Capitolo 13

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QUATTRO
Mi sveglio a causa dei raggi solari che filtrano nella mia stanza.
Cerco di riaddormentarmi soffocando la faccia nel cuscino.
Ma oltre il mancamento d'aria, non succede nient'altro.
Mi metto seduto, poi guardo l'orologio affisso sulla parete difronte che segna le nove e mezza del mattino.
Alla fine decido di scendere di sotto per fare colazione.
Mia madre non è a casa, e mi domando dove lei passi la maggior parte del tempo in cui non è a lavoro.
Suonano al citofono, e sbuffando mi trascino verso di esso.
"Chi è?" Esclamo.
"Sono Christina" e per istinto mi allontano dal citofono.
Suona ancora.
"Va via" esclamo
"Tobias che succede?" Mi chiede preoccupata e in questo momento vorrei soltanto rompere questo dannato coso.
"Sono occupato"
"Ah.." Sussurra.
"E quando ci possiamo vedere?"
"Sarò sempre occupato per te" detto questo ritorno nella mia camera.
Non ho intenzione di non parlarle più, semplicemente voglio aspettare che la mia rabbia si plachi. E non ho idea quando avverrà.
Sento aprirsi la porta principale. È mia madre. Affiancata da Christina.
"Tobias, sei a casa?"
Urla mia madre.
"Sicura che sia a casa?" Chiede poi a Chris.
"Sì, mi ha anche risposto al citofono, era arrabbiato con me" dice dondolandosi sui talloni guardandosi intorno.
Ma poi il suo sguardo incontra il mio e sobbalza. Non so per quale motivo, se per il mio sguardo spaventoso o perché non si aspettava che io fossi qui.
"Eccolo.." Sussurra
Rimango impassibile e fermo, aspettando che inizi a spiaccicare qualche parola.
Poi la vedo avviarsi a passi incerti verso le scale per raggiungermi.
La cosa mi infastidisce, ma non voglio fare il permaloso.
"Tobias, che c'è che non va?" Mi domanda a bassa voce non appena mi giunge affianco.
Mi appoggio alla ringhiera sbuffando stizzito.
"Sono stato a casa tua, ieri" dico distogliendo lo sguardo dal suo viso confuso.
"Non capisco, quando?"
Faccio una risata in tono di scherno.
"Ho capito." Dice distaccata.
"Mi hai visto ricambiare il bacio di Peter, è così?"
Accenno con la testa, incrociando le braccia.
"Tobias, cos'è che vuoi davvero? Prima mi baci. Poi non vuoi baciarmi per qualche strana ragione e poi...fai una scenata solo perché ho baciato Peter? Tu sei pazzo!" D'improvviso si mette ad urlare, ma non reagisco.
Primo, perché è una ragazza. E secondo perché ha ragione.
Cos'è che voglio davvero?
Socchiudo gli occhi sospirando, mantenendo la calma.
"Hai ragione. Ho fatto una storia inutile." Fingo di ridere.
"È che penso di non volere stare assieme a te" dico freddo.
Il suo viso cambia espressione.
"Ma.."
"Sì, non voglio stare con te. Penso sempre a Tris, e adesso che ci penso tu non puoi essere lei. Lei mi amava. E anche se a volte mi comportavo male, non andava a baciare un altro. Sapeva sempre cosa voleva della sua vita" e d'improvviso la tristezza veglia su di me.
"Ora, puoi andare via? Voglio stare da solo" e in men che non si dica scende rapidamente le scale, mentre un singhiozzo riecheggia per la casa.
Non mi sento soddisfatto del mio comportamento, avrei voluto scegliere un modo più gentile per parlarle, e invece ho fatto il sadico, giocando con i suoi sentimenti.
Ma sono fatto così, e temo non ci sia nulla da fare per migliorare, perché questo aspetto fa parte di me.

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