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HEAVEN

Avete presente la sensazione di disgusto che si prova ogni singola volta che si è costretti a vedere la persona che più si odia? Lo stomaco che si attorciglia, la bile che sale, e la voglia di puntarli una pistola alla tempia aumenta sempre di più.

Eppure devi essere cordiale. Educata. E parlare con quella persona in maniera civile, nonostante vuoi strangolarla.

Ecco... questo è quello che sto provando io tutti giorni.

Sono tornata ancora una volta al centro di detenzione, ma questa volta con me c'è anche Ryan, dato che lavorava alle ricerche molto prima che arrivassimo.

Averla qui con me, da una parte mi da un po' più di forza, perché non sono sola con quella psicopatica di mia madre. Ma dall'altra parte, ho un po' paura di cosa accadrebbe se non riuscissi a tenere testa a mia madre, e se lo sguardo di Ryan, una volta usciti da quell'interrogatorio fosse carico di compassione. Pena.

Ma non accadrà, giusto?
Posso farcela.

«Prendiamo le informazioni che ci servono e andiamocene. Se ti fa domande personali non risponderli, e non ascoltare quello che dice, a meno che non si tratti della chiave.» Dico a Ryan, ma sto fissando mia madre attraverso il vetro.

«Me la caverò, so tenere testa alle persone.»

In effetti...

Entriamo nella stanza, e come al solito punto alla sedia posizionata sotto il tavolino. La scosto e mi siedo, mantenendo lo sguardo fisso sulla tavoletta portafogli su cui dovrò scrivere le informazioni che mi dirà. Premo il tappino della penna contro la tavoletta un paio di volte, come per scaricare lo stress.

Ryan si siede al mio fianco, e gli occhi di mia madre saettano su di lei, curiosa.

«Roxanne Hale, quali sono i risultati delle ricerche degli ultimi giorni? Novità sulla chiave? Quale fattore presente nella Zona Verde contribuisce a renderla tale?» Le chiedo, iniziando e segnarmi qualche punto sul foglio.

Adesso sento il suo sguardo fisso su di me. Il suo corpo trema per le risate, come se non riuscisse a trattenersi. Cosa diamine la diverte tanto?
«Ora fai anche finta di non essere mia figlia? Avanti, mi mancano le nostre conversazioni»

Io la ignoro.
Non sono qui per chiacchierare con lei come due amiche davanti ad una fottuta tazzina di tè.

Lei rimane in silenzio per qualche secondo, e non appena cerco di ripeterle le domande, lei si rivolge a Ryan: «Anche tu ti comporti così con i tuoi genitori? Ricordo il giorno in cui gli ho incontrati... aspetta... era il giorno in cui tua sorella è stata uccisa dai miei soldati durante uno scontro, o sbaglio?» E sorride, mettendosi comoda nella sedia.

Fottuta stronza.

«Sì, e i miei genitori non vedono l'ora di vederla con gli organi di fuori, sa?» Ribatte Ryan, mantenendo il controllo, più di quanto mi aspettassi. Non andava d'accordo con sua sorella? Oppure ignora come le ho detto quello che sta dicendo mia madre?
Magari è solo una perfetta attrice.

«Già, immagino. Infondo hanno perso la loro amata figlia. Mi chiedo solo se avessero pianto anche per te, se fossi finita al posto suo in quello scontro. O magari ne sarebbero stati felici, tu che ne pensi?» La fissa con tale intensità che mi sento male per lei.

Ryan si schiarisce la gola, afferra la tavoletta portafogli e la mia penna, iniziando a scrivere.
«Ha cinque minuti per rispondere alla domande, altrimenti mi assicurerò di avere le informazioni che mi servono con la forza.» Una pausa. «Prima domanda: quali sono le novità riguardo alle ricerche? Seconda domanda: scoperte riguardati la chiave? Quale potrebbe essere? Terza domanda: Quanto tempo vi servirà ancora? Il tempo stringe, e la morte le sta alle calcagna con un machete in mano. Non ha tutto il tempo del mondo, e noi non siamo persone pazienti. Quindi la finisca con questi giochetti del cazzo, se vuole continuare a ricevere del cibo a fine giornata, e se non vuole morire prima del dovuto.»

Mi volto verso di Ryan, con gli occhi sbarrati.
Wow.
Mando giù la saliva a forza.

Vorrei essere brava come lei a sapere ignorare quello che dice mia madre. Ma credo, che se Roxanne non fosse mia madre, anch'io avrei reagito come lei.

Roxanne la fissa per qualche secondo, ma prima che potesse aprire bocca Ryan le dice: «Ah, e risponda in un discorso completo, grazie, senza troppi giri di parole. Arrivi al punto» fa un sorrisino, e torna a scrivere sul foglio.

Io incrocio le braccia al petto, rilassandomi finalmente un po'.

Mia madre sbuffa, raddrizza la schiena e dice: «Avevo già fatto ricerche in passato, prendendo dei campioni del territorio. Piante, fiori, ossigeno, terra... ma come avevo sospettavo, la chiave si trova nell'acqua. O meglio, in una mucillagine che vive nel lago. Ha la particolarità di purificare l'acqua, rimuovendo i contaminanti, e fornendo i nutrienti essenziali per la vegetazione, nonostante l'acqua fosse contaminata dalla radiazioni, prima che la barriera elettromagnetica proteggesse il territorio.» Una pausa. «La barriera protegge la Zona Verde dalle sostanze nemiche esterne, ma essa non è la chiave. Lo è la mucillagine. È come un macchina purificatrice o un generatore di vita. Inoltre, è come se avesse la stessa mutazione dei GM: resiste a temperature estreme.
«Abbiamo richiesto un piccolo campione, e, dopo averlo portato il laboratorio, abbiamo provato a metterlo a contatto con un'altro campione di terra arida, sottoposta a temperature estreme. E sapete cosa è accaduto?» Ci guarda, ma non aspetta che rispondiamo, e dice: «La terra arida è tornata sana. Il campione era estremante piccolo, ma dopo qualche minuto le differenze si sono notate subito: il muschio ha purificato il campione di terra. Gli ha restituito la vita, facendolo tornare verde.»

Fisso mia madre con gli occhi sbarrati: lei avrebbe dovuto essere così. Una scienziata e dottoressa pronta a sacrificare la sua vita — e non quella degli altri — per riuscire a far tornare il mondo abitabile. Pronta a spendere ogni energia possibile in ricerche su ricerche, perché è quello in cui eccelle.

In questi pochi minuti che ci ha raccontato quello che ha scoperto, non sembrava la madre psicopatica che ci ha torturati. Non sembrava la signora che ha torturato bambini e ragazzini innocenti. Sembrava più la donna che ammiravo quando ero bambina, ignara di chi fosse veramente.

«D'accordo, dunque...», mormora Ryan finendo di prendere appunti.
«La mucillagine presente nel lago non sarà sufficiente per il mondo intero. C'è modo di ricrearlo in laboratorio? E una volta fatto, come pensi di spargerlo sull'intero pianeta?»

«Ricrearlo in laboratorio richiederà tempo. È complicato, ma non impossibile. Dobbiamo lavorarci.» Dice, fissando il foglio in cui Ryan sta scrivendo.
«E per quanto riguarda la propagazione della mucillagine, avevamo pensato a delle capsule biodegradabili contenenti spore o frammenti della mucillagine. Le capsule verranno sparse in giro per il mondo con dei droni, e, successivamente, lasceremo che la Terra guarisca con il tempo. Ci vorranno anni, ma il pianeta ha buone probabilità di tornare abitabile.»

𝑷𝑶𝑾𝑬(𝑹𝑬𝑫)  -𝒾𝓃𝒻𝑒𝓇𝓃𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝓈𝑜-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora