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HELL

Ormai mi sono accorto che arrivo a pormi sempre la stessa fatidica domanda: perché non posso essere semplicemente felice? Perché tutto ciò che mi rende spensierato e felice mi viene strappato via?

La felicità è una cosa nuova per me. Un'emozione strana, ancora sconosciuta, ma piano piano la stavo conoscendo, pensando che avrei potuto finalmente vivere provando emozioni.

Una volta mi sono persino chiesto se non avessi qualche particolare malattia.

Non provavo alcun tipo di emozione.
Non sorridevo neanche se mi veniva fatto il solletico.

Ma poi... poi è arrivata Heaven, e tutto è cambiato. Lei era l'unica che riusciva a farmi provare qualcosa. Qualsiasi cosa.
Lei è stata la prima a farmi sorridere. L'unica persona sulla faccia della terra che ha saputo rubarmi il cuore fino a farlo suo.
Lei mi fa provare ogni tipo di emozione. Ogni sentimento, ogni cosa... lei è capace di farmela provare.

E adesso che non se neanche se sia ferita o meno, mi sento morire lentamente. Mi sento di nuovo una persona vuota. Priva di emozioni e sentimenti.

Avevo finalmente chiarito con mia madre, e invece viene uccisa. Uccisa davanti ai miei occhi, ed io non ho potuto fare niente per impedirlo.

Mia mamma è morta.
E se solo provo a pensare al suo volto, alla sua voce... sento il petto squarciarsi.
Non pensavo che l'avrei mai e poi mai detto, ma mi manca. Dio... se mi manca.

Adesso ho capito come ha fatto ad immergersi nella vasca mortale 3287 volte.
Perché io farei lo stesso per lei.
Ma è un po' tardi per essermene reso conto, vero?

Darei qualsiasi cosa per vederla un'ultima volta. Per sentirla lamentarsi di noi, e per vederla sorridere mentre mi abbraccia.

Mando giù a forza il nodo alla gola, e le lacrime rigano il mio viso come lame affilate.
Non so neanche chi le abbia sparato. L'ultima cosa che ricordo è di aver picchiato la testa quando la jeep si è capottata.

Non so cosa stia succedendo, ma dato che sono sdraiato dentro un cilindro pieno d'acqua, e ho una maschera sul viso con i fili collegati ad un monitor... deduco che Roxanne Hale centri qualcosa.

Il mio intero corpo è paralizzato dal freddo.
E questo è stato fatto apposta per impedirci di usare il nostro calore.

Mi chiedo se anche tutti gli altri si trovano nella mia stessa situazione.

Così sposto lo sguardo in ciò che mi circonda, alla ricerca di una distrazione. La stanza in cui sono tenuto è quasi tutta buia, se non per qualche lucetta qua e là dei monitor. L'acqua del cilindro in cui mi trovo è illuminata da una luce azzurra, e per il resto non vedo nient'altro, se non fili, fili, e ancora fili. C'è una porta metallica illuminata, e nella parete, di fronte a me, c'è una grande vetrata oscurata. Immagino proprio che ci sia un qualcuno ad osservarmi dall'altra parte.

Mi guardo ancora furtivamente in torno, e mi rendo conto che non ho modo di scappare se non mi tirano prima fuori da qui. Cerco di dimenarmi, ma non riesco a fare nulla. Nemmeno alzare un dito. È come se non avessi il controllo del mio corpo, e questa cosa mi snerva.

Noto che i miei battiti cardiaci sono aumentati dal monitor.

All'improvviso sento dei passi.
Passi sicuri, sempre più vicini, fino a che la porta metallica si sblocca, e una figura nera entra all'interno. È troppo buio per capire chi sia, ma immagino sia Roxanne, oppure qualche scienziato.

La figura nera di avvicina sempre di più, fino a che si ferma a qualche centimetro da me.
Ma poi una voce dice: «Dici che è un po' presto per un regalo di compleanno?»

Il cuore mi esplode in gola.

Odio il giorno del mio compleanno.
Lo odio con tutto me stesso, per colpa di mio padre.
Ha rovinato tutto. Ogni cosa.

Oggi compio tredici anni.
E sono in piedi, che faccio avanti e indietro per la mia stanza mentre aspetto che arrivi mio padre. Perché so che arriverà. E non mi porterà un torta o un regalo.

Raddrizzo la schiena e sbarro gli occhi non appena sento bussare due volte alla porta.
Mio padre non aspetta che dica qualcosa ed entra direttamente.

I miei occhi cadono subito sulle sue mani, ma questa volta non tiene in mano una pistola o un coltello, ma solo una siringa.

«Oggi che compi tredici anni, avrai un compito speciale. A nessuna guardia ho mai dato questo compito, di solito se ne occupa tua madre. Ma dato che un giorno prenderai il mio posto, e giusto che tu sappia e assista al procedimento che ci permette di cancellare la memoria ai nostri pazienti.» Osserva la siringa che tiene nella mano e dice: «Una volta iniettato questo liquido, la mente del soggetto viene resettata. Più ricordi vengono accantonati, e più doloroso sarà. Ma una volta che il processo è stato completato, il paziente non si ricorderà nemmeno del dolore provato. Non è affascinante?»

Annuisco.
Dico di sì.
Quando in realtà so benissimo quando è crudele e spietata come cosa.

Sapevo che mia madre aveva a che fare con tutto ciò... ma sono anche che lei viene costretta da mio padre. Ed io lo odio per quello che fa, anche se so che sta solo cercando di salvarci tutti.

Sta cercando di salvare il pianeta e la razza umana, insieme alla scienziata e dottoressa Roxanne Hale.

Lei e mio padre si vedono spesso, ovviamente. Ma lui non mi porta mai con se. Mai. E questo perché Roxanne ha una figlia che mio padre non mi vuole far conoscere. Ma non so perché.

Non mi vuole dire neanche il suo nome.

«Forza, adiamo» dice lui senza voler perdere tempo.

Mando giù il nodo alla gola e lo seguo, consapevole che tra pochi secondi vedrò delle persone venire torturate cancellandoli i ricordi.
E so benissimo che le loro urla non le dimenticherò mai e poi mai.

Mi chiedo come faccia a vivere mio padre come se nulla fosse. Ma forse, è proprio soffocando le emozioni che riesce a tollerare tutto ciò. Perché solo una persona vuota non prova nulla davanti a tanto orrore. Solo una persona come lui. E forse, anche me.

Sbarro gli occhi con il cuore che mi martella nel petto.

Mio padre è vivo.
Gli ho sparato due volte, eppure è vivo.
Ho visto il suo corpo senza vita. Era morto, e il sangue li colava dalla testa.
Come può essere ora davanti ai miei occhi?
Io lo ucciso. Non può essere qui, non può essere lui, non può...

«Bella sorpresa, vero?» Fa qualche passo avanti e dice: «Forse vi siete dimenticati che sono un GM pure io. Con il mio calore sono in grado di modificare le temperature corporee. Quindi non appena mi ha ucciso, e la mia temperatura è calata... e il mio calore si è attivato riportandomi in vita. Strabiliante, non credi?» Una pausa.
«Non ci posso credere che sei davvero riuscito a spararmi. Mi ci è voluto un po' di tempo per riprendermi... ma eccomi di nuovo qua»

Sta continuando a parlare e parlare, ma io non sento nemmeno più le sue parole. L'unica cosa che so... e che adesso il mio peggior incubo è tornato in vita.

𝑷𝑶𝑾𝑬(𝑹𝑬𝑫)  -𝒾𝓃𝒻𝑒𝓇𝓃𝑜 𝑒 𝓅𝒶𝓇𝒶𝒹𝒾𝓈𝑜-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora