Capitolo 17.

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TRIS

Manca una settimana. Una, solo una. L'ansia sale, la paranoia anche.
Spero solamente che tutto vada per il verso giusto.
"Bea" vedo entrare Michael.
Mi alzo di scatto per andare ad abbracciarlo. E per l'emozione scoppio a piangere.
"Ehi" sussurra delicatamente al mio orecchio mentre mi accarezza dolcemente i capelli.
Mi sposta dal suo corpo per guardarmi, e tira un sospiro di sollievo non appena vede la mia faccia. Ma non comprendo il perché.
Forse perché ho un aspetto orribile.
Riprende a stringermi, e non appena mi calmo, mi sciolgo da quell'abbraccio rassicurante.
"Che ti prende?" Mi chiede sorridendo.
Tiro su con il naso e lo guardo.
Il suo sguardo è caldo e mi sento decisamente meglio, rassicurata in un certo senso.
"Manca una settimana" uso come giustificazione, e sono sicurissima che lui riesca a capirmi. Penso che ormai abbia capito che ha a che fare con una ragazza piuttosto strana e lunatica, e nonostante tutto apprezzo che lui sia restato, nonostante tutto.
Lui mi sorride asciugandomi il restante delle lacrime.
"Devi stare tranquilla tesoro, andrà tutto bene, vedrai"
E per un attimo lo penso anch'io. E mi chiedo davvero di cos'ho paura. Di provarci o di fallire?
"Sí" dico più a me stessa che a lui. E lui sorride più forte.
"Questa mattina direi di fare una bella passeggiata, io e te, ti va?"  Propone.
Mi guardo per un attimo allo specchio che è appeso al muro sulla mia destra.
Ho proprio bisogno di una sistemata.
"Se ho il tempo di sistemarmi, sì" sorrido.
"Tutto il tempo che vuoi, madamoiselle" ironizza lui.
Corro verso il bagno.
Mi fermo al letto di Alessia, notando una busta arancione che sicuramente contiene qualche regalo. E anche se la tentazione di scoprire il mittente è davvero tanta, stringo i denti e continuo il mio cammino. Non sono affari miei. Detesto essere curiosa, in certi versi.
Entro nel bagno, rivolgo un ultimo sguardo a Michael che è sul mio letto a contemplare la fotografia dei miei genitori e sorride: potrò mai dare la mia vita in affidamento a lui?
Sospiro, chiudo la porta e procedo con una doccia veloce ma rilassante.

Appena esco la situazione non appare cambiata, se non per il fatto che nello stesso momento entra Alessia nel dormitorio.

"Ehii" mi accoglie lei.
Sorrido e le vado incontro abbracciandola.

"Una settimana" mi ricorda lei.
Abbasso per un momento lo sguardo. Poi lo rialzo più grintosa di prima.
"Tu come ti senti?" Le chiedo.
Voglio essere sicura di non essere l'unica a vivere con la paranoia, ma d'altronde non glielo auguro mica.

Alza le spalle e sorride: sembra essere tranquilla.
"Beh, insomma" gesticola appena
"Sento l'adrenalina per l'eccitazione ma allo stesso tempo mi sento sconfortata perché non so quale sarebbe la reazione dei miei genitori"

Ripensandoci, riflettendo sulle sue parola, sembra non esserne più convinta. Non voglio di certo costringerla a venire con me.

Le poggio una mano sulla spalla.
"Ehi, non sentirti obbligata, sei libera di fare ciò che vuoi" sorrido cercando di essere convincente.
"Non mi sento obbligata, ho solo paura delle conseguenze" fa un sorriso sbilenco.

Non so che dirle, vorrei avere il talento dell'aiuto. Resto in silenzio, lei anche, nel frattempo scorgo Michael che ammira la scena e appare incuriosito.

Lei alza le spalle un ultima volta prima di spostarsi e recarsi verso il suo letto.
"Devo pensarci bene"
Sorridiamo.
"Fa' la scelta giusta" le raccomanda e accenna, fiondandosi sulla busta arancione.

