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HELL

Non ci posso credere che il video in diretta fosse solo una sceneggiata per metterci a terra. È stata un mossa furba e incredibilmente atroce. Nessuno di noi aveva anche solo immaginato che potesse essere tutto finto.

Quindi sono sollevato di sapere che tutti i Terrestri stanno bene, e che la città sia salva. E soprattutto, sono felice di rivedere Thomas e Evelyn.

Non pensavo che l'avrei mai detto, ma è meraviglioso essere di nuovo tutti insieme.

Inoltre, Yumi ha anche recuperato le tute che Evelyn ci aveva regalato, quindi siamo finalmente tornati ad indossare i nostri vestiti: maglietta nera attillata con le spalle e le braccia rosse, cargo neri e stivali.

Nel frattempo ho rigenerato le ferite di tutti quanti, e ora siamo più carichi che mai. Anche se — pensandoci — sarebbe bello poter rigenerare le ferite che portiamo dentro, ma purtroppo non ne sono in grado. Le torture che abbiamo vissuto, rimarranno un ricordo che ci porteremo dietro per molto tempo ancora. Siamo stati fatti a pezzi, ma siamo risorti dalla nostre stesse ceneri. E ora, siamo pronti a bruciare più che mai.

E questo vale più di ogni altra cosa.
Quel che conta, è che adesso siamo liberi. Tutto il resto potremmo poi sistemarlo.

Evelyn ha detto che ci sono venuti a cercare perché Thomas ha insistito che fosse successo qualcosa, dato che non eravamo tornati prima del suo compleanno. Per fortuna gli hanno dato retta.

I Terrestri si sono occupati delle guardie, anche se la maggior parte sono morti per via del fuoco. Ad ogni modo, Roxanne e Helios sono stati presi come prigionieri, insieme ai pochi scienziati che ci sono. Ora saremo noi a sfruttare loro.

Porteranno a termine il progetto "reviverth", ma questa volta lo faranno a modo nostro, e seguendo le nostre regole. Questa volta le cose cambieranno per davvero.

«Ragazzuoli, non vorrei fare il guastafeste, ma come ci arriviamo nei paesi Nordici, se ci troviamo a Chicago?» Chiede Kenjiro, incrociando le braccia al petto.

Adeline invece non vede l'ora di far crollare questo edificio. Tamburella con il piede a terra ansiosamente, aspettando che ce ne andiamo.

«Suppongo che Roxanne avesse pensato a tutto», risponde Heaven.
«Quindi, dato che stava per iniettarci i sieri e usarci come arma, immagino che abbia un mezzo di trasporto già pronto.»

«Hai ragione Heav, qui fuori ho visto uno strano coso con le ali gigantesche e color militare», ribatte Thomas, imitando con le mani la grandezza del presunto aereo.

«E che diamine sarebbe?» Domanda Adeline con un'espressione confusa.
Thomas la guarda facendo spallucce, come per dire "non chiedertelo a me".

Ora tutti si sono voltati a fissarmi.
«Il modo più veloce per raggiungere luoghi lontani, è volare utilizzando un aereo. In questo caso parliamo di un aereo militare, quindi può trasportare parecchie persone e...»

«Voleremo? Dici sul serio, amico? Cioè, proprio volare nel vero senso della parola?» Kenjiro si passa una mano dietro al collo e borbotta: «Oppure è tipo una di quelle strane metafore?»

«No, voleremo nel vero senso della parola.»

«Oddio, ma che meraviglia!» Esclama Heaven saltellando sul posto tutta euforica.
Kenjiro sclera insieme a lei, e Adeline li lancia occhiatacce mentre si mordicchia le unghie.

«Allora, volete stare lì a cacciare urletti di bambini, oppure possiamo andare a farci il voletto?» Domanda Yumi incrociando le braccia al petto.

«E io devo sbriciolare questo posto del cazzo», borbotta Adeline, forse per la decima volta.

Odio dirlo, ma mi mancano questi momenti di confusione.
Mi metto le mani in tasca, e aspetto che si diano una calmata. Ma all'istante sento una manina toccarmi la gamba. Così abbasso la testa, e vedo Thomas. Mi accuccio per arrivare alla sua altezza.

«Evy mi ha detto che Trace non ce l'ha fatta» dice con tono triste, mentre tira su con il naso. «Mi dispiace, Hell. A me manca molto, quindi a te deve mancare moltissimo.» Scoppia in lacrime gettandosi tra le mie braccia.

All'improvviso non so più che dire.
È come se ogni lettera dell'alfabeto fosse volata via.

Me ne sto fermo, paralizzato, stringendo Thomas tra le mie braccia.
Nelle ultime settimane non ho avuto neanche una attimo di pace. Non ho nemmeno avuto un attimo per piangerla. E adesso... adesso che è tutto finito... i suoi ricordi sono lame che vengono scagliate contro il mio cuore.

«Sarebbe orgogliosa di te», mormoro, sbattendo le ciglia per cacciare via le lacrime.

Vorrei che fosse qui con noi.

«E di te.» Aggiunge Thomas. «Trace ti voleva tanto bene. Ma tipo tantissimo... lo sai? Tantissimissimo»

Thomas mi stringe un'ultima volta, ma nel momento che si sta per staccare lo attiro nuovamente a me. Odio che le persone mi vedano piangere.

«Lo so», mormoro annuendo.
«Anch'io le volevo moltissimo bene, anche se non lo dimostravo. E un po' mi pento, perché avrei potuto starle vicino più spesso. Avrei potuto dirle che mi era mancata, e...»
Oddio... dovrei stare zitto. Non so nemmeno perché gli stia dicendo tutto questo...
«È brutto accorgersi di quanto siano importanti  certe persone, solo quando le perdi.»
Già, è orrendo.
«Quindi, ometto, goditi la presenza delle persone a cui vuoi bene, perché quando le perderai è una bella merda.»

Mi asciugo in fretta le lacrime, e lascio andare Thomas. Anche lui si pulisce gli occhietti.
«Lo farò.» Annuisce, e poi dice: «Da quando dici brutte parole? Di solito è Kenj che parla malissimo... ma tu... tu di solito sei quello per bene»

Mi scappa una risata, e rispondo: «Fa finita di non aver sentito nulla, okay? Oppure Heaven mi fa a pezzi», gli scompiglio i capelli, e lui mi sorride.

«Terrestri, è arrivato il momento di raggiungere la Zona Verde!», grida improvvisamente Evelyn dal palco, richiamando l'attenzione di tutti quanti.
«Al momento i nostri nuovi leader sono i GM, grazie a loro abbiamo ancora una chance di vivere! Ci hanno salvato una volta ancora.» Tutti applaudono ed esultano alle sue parole.
«Quindi, siete pronti a partire verso una parte del pianeta, in cui la vita non si è mai fermata?»

Sì, non vedo l'ora.

Una volta usciti tutti dall'edificio — che abbiamo scoperto che si trova vicino a Chicago, in una zona militare più remota — ci allontaniamo tutti, in modo che Adeline possa fare il suo lavoro.

L'edificio è una grande struttura metallica e nera, grande praticamente come l'ospedale psichiatrico, solo, che a differenza, questo posto non sta crollando a pezzi. O almeno, non ancora.

Tutti facciamo qualche passo indietro, invece Adeline si avvicina alla facciata dell'edificio. Protende la mani in avanti, e con un urlo e un rapido gesto, tutto l'intero edificio inizia a tremare, fino a crollare, come se un gigante lo stesse calpestando.

Adeline si fa indietro raggiungendoci, e Kenjiro l'afferra abbracciandola da dietro, mentre osserviamo l'intero inferno crollare ai nostri piedi.

Un eco di esulti si solleva alle nostre spalle, e Adeline alza le braccia facendo il dito medio in direzione di sua madre.

Siamo finalmente liberi.

𝑷𝑶𝑾𝑬(𝑹𝑬𝑫)  -𝒾𝓃𝒻𝑒𝓇𝓃𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝓈𝑜-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora