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YUMI

So cosa hanno in mente.
So cosa vogliono da noi, e so che vogliono tornare ad usarci.
Dopo che Heaven ha scatenato un bel po' di casino, ora Roxanne e i suoi uomini sono più determinati a distruggerci pezzetto per pezzetto, fino a renderci di nuovo le loro marionette.

Ora sono più assetati di vendetta. Sono più spietati. Più crudeli e atroci.

Un po' di giorni fa è venuto a farmi visita Helios. Il comandante che credevo morto, perché Hell l'aveva ucciso. Eppure era davanti ai miei occhi. Vivo e perfettamente in salute. Mi ha aggiornata su un po' di cose mentre cercava di farmi incazzare. Spoiler: non c'è riuscito.

Non sono una persona facile da smuovere. È difficile farmi incazzare e perdere le staffe, quindi penso proprio che oggi vogliono una rivincita.

Sono legata ad una sedia, e in quella di fronte a alla mia c'è seduto un uomo. Avrà una quartina d'anni, ha i capelli castani ben pettinati, un camice bianco, occhi nocciola e indossa un paio di occhiali lucidi come i cristalli, e, in mano, tiene un taccuino con una penna.

Direi che è arrivato il momento di mettere in pratica il motto "chiedetemi qualsiasi cosa, ma non riuscirete ad entrami nel cervello, razza di stronzi."

«Le farò delle domande, e lei dovrà rispondere sinceramente.» Dice il tipo con il taccuino.
Sembra uno strizza cervelli.

«Posso fare domande anch'io?» Chiedo, inarcando un sopracciglio.

«No, non sarà possibile.» Una pausa.
«Lei è Yumi Reyes, nata il ventisette febbraio del 2107. Figlia di Evelyn Rin e Chris Reyes. Ha un fratello di nome Kenjiro Reyes, ed entrambi siete stati donati alla Sighs House per il progetto "reviverth". È corretto?»

«No.»

«Potrebbe essere più precisa? Quale di questi dati è errato?»

«Non siamo stati "donati" a quel allevamento di umani, ma siamo stati gettati lì. Nostro padre ci ha drogati dopo aver minacciato nostra madre con un fucile. Quindi è più un essere stato obbligati.» Prendo il respiro e mi metto comoda, come se non fossi legata ad una sedia.
«C'è differenza.»

«Vostro padre lavorava come guardia sotto il comando di Helios. Ha scelto di donarvi alla ricerca, anche se l'ha fatto con maniere poco consone.» Scrive qualcosa nel taccuino e prosegue chiedendo: «Vostro padre è stato ucciso in battaglia da suo fratello. Come la fa sentire? Cosa prova nei confronti di suo fratello dopo quello che ha fatto?»

Okay, non mi aspettavo questa domanda.
Lo fisso per qualche secondo cercando la frase giusta con cui risponderli. Non ho la più pallida idea di quello che si sta annotando il quel taccuino del cazzo.

Come mi fa sentire? È stato orribile vedere mio fratello sparare a nostro padre. Non perché provassi pena per quell'uomo, ma perché non era giusto che Kenjiro fosse costretto ad ucciderlo per salvarsi la vita. Non è giusto mettere un padre e figlio contro, anche se si odiano a morte.

Cosa provo adesso nei confronti di mio fratello? Ammirazione. Rispetto. Coraggio. È stato forte a fare quello che andava fatto. È stato forte e audace. Io gli avrei sparato senza provare pietà. Senza esitare nemmeno un secondo, nonostante il legame di sangue. A me non avrebbe importato un cazzo ucciderlo, al contrario di Kenjiro.
Lui se avesse potuto l'avrebbe lasciato scappare.
E per questo lo ammiro. Ammiro il suo cuore dolce, nonostante cerchi di nasconderlo.

«Signorina?» Mi richiama lo strizza cervelli.

«Sono orgogliosa di quello che ha fatto mio fratello. Nostro padre era un bastardo. Non solo perché ci ha venduti, ma perché era anche violento nei confronti di nostra madre. Quindi mi sento benissimo, grazie.» Abbozzo un sorriso, e lui torna a scrivere in tutta fretta qualcosa in quel merdoso taccuino.

Vorrei strapparglielo dalle mani e conficcarli quella penna nel cervello per poi chiederli come si sente lui.

Forse ho più problemi di quello che penso.

«Ha detto che suo padre era un'uomo violento, le ha mai fatto del male? Oppure alzava le mani solo con sua madre?»

Vaffanculo.

Sento la rabbia bruciarmi sotto pelle.

«Sì, non era solo violento con nostra madre.»

«La picchiava? La maltrattava? Può approfondire ed essere più precisa?»

No.

«Sono obbligata a rispondere? Non li basta sapere che mi feriva?» Sbotto.

«Ho bisogno che sia il più precisa possibile. Sono gli ordini, signorina.»

Sollevo lo sguardo al cielo, sbuffo e torno a guardarlo, sperando che il mio silenzio lo annoi così tanto che decida di andarsene.

«Signorina, può rispondere? Suo padre la picchiava?»

Non ho più intenzione di spifferarli la mia vita così che possa prendere appunti sui miei fottuti traumi.

Non sono mai stata una ragazza di tante parole. Quindi non vedo perché dovrei essere una chiacchierona con l'uomo che lavora per Roxanne.

«Signorina Yumi Reyes, è meglio per lei che risponda, altrimenti sarà peggio. Come la trattava suo padre prima che vi portasse alla Sighs House?»

«Perché mi sta facendo tutte queste domande? Cosa vuole da me? Dopo che scopre che mi ha fatto quel bastardo cosa le cambia? Avrà un aumento?» Abbozzo un finto sorriso mentre dico: «Se ha un così disperato bisogno di soldi nel mio portafoglio forse trova qualcosa. Ah no, aspetta... mi sa che mi è caduto quando avete cercato di ammazzarci con un'incidente, che peccato»

Kenjiro sarebbe fiero di me in questo momento.

Il gioco adesso cambia.
Voglio essere io a fare le domande.
Voglio essere io ad avere risposte sincere.

«La prego, non appena mi risponde alla domanda la seduta finirà. Non complichi le cose.» Inclina la testa d'un lato, appoggiando la penna sopra il taccuino.

«Helios mi ha detto che nel frattempo che i vostri scienziati ricreano il fottuto siero per cancellarci la memoria, voi cercate di "indebolirci" così che il processo sarà più semplice e veloce.» Lo fisso con un sorriso sulle labbra.
«Vuoi scoprire il mio incubo più grande per vedermi crollare a pezzi? Come pensi di torturarmi se invece non aprirò bocca?»

«Sua madre è ancora viva, giusto? Quando è stata l'ultima volta che l'ha vista?»

Il mio cuore smette di battere.

Ed il silenzio nella stanza si fa così tanto pensante da schiacciarmi e soffocarmi contro il pavimento.

«Che cosa... intende? Lei è lontana da qui. È al sicuro, lontana da tutti voi figli di puttana psicopatici!»

Sì, è così.
Lei è con Thomas.
Con i Terrestri.
È al sicuro.

«Signorina, qui non stiamo giocando. Quindi ora le ripeto la domanda, e lei dovrà rispondermi.» Una pausa. «A meno che la vita di sua madre non le importi così tanto.»

Vaffanculo, che fottuti bastardi.

«Suo padre la picchiava? L'ha mai maltratta?»

𝑷𝑶𝑾𝑬(𝑹𝑬𝑫)  -𝒾𝓃𝒻𝑒𝓇𝓃𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝓈𝑜-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora