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HEAVEN

Corro per i corridoi del centro penitenziario, seguita da Kenjiro, Adeline e Yumi.
Corro più veloce che mai, più veloce di tutte le volte che ho corso in tutta la mia vita, perché questa volta, non sono io ad essere in pericolo.

Sento il cuore scoppiarmi in gola, le lacrime rigarmi il viso, e il battito così accelerato che mi manca il respiro. Sento uno squarcio nel petto aprirsi sempre di più, e la paura mi divora viva.

Grido il nome di Hell così forte da bruciarmi la gola. Grido, e le lacrime mi solcano la pelle come lame appena affilate.

Hell questa notte non è tornato a casa. La sicurezza mi ha chiamato, dicendo che era ancora con suo padre, e che sarei dovuta venire immediatamente.

Dio, cosa gli sarà successo?
Perché non è tornato a casa? Perché non mi ha chiamata o mandato un messaggio?

Il solo pensiero che possa esserli successo qualcosa mi uccide.

Corro più veloce della luce, con il cuore che urla dal dolore. Corro corro e corro, con i pensieri e gli scenari nella mia testa che si fanno sempre più cupi, ogni secondo che passa. Sono diventati un teatro dell'orrore.

Svolto a sinistra, e non appena raggiungo la cella in cui Hell ha svolto gli interrogatori con Helios, grido agli altri di aspettarmi fuori.

La sicurezza mi fa subito entrare, richiudendo la porta alla mie spalle. Mi fermo, giusto il tempo di riprendere fiato, e i miei occhi saettano ovunque.

Ma quello che vedo mi squarcia in due i polmoni.
Mi frantuma in miliardi di pezzi.
Tutto fa così male,
La parola "dolore" perde pure il suo significato.

Tutto diventa una nebbia di dolore e tormento, e le urla di chi è stato in silenzio per troppo tempo rimbombano nella stanza, diventando tuoni che squarciano il cielo.

Hell è terra, le lacrime divorano silenziosamente il suo viso, e le sue urla mi spaccano in due il cuore. Il suo volto è una maschera di dolore. Di puro dolore. Perché anch'io ho urlato come lui. Anch'io sono stata frantumata. Distrutta da quella sensazione.

Ma vedere tutto quel dolore su di lui, mi fa desiderare di essere al suo posto, e prendermi tutto quello che lo sta distruggendo.

Fa male vedere la gente che ami soffrire in questo modo. Fa malissimo, perché sai cosa sta provando, e sai anche quanto sia dannatamente doloroso. 

Corro verso di lui crollando in ginocchia al suo fianco, mentre lui continua ad urlare e colpire con un coltello e con tutta la sua forza il corpo esanime di Helios.

Il suo corpo è condizioni che non so nemmeno descrivere. Ha squarci talmente profondi che riesco a vederli le ossa. Il suo corpo è ridotto a brandelli, e non lo riconoscerei neanche, se non sapessi che sia Helios.

Per la stanza c'è sangue e acqua ovunque, e non oso nemmeno immaginare cosa possa essere successo. Ma da come è ridotto Helios, so una cosa: Hell lo ha torturato e ucciso con gli stessi metodi che lui li ha insegnato ai suoi compleanni.

Il mio cuore ancora un volta urla più forte di quanto io possa mai fare.

Mi avvicino a Hell, le ginocchia immerse nel sangue, e lo stringo a me, avvolgendo le braccia intorno al suo petto. Sprofondo il viso nella sua schiena, i miei singhiozzi soffocano nella sua camicia.

«Hell... Hell, va tutto bene, puoi fermarti. Metti giù il coltello, è tutto finito... è tutto finito...» mormoro con una debole voce, il dolore ha la meglio.

Lui grida, e il suo corpo trema.
«Non posso...» Singhiozza, mentre continua a colpire Helios, sfogando la rabbia e il dolore che per anni lo hanno tormentato. Che per anni lo hanno consumato vivo. Che per anni si sono nutriti abbastanza.
«Non posso... non posso fermarmi, non ci riesco... non ci riesco...» respira a fatica, e il suo corpo trema così forte da terrorizzarmi.

Allungo una mano e gli sfilo via il coltello dalla mano, ancora intriso di sangue, mentre gli sussurro: «È tutto okay... è tutto okay, respira. Respira, va tutto bene...»
Te lo prometto.

Butto il coltello distante da noi, e tiro via Hell lontano da suo padre. Lo abbraccio, e lui si aggrappa a me, sprofondando il viso nel mio petto. I singhiozzi, le grida e le lacrime muoiono nel tessuto della mia maglietta.

Ed io piango insieme a lui, stringendolo forte a me, mentre faccio scorrere le dita lungo la sua schiena.
«È tutto okay, respira. Respira, è tutto finito. Ce l'hai fatta... ce l'hai fatta, Hell...» porto le mani sul suo viso, appoggiando la fronte contro la sua. Mi porto una sua mano sul mio cuore, e li sussurro: «Ti amo, ti amo, okay? Sono qui. Sono qui con te, non vado proprio da nessuna parte. Sono qui. Va tutto bene.»

Lui annuisce stringendomi forte.
Mi abbraccia sprofondando il viso nel mio collo, e le sue lacrime bagnano la mia pelle. Urla, piange, ma questa volta non si preoccupa degli altri. Questa volta non nasconde le sue emozioni, come è abituato a fare. Perché sa che nessuno lo giudica. Noi non siamo suo padre.

Non deve fingere di stare bene per noi.
Non deve soffocare le sue lacrime. Non sono segno di debolezza. Non lo sono affatto.

Faccio scorrere le mani nella sua schiena, e lo stringo forte a me. Lui si aggrappa alla mia maglietta, come se fosse sul bordo del mondo intero. Come se la sua vita possa finire da un momento all'altro.

Odio vederlo stare così male. Mi uccide. Perché lui è la cosa più bella che mi sia capitata. Merita di essere felice, e non tutto questo. Merita il mondo intero, cazzo.

Rimaniamo per un po' di minuti l'uno aggrappato all'altro, in silenzio, perché nessuna parola può tradurre il dolore. Il silenzio certe volte significa molto, moltissimo... e noi non possiamo fare a meno di tacere.

Dopo poco riapro gli occhi, e mi accorgo che al nostro fianco c'è una bottiglia e una scatola con delle salviette umide affianco.
Devono averle lasciate i ragazzi, e non ce ne siamo nemmeno accorti.

Così mi allontano di poco, afferro le salviette e la bottiglia, e prendo le mani di Hell. Ci rovescio sopra un po' d'acqua, e con la salvietta inizio pulirlo dal sangue.

«Dimentica ogni cosa che ti ha detto»,
mormoro mentre delicatamente strofino per cacciare via il sangue. Butto sopra ancora un po' d'acqua, e poi torno a pulire.
«Non mi importa di quello che hai fatto. Non mi importa e mai mi importerà. Puoi raccontarmi qualsiasi cosa di orribile che hai fatto, ma io ti amerò lo stesso. Ti amerò sempre, perché non c'è l'inferno senza il paradiso.»

𝑷𝑶𝑾𝑬(𝑹𝑬𝑫)  -𝒾𝓃𝒻𝑒𝓇𝓃𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝓈𝑜-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora