mio padre non ci serve.

Lo devo uccidere. L'ho promesso a me stesso.
Lo devo uccidere una volta per tutte. Perché il solo pensiero che lui sia vivo, al contrario di mia madre, mi fa uscire di testa.

«Bene, è finalmente un piacere essere qui tutti insieme.» Dice Linn, seduta a capotavola, con alla sua destra Daven e alla sinistra Ryan.

La tavola è ricca di cibi che emanano profumi così invitanti che mangerei ogni cosa, anche se in questo genere di situazioni, l'appetito sembra passarmi.

«Il piacere tutto nostro», risponde Heaven sorridendo, sfruttando le sue doti da brava ragazza cordiale. Forse fa anche sul serio, ma se non lo facesse, di sicuro lei è quella che riesce a fingere meglio di tutti noi.

Più che una cena, voglio che ci diano qualche risposta.

«Sembra tutto delizioso, in città avevamo cibo a stento», commenta Evelyn osservando i piatti ricchi di prelibatezze.
«Vi ringraziamo per il pasto.»

«Oh, non c'è bisogno. Prendete tutto quello che volete, qui abbiamo cibo a volontà.» Ribatte Daven, riempiendosi il piatto con un po' di riso e varie verdure.

Ovviamente, i piatti in tavola sono tutti a base di verdure. Non c'è più carne, ormai. Mi ricordo che anni fa, quando ero piccolo, c'era ancora rimasta in giro qualche scorta di carne. Solo i più ricchi potevano permetterselo, e, naturalmente, mio padre non si era lasciato scappare quell'opportunità.

Ma io, invece, mi sono sempre rifiutato.
Non ho mai toccato un pezzo di carne, per diversi motivi, a dire il vero. In primis, non mi andava proprio di mangiare qualcosa di così ricercato, quando le persone morivano di fame. E secondo, non mi è mai piaciuta l'idea che dovessero ammazzare gli animali, torturarli e trattarli come oggetti, così che le persone come mio padre potessero soddisfare il loro palato. Mi faceva proprio ribrezzo come idea. Si può sopravvivere senza carne, quindi perché uccidere per il semplice gusto del piacere? Mio padre faceva lo stesso. Uccideva per piacere.

«Allora, ditemi... com'è questa storia che sapete chi diavolo siamo, sapete che merda abbiamo vissuto... e ogni altra cosa?» Chiede Kenjiro con la sua solita eleganza. Forse dovrebbe darsi un po' un contegno. Mio padre mi avrebbe tirato un bello schiaffo in faccia, se avessi osato parlare con un tono del genere, ad un cena.

𝑷𝑶𝑾𝑬(𝑹𝑬𝑫)  -𝒾𝓃𝒻𝑒𝓇𝓃𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝓈𝑜-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora