Capitolo 6.

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Il giorno seguente mi sveglio molto presto, l'orologio segna le sette del mattino. Vado nell'armadio in cerca di qualcosa da mettermi. Ne ho abbastanza di quella divisa.
Scelgo un cardigan nero abbinato a dei blue jeans e le solite Vans nere che avevo quando sono arrivata qui.
Mi dirigo nel soggiorno dell'istituto, e mi siedo sul comodo divano, aspettando che qualcosa accada, o meglio, che qualcuno si svegli.
Sento passi arrivare nella stanza dove mi trovo: è la ragazza che mi aiuterà col passaporto e carta d'identità falsi.
"Ehi tris" dice intontita dal sonno.
"Ehi..." chiedo il suo nome.
"Alessia" mi risponde.
"Ma tu non dormi mai?" ridacchia.
"Con tutti i pensieri che ho per la testa? Beh no..." le dico sostenendo la risata.
"Capisco...vieni con me a fare colazione?" accenno per poi andare con lei.
Ho avuto un impressione sbagliata su di lei, all'inizio, a causa del suo aspetto, che da l'idea di una persona malvagia. È un look un po' ..dark, ecco.
Ci dirigiamo allegre verso la sala mensa, dove ci troviamo preparati delle borracce che contengono latte, caffè e succo. Io scelgo il succo e me lo verso nella tazza, mentre lei sceglie il caffè.
"Devi cambiare anche il tuo aspetto" dice lei addentando un pezzo dalla brioche.
"Sì?" prendo la mia brioche.
"Sì, ti ci vuole un bel taglio di capelli, e magari, perché no anche una bella tinta."
La guardo incuriosita.
"E basterà anche truccarti per stravolgere completamente il tuo look"
Risi.
"Bene, spero solo di non diventare come te" dico accennando un sorriso, ma...come diamine mi è venuto?
Lei si gira verso di me impassibile e le lancio un occhiata imbarazzata.
"Intendevo.."mi interrompe tenendo una mano a mezz'aria mentre sorseggia caffè.
"Non mi devi nessuna spiegazione. Nessuno vuole essere me" La guardo, e vedo una certa malinconia nei suoi occhi.
"Davvero, io volevo dire che non voglio avere quel lungo ciuffo davanti agli occhi altrimen-"
"Basta così, ho capito" dice pulendosi la bocca con un fazzoletto
"Per consigli di look puoi chiedere a Marlene, io ti servo solo per l'identità" dice sorridendo rapidamente. Le poggio una mano sulla spalla. "Ehy, tu sei la mia nuova amica"
Lei mi stringe la mano e poi si alza.
"Dove vai?" Chiedo.
"A prepararmi, devo andare da Alberto"
Alberto sarà probabilmente colui che cambierà la mia identità.
"Devo venire con te?"
"No, oggi no"
E sparisce.
Resto ad ammirare il panorama che l'ampia finestra offre. C'è una montagna e ai suoi piedi un laghetto, alcuni timidi raggi di sole penetrano nella stanza.
Mi stringo nel maglione, oggi fa davvero molto freddo, e io non sono molto freddolosa in genere.
"Ehilà"
Mi volto, e dal modo in cui la ragazza che appare dinanzi a me si è vestita deduco sia Marlene, perché è davvero elegante.
"Marlene?" Tento.
Lei accenna. "Perspicace" accenna una risata. E io sorrido.
"Ti va di andare a fare shopping questa mattina?"
"Certo" le passo il caffè come lei mi chiede con lo sguardo.

Sono le dieci quando lasciamo l'edificio. Una corrente di aria gelida ci travolge lasciandomi senza fiato.
Il primo negozio si trova non molto lontano.
Non ho mai comprato dei vestiti che non fossero grigi e perlopiù lunghi. Marlene mi sta indicando una gonna, che lascia scoperte metà delle gambe.
"Non pensi che faccia troppo freddo per poterla indossare?"
"Con delle calzamaglia di lana sotto, no. Starai benissimo"
Alzo le spalle, e lei la prende.
Alla fine usciamo da questo negozio con dieci maglie, sette pantaloni e due gonne.
"Okay, direi che basta così"
Lei mi guarda storta.
"Basta?! Tu si che ne hai da imparare"
"Non capisco, non è necessaria tutta questa roba?"
"Non è mai abbastanza se si tratta di shopping"
"Oh" esclamo esausta. E mi trascina negli altri negozi.

QUATTRO
Sento bussare alla porta, ma non mi scomodo, anzi me ne sto sul mio solito divano a guardare il mio solito programma televisivo.
"Tobias, vai tu per cortesia?" mi urla mia madre da chissà dove.
Sbuffo, mi alzo e vado alla porta.
Quando la spalanco vi trovo con mia grande sorpresa Christina con una torta fra le mani, Caleb con un regalo, mentre Peter e Cara si limitano a sorridermi.
"Ci fai entrare o no?" chiede Christina sorridente.
Inarco un sopracciglio.
"Dovrei?"
"Andiamo Amico, volevo dire Quattro..facci entrare" Peter insiste. Roteo gli occhi dopodiché gli faccio spazio e loro entrano.
Chiudo la porta sospirando.
Sento mia madre ridacchiare lì in cucina, è loro complice. Mi diverte l'idea.
"Tobiaas" urla Cara.
Gli raggiungo in cucina e noto le candeline sulla torta '20'.
Oggi è il mio compleanno, e io me ne sono dimenticato. Ottimo.
"Almeno oggi, mostraci un sorriso!" mi intima Christina.
Accenno un sorriso.
"Vieni a spegnere le candeline, finalmente ventenne" ride ancora.
Mi avvicino alla torta lentamente, non ho mai ricevuto una torta al mio compleanno, e queste persone, per quanto io li abbia trattati male, l'hanno fatto per me. Sorrido davvero, un sorriso sincero.
"Grazie rag-" Christina mi interrompe.
"niente grazie, ora soffia"
Le sorrido.
"Esprimi un desiderio!" gridano in coro.
Chiudo gli occhi. Cosa c'è che io desidero davvero? La felicità. Ecco. Vorrei essere felice per il resto dei miei giorni. Soffio, e la stanza si dipinge di urli e schiamazzi.
Dopo aver tagliato la torta, ci sediamo tutti sul divano.
"Ehi Chris, mi dispiace per come ti ho trattato la scorsa volta" la guardo con un sorriso sbilenco.
Lei mi poggia una mano sulla spalla.
"Non preoccuparti, quattro. So come ci si sente. Mi dispiace di aver detto quella cosa riguardo-" la interrompo.
"È tutto ok" le sorrido e lei fa lo stesso. Non mi sono mai accorto di quanto bello fosse il suo sorriso.

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