"E questa?"
Mi volto, e vedi che sta guardando nella nostra direzione.
Alzo le spalle sorridendo.
"Un dolce regalo da qualcuno"
La rigira fra le mani fino a guardare il nome del mittente. Posa la busta infastidita sul letto e si siede su quest'ultimo.
Vorrei chiederle tante cose, ma decido di lasciarla perdere, anche perché non mi sembra più dell'umore giusto per poterle chiedere i fatti suoi.
"Andiamo?" Dico a Michael.
Lui non esita ad alzarsi.
"Beh, noi andiamo. A dopo" salutiamo Alessia e andiamo via.

Fuori fa abbastanza freddo e il cielo è così grigio, che penso possa iniziare nevicare tra un giro di ore.
Michael non sembra essere interessato alla questione di Alessia, perché se ne resta zitto. Mi avvolge un braccio intorno alle spalle, che mi dà un nonsoche di rassicurante.
"Accidenti, fra troppo freddo per andare al parco" borbotta lui.
Lo guardo ridacchiando.
"E che si fa?"
"Andiamo da me?" Mi chiede.
Resto di stucco dinanzi a tale domanda.
"Va..va bene" balbetto a causa del tremare per il gelo.
Ci incamminiamo verso casa sua, e sto per perdere la sensibilità delle mani. Mi fanno troppo male.

"Siamo arrivati" dice dopo una decina di stradine.
Toglie il braccio per cercare le chiavi.

Appena saliamo nell'appartamento, mi sembra di essere entrata in una caldaia. E ciò non può che portarmi immenso sollievo. Mi scappa un sospiro.
Lo sento ridere.
"Caldo eh?"
Accenno strofinandomi le mani.
"Sembra di essere in paradiso" dico sorridendo
"Semmai all'inferno, è sempre stato disegnato con le fiamme"
Lo guardo alzando gli occhi, e lui fa finta di nulla.
"Puoi toglierti anche il giubbotto, di solito non li mangio gli indumenti"
Ride.
Lo faccio.
"Oggi sei particolarmente umoristico" ironizzo.
Lui si avvicina a me con fare rapido. Mi afferra per i fianchi e mi avvicina violentemente a lui.
Sussulto per un attimo.

"Oggi ho particolarmente voglia di te" dice iniziando a baciarmi con foga il collo.

Spalanco gli occhi con immensa sorpresa. Appena il suo sguardo si posa su di me, la passione gli si spezza in volto.

"Ehi bambina" mi prende in giro.
"Non devi prendere le mie semplici parole d'affetto e trasformarle in qualcosa di losco" continua facendomi accomodare sul divano.
Lo guardo, e non capisco se l'abbia detto per tranquillizzarmi o se magari é la verità.

Resterò col dubbio.

Ignoro completamente la situazione e lui si siede di fianco a me.
"Hai già pensato a dove andremo appena arrivati a Chicago?"
Fa sempre un certo effetto sentire 'andremo'.
Sorrido sentendomi avvampare le guance.
"No" ammetto e quasi me ne vergogno.

Lui fa spallucce e mi guarda intensamente, poi mi avvolge con le sue forti braccia.
"Non preoccuparti, ci sarò io, non temere" sorride e mi coinvolge.

"Filmino?"
"Si!" Accetto senza neanche pensarci, ho solo voglia di stare abbracciata con lui magari sotto delle coperte, anche se qui si sta particolarmente caldi.

Lo guardo concentrato sulla TV.
Quant'è perfetto. Quant'è dolce.
Lui mi guarda, appoggia il telecomando da qualche parte, mi mette una mano sulla guancia e si avvicina piano piano verso di me.
E poi, sussurrandomi mi sussurra qualcosa che mi lascia stupefatta.
"Ti amo"

Delicatamente lo avvicino ancora di più a me, fino a quando le nostre labbra si sfiorano, dando inizio ad una danza allegra con tanto di fuochi e saette dentro di me.

"Ti amo anche io" penso, ma non so se avrò il coraggio di dirglielo,
Anche perché non so neanche se è ciò che provo davvero. Ho la mente offuscata, imbrogliata, incasinata.

Spazio autrice:
Cercherò di essere breve.
Mi scuso per non aver pubblicato prima, e di non aver scritto molto. Sono molto impegnata.
Mi farebbe piacere ricevere altri commenti. Ciao!

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