Capitolo 37

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TRIS

Vengo invasa da una sensazione di malinconia non appena metto piede ancora una volta nell'edificio che mi ha ospitato, qui a Milano. Forse sarà il tempo grigio che rende tutto più triste..

«Oh santo cielo, Beatrice!» La Signora mi viene incontro stritolandomi

«Sono stata molto in pensiero per te, mi aspettavo una lettera, o magari una telefonata» dice sulla mia spalla mentre con le mani mi strofina la schiena.

«Mi dispiace, prometto che la prossima volta andrà meglio. Come sta?» le chiedo mentre ci sciogliamo dall'abbraccio

«In una via di mezzo. Ci sono un sacco di cose a cui badare e sono arrivate altre persone» dice sospirando

Sorrido leggermente

«Sono venuta a salutare le ragazze, posso?» chiedo sperando in un sì.

«Attualmente sono occupate a gestire la recita di Natale. Prova a vedere, sono nell'auditorium»

«Grazie davvero» dico dirigendomi verso la grande sala.

La porta è chiusa, spio dalla piccola finestra della porta.

I bambini sono vestiti tutti di rosso e stanno cantando qualcosa, mentre Alessia dirige i loro toni con la mano.

Il più piano possibile spalanco la porta e in punta di piedi mi vado a sedere sulle porte, pochi metri di distanza da Alessia. Oltre lei e i bambini,non c'è nessun altro, il che è alquanto strano.

Non appena i bambini finiscono di cantare batto le mani fortissimo per attirare l'attenzione di Alessia, la quale si volta sbalordita verso la mia direzione e i suoi occhi si illuminano mentre corre verso di me.

«Omioddio!» urla quasi sull'orlo del pianto

L'abbraccio forte e lei nasconde la faccia nella mia spalla.

«Quanto mi sei mancata!» dice staccandosi e guardandomi con un sorriso a trentadue denti.

«Anche tu mi sei mancata un sacco, Lis» le dico pizzicandole una guancia

«Dove sono le altre ragazze?» chiedo cercando di scorgere qualcuna

Lei abbassa lo sguardo
«Stanno preparando le valigie, per Natale tornano alle proprie case» dice tristemente

«I tuoi genitori...» lascio in sospeso la frase

«Io resto qui. I miei genitori non sono venuti a prendermi» sorride sbilenca con le lacrime agli occhi. Mi si spezza il cuore al solo sentire quelle parole e vederla in questo stato mi innervosisce. Lei non merita tutto ciò!

La tiro nuovamente tra le braccia stringendola in un abbraccio forte.

«Verranno a prenderti» la rassicuro, non molto convinta in realtà.
Non riesco a capire quali genitori abbandonerebbero definitivamente sua figlia in un istituto del genere.

Non credo i miei genitori lo avrebbero mai fatto.

«No, ci sono abituata. La speranza c'è sempre...spero sempre che loro vengano a trovarmi. Anche solo per dirmi che sono qui per caso e non per scelta. Lo accetterei lo stesso»

Le accarezzo la testa e le dò un bacio sulla fronte.
«Sei forte. E questo lo sai anche tu. Tu non hai bisogno di nessun altro se non di te stessa. Un giorno se ne pentiranno, ma tu sarai più forte di adesso e li manderai via con eleganza, perché non avrai più bisogno di loro.»

I will come backDove le storie prendono vita. Scoprilo ora