Capitolo 9.

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TRIS
"Tris, c'è Michael al telefono"
Mi volto verso Alessia che è con il cellulare all'orecchio.
"Okay, salutamelo" dico distratta, sto facendo una ricerca su Chicago, magari qualche posto può portarmi dei ricordi.
"Stupida, vuole parlarti" ridacchia.
Mi passa il cellulare che afferro sfacciatamente.
"Mike"
"Ehi Bea"
Solo lui mi chiamava Bea. Dice che sono la sua Bea, e non la solita Tris.
"Mi cercavi?"
"Sì, ecco.." Balbetta un po'.
"Ascolta, non sono riuscito a dormire a causa della conversazione che si è tenuta pochi giorni fa" sospira.
"Qualcosa che non va?" Non lo capisco proprio, mi sembrava di essere stata chiara, abbastanza.
"Allora, è che stavo pensando..ma non riesco a darmi delle risposte. Perciò lo chiedo a te, perché vuoi ritornare a Chicago?"
Sospiro roteando gli occhi.
"Perché lì c'è la mia vita!" Esclamo esausta. Nessuno riesce a capirmi.
"Ma tu non ricordi nulla, e lì sei morta"
"E con questo?"
"Bea, non sai chi sono i buoni e chi sono i cattivi. Non riconoscerai nessuno. Non saprai chi ti voleva bene, e chi tutt'ora ti odia. Non potrai fidarti di nessuno, vivrai con la paura che qualcuno possa riconoscerti e porre definitivamente fine alla tua vita" dice veloce. Sembra...arrabbiato.
"Io ho in serbo molte cose per non farmi riconoscere. " sbuffo.
"E allora che caspita ci vai a fare?" Dice cauto.
"Senti Michael, non ti obbligo a venir con me, ma tu non obbligarmi a restare senza prima averci provato" cerco di apparire convincente, ma la voce mi trema mostrando evidenti segni di fragilità.
"Bea." Mi richiama freddo.
"Io non voglio obbligarti. Voglio venire con te. Ci sarò io al tuo fianco, nella buona e nella cattiva sorte. Ti chiedo solo di pensare a una cosa: tu saresti disposta davvero di restare a Chicago, rischieresti ogni tuo secondo della vita, solo perché hai ricordato la tua vecchia vita?"
Silenzio. Non so cosa rispondere. È questo che voglio? Sacrificarmi, in pratica?
"Non...non lo so" balbetto.
"Tu pensaci, poi richiamami per la risposta. Pensaci bene Bea, è in ballo la tua vita" e queste ultime parole mi spiazzano.
"Va bene, ciao Mike" sorrido.
"Ciao Bea" riattacca il telefono.
Appena mi volto verso Alessia per ridarle il telefono noto che sta parlando con una signora.
Mi avvicino per sentire cosa sta succedendo, dato che Alessia gesticola qui e là.
"Non c'è nessuna Maria qui, è uno sbaglio"
"Ma ne è proprio sicura? Mi sembra strano, dato che il mittente era così convito quando mi ha conferito questa lettera" dice la signora, che dovrebbe essere la postina.
Alessia scuote la testa.
"La riporti indietro"
Decido di saperne di più.
"Alessia, a te il cellulare"
Le lo afferra segnandomi di un breve sorriso.
"Che succede?"
La signora mi guarda.
"Cercavo Maria per poterle consegnare la lettera, ma qui non è presente nessuno con quel nome.
"No, il nome è Maria,  può darla a me la lettera. Mi faccio chiamare Tris perché penso sia un bel nome" sorrido innocentemente, mentre alessia scatta girandosi e mi guarda con un espressione perplessa in viso.
"Okay, firmi qui"
Traccio Maria Golber, il nome che c'è scritto al destinatario e la signora va via, senza richiedere altre spiegazione. Non capisco se si tratta di professionalità o altro. In tal caso lo accetto, anche perché non saprei cos'altro inventarmi.
"Ed è vero?" Alessia è pronta ad interrogarmi.
"No" ridacchio girando e rigirando la lettera.
Lei scoppia a ridere.
"D'altronde mi dispiaceva vederla insistere" ridacchiai nervosa.
Anche se non sapevo bene perché fossi nervosa.
"Allora aprila, no?"
La guardo negli occhi poi l'apro delicatamente.
È una lettera scritta a mano, con un ottima calligrafia.
"Ciao Tris, spero che questa lettera sia arrivata nelle tue mani"
Io e Alessia ci guardiamo con gli occhi spalancati e io sono sul punto di svenire.
"Qui Zeke che ti scrive" tiro un sospiro di sollievo ridacchiando, mentre Alessia mi guarda interrogativa.
"Ho dovuto intestare questa lettera ad una Maria, ammesso che lì ce ne sia una, per sicurezza.
Ti scrivo perché voglio assicurarmi che tu stia bene, me lo auguro.
Non la faccio lunga, in sintesi quella fotografia che vedi, riporta i tuoi cari genitori deceduti. Spero che qualche ricordo di loro riaffiori nella tua mente, perché so quanto triste è essere privati anche del più piccolo particolare dei tuoi cari, specialmente se essi non ci sono più" e leggendo questa cosa una lacrima riga il mio volto.
"Tris, questo è tutto. Non scrivermi. Tantomeno non fare la pazzia di venire qui. Ti voglio bene, Zeke"
Piego la lettera, asciugandomi le lacrime, mentre Alessia sembra addolorata.
Afferro la fotografia girata, mi ricorderò di loro? Non potrei perdonarmi se accadesse il contrario.
Stringo la foto ancora girata al petto. Mentre alcune lacrime scendono delicatamente.
Volto lentamente la fotografia. Ci sono anche io.
Nessun ricordo vaga per la mia testa. E così scoppio in un pianto impetuoso. Io non sono in grado di ricordare, e sarà la mia peggiore colpa.
Guardo quella donna in foto. Era davvero bella mia madre, con quei suoi capelli lunghi. E mio padre, con quei occhi chiari. Stringo la foto ancora al petto. Ed emano un urlo di frustrazione. Alessia mi abbraccia forte, e io ne ho davvero bisogno.
Mi sento così incapace.

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