Capitolo 1.

511 23 3
                                    

TRIS
"Sorellina, scusami per tutto, Ti voglio bene" dice Caleb facendo un lungo respiro, afferra lo zaino, cercando la forza da qualche parte.

Ma quando sta per aprire la porta, lo tiro per un braccio. Mi guarda sorpreso.

"No" dico, chiudendo appena gli occhi.

"Cosa, Beatrice?" chiede lui, ancora con quell'espressione sorpresa stampata in faccia.

"Non puoi farlo. Io ho più possibilità di resistere al siero della morte, tu neanche una." sospiro riaprendo piano gli occhi.

Una parte di me dice di lasciarlo andare, che rischi, perché è tutto ciò che si merita per avermi venduto a Jeanine, perché lui non ha avuto paura come ho io di perderlo.
Un'altra parte mi riporta in mente lo sguardo di disapprovazione dei miei genitori, so per certo che loro vogliano che io ci provi.

"Ma Tris..io" Caleb farfuglia. Ma lo interrompo.

"Va bene così. Non abbiamo molto tempo" Gli sfilo lo zaino e me lo metto sulle spalle.

"Se io non dovessi farcela.." la mia voce trema un po'.
Ci sono stati momenti in cui ho desiderato davvero di porre fine a tutto ciò. Ma solo adesso mi rendo conto di non aver goduto di tante cose. Del sole le prime ore del mattino, della melodia del mare e di tante cose. E adesso, mi sento mancar l'aria pensando che forse questa è la mia ultima volta che faccio qualcosa, e non è stringere Quattro o i miei genitori, per quanto sia impossibile.
Caleb stacca gli occhi dal pavimento e cerca un contatto visivo. Lo guardo. E per un momento, in quei occhi ci vedo il mio vero fratello. Non quello che mi ha tradito, ma quello che mi stringeva la mano alla cerimonia delle scelte, con cui giocavo da piccola, colui che mi rassicurava in ogni situazione.
"Dì a Tobias che io non volevo lasciarlo. Prenditi cura di lui, perché dietro quella corazza di ferro che ha addosso, c'è un cuore fragile. Salutami Christina, e dille che mi dispiace ancora se non sono stata la migliore amica più buona che lei merita. Salutami tutti gli altri. Caleb, prenditi cura soprattutto di te stesso. Ti voglio bene"

Devo provarci, non è detto che io muoia. Sono immune a tanti sieri, e questo non sarà in grado di ostacolarmi.
Una lacrima sfuggente mi riga il viso, e la lascio fare.
Io e Caleb ci stringiamo in un ultimo abbraccio. Solo un attimo. Poi gli dò un bacio sulla guancia e mi dirigo verso la porta. Caleb non accenna una parola, e appena alzo lo guardo scopro che sta piangendo.

"Scappa, Caleb" gli ordino, e una volta che lo vedo correre apro la porta.
Sono pronta. A noi, morte.
*
Il siero mi abbraccia, e me lo sento premere ovunque. Dalla testa fino ai piedi.
Ma ciò che mi fa venire i conati di vomito, è il profumo che esso emana.
E' un odore forte, acido.
Pensavo che la morte avesse un sapore dolce, così com'è essere trascinato da essa.
Scuoto la testa mentre cerco di attraversare quel corridoio il più velocemente possibile, ma sembra non avere una fine. Il siero mi sta facendo perdere la ragione, non la vita. E non so quale dei due sia peggio. Poi ci ripenso. Che stupida che sono.
Non appena inspiro l'aria che sa di morte, i miei polmoni bruciano, ma continuo a camminare. Non ci vedo quasi neanche più, ho la vista perlopiù nera mischiata con il fumo bianco del siero. Poi so che sono vicina alla porta, perchè ci vado a sbattere con la testa. Il colpo mi stordisce un po' di più di quanto non lo fossi fino a qualche secondo fa. Tasto il muro alla ricerca di un pulsante che faccia aprire questa dannata porta. Lo trovo, e la porta si apre.
Mi affretto nell'entrarci e chiudere la porta rapidamente, lasciandomi cadere contro di essa.
Respiro aria fresca, che stavolta non da più di morte, ma è pura, come la vita.

Rido fra me e me, sono riuscita a sconfiggere la morte, ancora. E sono felice. Così felice di essere ancora viva.

"Oh, guarda chi c'è" David mi punta addosso una pistola.

"David" alzo una mano per salutarlo, come se nulla fosse.

"Dove l'hai trovato l'antidoto?"

"Di quale antidoto parli?" Inarco un sopracciglio, facendo la finta tonta.

"Parlo dell'antidoto per sopravvivere al siero della morte, esattamente..questo" estrae una boccettina di colore violaceo.
Nel frattempo che lui estrae quella boccettina, io ho già dato un occhiata intorno, e dato che non c'è molto da guardare ho già trovato il mio obiettivo.

"Strabiliante...ma non ne ho avuto bisogno" sbotto avvicinandomi a lui.

"Stop! Non fare un altro passo o giuro che ti sparo!" Dice allarmato David.

"Ehi, come siamo aggressivi. Volevo solo guardare meglio da vicino l'antidoto" mi difendo, a bassa voce.

"Tris, non ti permetterò di rubare le armi!" Urla facendo riecheggiare la sua voce per tutto il laboratorio.

"Hai già un'idea per cui dovrei farlo?" Alzo un sopracciglio, provocandolo.

"No..ma so che sei capace di tutto. E io sono qui per impedirtelo"

"E poi..no. Non mi servono le vostre stupide armi." Sputo le parole in modo freddo.
Lui si raddrizza sulla sua sedie a rotelle.

"Allora perché sei qui?"
Sento passi dietro di me, segno che qualcuno è entrato nel corridoio. Io spero sia qualcuno che venga in mio aiuto.

"Per fare..una cosa" dico, senza andare oltre.

"Ma..ora che ci penso. Perché dovrei fare un favore agli altri? Loro cosa hanno mai fatto per me?" Dico fingendomi disinteressata.
Lui sorride, abbassando di poco la pistola.

"Dunque, potrei approfittare di questo momento, per chiederti di più sul rapporto che avevi con mia madre" Dico inclinando la testa di poco.

Lui respira pesantemente.
"Ehm.." Farfuglia.

L'ho colto di sorpresa.
Socchiude per un po' gli occhi, abbassando la pistola. In quel lasso di tempo io mi avvicino sempre più furtivamente.

"Io e tua madre eravamo amici. Ma io seppi fin dall'inizio che la nostra amicizia non aveva un lungo termine. Perché tua madre era testarda"

"Tris, ti stai avvicinando e non va bene" spezza il tono dolce per far spazio a quello serio.

"Voglio starti affianco" sbuffo.

"Possibile che tu non capisca?"
Mi tiro un pizzicotto al braccio per costringere le lacrime a rigarmi il volto.
"Voglio...voglio sapere di più su mia madre, ora che...non c'è più" dico piagnucolando.

Odio un sacco fare la vittima, ma non ho altro modo per distrarlo.
Il suo viso si addolcisce un attimo, per poi illuminarsi subito dopo.

"Ho un'altra cosa da mostrarti" dice voltandosi verso il tavolo dietro di lui.
E io scatto verso il dispositivo.
Purtroppo le mie scarpe mi tradiscono, e infatti stridono sul pavimento, e per una frazione di tempo David si volta premendo il grilletto. Riesco ad arrivare al dispositivo illesa. Cerco di ricordare il codice. Poi sento un altro colpo di pistola. E stavolta, mi colpisce.
Non riesco a percepire dove, piuttosto collasso in terra. Mentre sento un BIP e guardo David appollaiarsi sulla sua sedia.

Gli occhi mi si chiudono, e cado in un sonno profondo, o qualunque cosa esso sia. Anzi no, sto morendo.

I will come backDove le storie prendono vita. Scoprilo ora